NEUTRO | a Reggio Emilia apre un nuovo spazio indipendente

Sei vetrine commerciali per raccontare il lavoro di artisti e fotografi. In occasione dell’inaugurazione, realizzata con il patrocinio di patrocinio di BNL - Gruppo BNP Paribas, abbiamo intervistato gli ideatori di spazio NEUTRO
27 Dicembre 2020
NEUTRO – Let’s Not Be Honest. The Cool Couple, Happy Hour, 2020

Di questi tempi ci vuole veramente coraggio per investire forze e risorse in un nuovo progetto espositivo, un’audacia che non è mancata ai giovani ideatori di spazio NEUTRO. Andrea Da Villa, Silvia Lomi e Matteo Messori. Inaugurato lo scorso 25 settembre con la mostra Let’s Not Be Honest di The Cool Couple, le sei vetrine espositive, posizionate lungo un passaggio commerciale in pieno centro a Reggio Emilia (in via Emilia Santo Stefano 4), hanno dato inizio all’ibrida programmazione che coniuga il lavoro di artisti e fotografi. In questa occasione, che ha visto all’opera il duo composto da Niccolò Benetton e Simone Santilli, non è mancato l’apporto critico e curatoriale di Stefano Volpato, espresso in un approfondimento argomentato all’interno dell’omonima pubblicazione edita in 50 copie.
Attualmente fino al prossimo 21 febbraio 2021, spazio NEUTRO accoglie la mostra fotografica di Renato D’Agostin (Venezia, 1983) intitolata Metropolis e corredata da un’edizione cartacea con il testo critico di Renato Miracco.

Qual è la motivazione che vi ha portato a credere così fortemente in questo nuovo progetto? 

Da tempo ragionavamo sui metodi di fruizione delle esposizioni e le possibilità comunicative dell’arte se posta in un ambiente vivo, in contatto diretto con un pubblico vasto ed eterogeneo. L’idea di uno spazio che fosse auto visitabile e aperto a chiunque passasse, che non ponesse l’obbligo di dover “varcare una soglia” per fruirlo, nasce da lì. Buren scriveva «Ci troviamo di fronte alla seguente sproporzione: o l’opera sta al suo posto, e non ha luogo (per il pubblico) o si trova in uno spazio che non è il suo e allora ha luogo», nelle sei grandi vetrine in disuso nel centro di Reggio Emilia abbiamo riconosciuto quello che poteva essere “un luogo” per l’opera d’arte. La nostra è stata tutto sommato un’azione semplice: sfruttare bacheche commerciali inutilizzate sganciandole dalla tradizionale nozione di spazio pubblicitario, che però permette un cambio di funzione capace di stabilire un incontro, anche casuale, che va a colmare la distanza tra l’opera d’arte e il pubblico. 

Prima di arrivare alla definizione dello spazio e visto il periodo che stiamo vivendo, avete incontrato delle difficoltà? 

In realtà il progetto è nato in maniera spontanea e in un certo senso sfrontata, forse per questo non abbiamo incontrato grandi difficoltà nel definire e avviare NEUTRO. Per la natura pubblica dello spazio in cui si inserisce, un passaggio che collega Piazza Prampolini alla via Emilia, la principale arteria della città, possiamo continuare a presentare nuove esposizioni nonostante le restrizioni del momento. Ci è stato fatto notare come faccia specie che nella generale serrata dei luoghi della cultura questo luogo, in qualche modo, sia sfuggito alla categorizzazione e sia impossibile da bloccare. Ci piace pensare che semplicemente i tempi fossero maturi per concretizzare il progetto. 

Concettualmente, qual è il vostro campo di azione all’interno di uno spazio così caratteristico? 

La conformazione dello spazio di per sé apre diverse sfide all’artista che esporrà. Pur avendone rivisto i canoni, la connotazione delle bacheche resta legata alla pubblicità e questo cambia la percezione delle opere, così come è mutato il rapporto che intercorre tra luogo, pubblico e arte. I lavori esposti, rispetto alla dimensione privata con cui vengono fruiti all’interno di gallerie o entità museali, sono visibili a qualsiasi passante e gli artisti sono chiamati a confrontandosi con un’esposizione basata sulla visibilità costante e la diretta relazione con i cittadini. In uno spazio per nulla neutrale, il nostro ruolo vuole essere quanto più “neutro” possibile. NEUTRO è privo di curatela e gli artisti e fotografi sono invitati a sperimentare in un ambito di possibilità e libertà creativa. 

L’esordio di NEUTRO è con il progetto site-specific di The Cool Couple intitolato ​Let’s Not Be Honest. Come nasce la vostra collaborazione, quale è la tematica che avete voluto sviluppare e quali sono state le fasi della realizzazione? 

In occasione dell’apertura la scelta degli artisti è ricaduta su The Cool Couple, duo che conoscevamo da tempo e di cui ci interessava il confronto con i processi di interazione tra il pubblico e le immagini, tematica insita anche nella natura di NEUTRO. La relazione privato/pubblico insita nelle mostre che hanno luogo in uno spazio cittadino e la somiglianza delle vetrine illuminate a display digitali, si coniuga perfettamente con la loro ricerca che da tempo indaga alcune dinamiche della contemporaneità legate alla pervasività del digitale, la relazione tra privacy, immagine del sé e la sua relazione con l’immaginario collettivo. Il risultato è stato un intervento site-specific che utilizza i due livelli delle bacheche, l’interno dove sono stati inseriti una serie di fondali acquistati su amazon e il vetro dove con marker e bombolette spray sono stati scritti una serie di slogan che innescano un cortocircuito nella relazione quotidiana delle persone con le immagini e ragionano sulla veridicità della nostra presenza online. Un cambio repentino e netto, ma poco visibile ad un passante distratto. 

NEUTRO – Let’s Not Be Honest. The Cool Couple, Date, 2020
NEUTRO – Let’s Not Be Honest. The Cool Couple, Business, 2020

Quali sono le forme di documentazione che avete scelto a chiusura di questa prima edizione? 

Data la natura effimera dell’esposizione, le opere sono destinate a svanire al termine della mostra, ogni intervento è accompagnato da una pubblicazione che diventa la traccia dell’opera degli artisti. Questa è anche l’occasione per introdurre un diverso livello di lettura attraverso un testo redatto di volta in volta da una figura differente, da cui si delineano nuove connessioni e relazioni. Per la mostra dei TCC, abbiamo invitato ad approfondire le tematiche dell’esposizione Stefano Volpato, curatore indipendente che da tempo si confronta con il ruolo dei media digitali e dei fenomeni a essi correlati. 

NEUTRO guarda anche agli artisti emergenti oppure si concentra sulle realtà già affermate? 

NEUTRO non è mai chiuso ne fisicamente ne concettualmente. Nella scelta degli artisti ci focalizziamo sulla loro ricerca e su come il loro lavoro possa interagire con le bacheche. Ogni mostra è un capitolo a sé stante e nella sua programmazione non seguiamo tematiche predefinite. L’elemento comune è l’interesse per il metodo con cui artisti differenti, partendo dalla propria pratica, si relazionano ed interpretano lo spazio, e successivamente di come l’opera viene a sua volta letta dai passanti che attraversano la galleria.  

Quali sono i vostri obiettivi e in che modo vi ponete nelle dinamiche del sistema dell’arte? (Galleristi, curatori, artisti) 

NEUTRO è uno spazio che vuole di scardinare le dinamiche classiche del mondo dell’arte – galleria/curatore/artista/istituzione – e vedere cosa succede. Allo stesso tempo tra i nostri obiettivi c’è quello di proporre una riflessione sul ruolo dell’arte contemporanea all’interno dello spazio pubblico.  Crediamo che le esperienze come la nostra, sempre più numerose e dinamiche, dimostrino come questi luoghi possano svolgere un ruolo trainante e propositivo nell’ecosistema dell’arte.  

Qual è la situazione artistica a Reggio Emilia e che progettualità per il futuro?  

Reggio Emilia non è restia alla cultura, anzi vi sono molte realtà che spronano quest’ultima operando in differenti ambiti: musei, collezioni private, gallerie e progetti indipendenti, l’offerta è ampia e multidisciplinare. Così come non sono insoliti gli incontri con l’arte all’interno del tessuto cittadino, ad esempio il grande intervento di Sol LeWitt all’interno della Biblioteca Panizzi, la fontana di Margherita Moscardini al parco Alcide Cervi o Fotografia Europea, con le sue molte sedi in città. La nostra idea è che col tempo NEUTRO possa attivare un dialogo proficuo a livello territoriale, connettendo più realtà. Inoltre con le prossime mostre ci piacerebbe organizzare una serie di talk coinvolgendo artisti curatori e figure differenti, che possano diventare momenti di scambio e di confronto.  

Pensate anche a delle collaborazioni con altri spazi indipendenti fuori regione? 

Siamo alla ricerca di nuove bacheche per far sviluppare un progetto diffuso, esportando NEUTRO in altre città. Al contempo siamo aperti a collaborazioni esterne e ci piace immaginare una naturale evoluzione di linguaggi e forme, anche se ad oggi non abbiamo ipotizzato nuove prospettive. 

In che modo si sostiene NEUTRO? 

NEUTRO si autofinanzia tramite la vendita di pubblicazioni ed edizioni correlate alle mostre.  Con i The Cool Couple è stata realizzata una pubblicazione in 50 copie, contenente sei riproduzioni dei fondali a cui gli artisti hanno sovrapposto un intervento manuale, ricalcando concettualmente quanto avvenuto sulle vetrine e rendendo ogni copia un pezzo unico.  Per la prossima mostra in corso di Renato D’Agostin è stata prodotta oltre alla pubblicazione, una serigrafia numerata e firmata dall’artista. La scelta della serigrafia è insolita per un soggetto fotografico ma non casuale. Come per la prima edizione, volevamo un metodo di documentazione che si legasse in qualche modo al processo di produzione delle opere esposte.

Renato D’Agostin
NEUTRO
Fino al 21 febbraio 2021

NEUTRO – Let’s Not Be Honest. The Cool Couple, Streaming, 2020
NEUTRO – Let’s Not Be Honest. The Cool Couple, Interview, 2020
NEUTRO – Let’s Not Be Honest. The Cool Couple, Smart-working, 2020
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