Dal 4 al 6 novembre nell’ex spazio industriale Q35 di Torino, in Via Quittengo 35, parallelamente ad Artissima, ci sarà una NESXT, la fiera rivolta agli spazi no profit italiani (con due collaborazioni estere), che ha come fine “una prima mappatura sulla dimensione della produzione indipendente italiana”. I progetti sono stati selezionati da un comitato scientifico composto da Roberta Pagani, Andrea Lacarpia, Lorenzo Balbi, Pietro Gaglianò, Marco Scotini, Giangavino Pazzola e Olga Gambari, che è anche il direttore artistico. Ad esporre saranno Wunderbar+Peninsula (Roma), Zentrum (Varese), Wunderkammer (Trento), Werkbank Lana (Bolzano), Studio Corte 17 (Prato), Spazio Y (Roma), SPAZIENNE (Milano), Rave East Side Artists Residency (Trivignano Udinese – UD), Ramdom (Lecce); N38E13 (Palermo), Museo d’Inverno (Siena), Localedue (Bologna), Le Dictateur+B-tomic (Milano), Giuseppefraugallery (Gonnesa – CI), Frequente (Milano), Current (Milano), Carico Massimo (Livorno), BOCS (Catania), /77 (Milano), Cose Cosmiche (Milano).
Un’altra area dello spazio sarà invece dedicata a progetti indipendenti di grafica d’arte, dove troveranno spazio Chicken Broccoli (Roma), Costola (Genova) + Fame (Roma), Elyron (Torino), Fondo AA.VV (Biella), Presidio Artistico Circolare (Torino), Print About Me (Torino), Tuta (Torino), Venti Dita Studio (Torino).
Parallelamente in Q35 si svolgerà Bodyteller, un programma di performance, concerti, talk, visual, djset, video e workshop , con ospiti italiani e internazionali, tra cui Clarinde Wesselink (Amsterdam), Mare di Dirac (Torino), Le DIctateur+B-tomic (Milano), Emanuele Vesci (Roma/Berlino), GUP + Paolo Spaccamonti (Torino), EX NUNC (Londra/Web), Vivian Chinasa Ezugh (Nigeria/UK), VestAndPage (Gemania/Italia), Le Ragazze del Porno (Italia), Tweedo e Dario Timpani (Torino), Gandalf e High Files (Torino), Ambra Gatto Bergamasco e Edegar Fernando Starke (Dublino/Berlino).
Già a partire dal 27 ottobre verranno coinvolti con mostre ed eventi spazi no profit torinesi, tra cui: Almanac, Arteco, Autofocus/VANNI, Barriera, Diogene, e/static, Fusion Art gallery + Edizioni Inaudite, Galleria Moitre, Galo Art Gallery, Laboratorio Artistico Pietra | PASAJ (Istanbul), Libreria Bodoni /Spazio B, Jest, Ncontemporary, Officina 500 | Galerie ambulante – Association ART’ccessible (Marsiglia), Phos, Spaziobianco, Spazio Buonasera, Spazio Ferramenta, Teatro Baretti, Teatro “Gar(a)bato” o “piccolo piccolo”, Torino Graphic Days, UltraSpazio coworking.
ATPdiary ha deciso di porre alcune domande ad Olga Gambari, direttrice artistica di NESXT.
ATP: Come mai avete scelto di portare solo realtà italiane e non anche estere?
Olga Gambari: Il progetto è appena nato ed è al suo debutto. Come in ogni cosa bisogna partire dal formare un nucleo solido che sviluppi il necessario corpo e respiro per crescere, aprendo pian piano lo sguardo e la ricognizione. Per la prima edizione, quindi, l’esplorazione e la mappatura della produzione indipendente inizia sul territorio nazionale. Fare un punto qui, per poi andare fuori. In realtà ci sono già dei contatti rispetto a un panorama internazionale, naturale orizzonte del progetto, attraverso alcune presenze da Berlino, Istanbul e Marsiglia, che sono ospiti di altri spazi italiani tramite collaborazioni e condivisioni progettuali, sia in via Quittengo sia nel circuito cittadino, le due parti che danno vita al festival.
ATP: Sono state selezionate realtà fondate e dirette da un corpus di addetti ai lavori già navigati (penso a Zentrum, Le Dictateur, Carico Massimo) e altre giovani e supportate da giovanissimi (come /77), mentre altre più o meno conosciute non ne fanno parte (TILE project; FANTA; L’Ascensore; Armada). In base a quali criteri avete scelto di coinvolgere o meno le realtà indipendenti?
O.G.: Tutte le candidature sono state sottoposte al giudizio e al confronto di un comitato scientifico formato da me, Roberta Pagani, Andrea Lacarpia, Lorenzo Balbi, Pietro Gaglianò, Marco Scotini e Giangavino Pazzola. Sia gli spazi proponenti sia i progetti proposti sono stati analizzati con gli stessi criteri, che mettevano al primo posto l’aver ideato un reale progetto e non a una semplice raccolta\esposizione di opere messe insieme. Altri criteri di selezione sono stati quello di premiare i progetti coerenti con l’identità dei soggetti proponenti, così come di promuovere quelli che hanno saputo rendersi conto e rapportarsi con la situazione sia ambientale sia relazionale in cui si troveranno durante il festival. In generale abbiamo cercato di creare un’ampia panoramica sull’eterogeneità di pratiche che anima il mondo indipendente, dando voce alle sue diverse declinazioni.
ATP: A tuo parare, quali sono le caratteristiche che deve avere un progetto indipendente d’arte contemporanea per essere interessante, per avere un buon programma di ricerca e per competere col palinsesto internazionale?
Sicuramente deve essere libero, colto, in ascolto, disposto a lavorare molto, con la voglia di viaggiare, curioso e autonomo dalle mode. Poi deve trovare dei canali e delle vetrine di presenza e progettualità adatti alla sua identità. E questa è la mission di nesxt
ATP: “A partire dal 27 ottobre e fino al 6 novembre gli spazi culturali cittadini ospitano un circuito di mostre e di eventi mentre, dal 4 al 6 novembre, 20 progetti espositivi saranno ospitati nell’ex spazio industriale di Via Quittengo 35 per una mostra dedicata alle eccellenze degli spazi di ricerca e di produzione culturale del territorio nazionale”. Ci spiegheresti meglio come si caratterizzerà il percorso espositivo di NESXT?
Il festival si divide in due parti. L’head quarter in via quittengo, dove ci saranno mostre e live, e poi la città, con un circutio di spazi che lavorano sul concetto di produzione e pensiero indipendente con nature diverse. Torino è una città laboratorio per eccellenza, che ha naturalmente un’attitudine per la produzione sperimentale e il pensiero critico avanguardista: quindi di qui si parte. Il circuito vuole valorizzare e sottolineare la presenza di quegli spazi che vanno in quella direzione, purtroppo penalizzati negli ultimi anni da una politica culturale istituzionale senza progetto, blockbuster ed esterofila. In via quittengo c’è un racconto italiano, accomunato dall’identità no profit e indipendente. Il networking tra tutti questi spazi esiste già naturalmente, è una pratica di fondo in atto. Noi cerchiamo di creare un luogo di racconto e incontro di ciò, per coloro che la vivono ma anche per il grande pubblico. Si parte con il festival di novembre ma poi l’attività sarà lungo tutto l’anno, nomadica e diffusa nei luoghi dove accadranno i progetti di collaborazione tra realtà diverse a cui daremo vita.
ATP: Mi introduci bevente la sezione “I progetti di grafica d’arte”?
Ogni anno il festival avrà un focus sul mondo della grafica d’arte, anche questo un ambito in esplosione creativa e sperimentale, oltre al fatto di mettere in atto pratiche produttive nuove. Si tratta di un’altra forma di produzione indipendente. Abbiamo quindi invitato un piccolo gruppo di studi a presentare dei progetti espositivi veri e propri, spesso sono installazioni. Ci sarà un ufficio editoriale nomade che creerà libri ad hoc come ritratti personali, esplorazioni borghesiane nell’alfabeto infinito di volti che si trovano nella rete, giocattoli reinventati, rotoli da colorare a disposizione del pubblico e altro.