What A Fool Ever To Be Tricked Into Seriousness (che sciocco era stato a cadere nella trappola della serietà) è il titolo della mostra di Nathlie Provosty alla Fondazione ICA di Milano, curata da Alberto Salvadori.
Un titolo, cita un testo di William Carlos Williams (1883-1963), poeta e medico americano, dove il personaggio in questione realizza di aver vissuto fino a quel momento seguendo una verità che si rivela essere falsa, proprio come quella rifiutata perché riconosciuta tale. Un’epifania comune nella contemporaneità, che rende le opere esposte in mostra oggetto di una visione corale, empatica.
Per la prima mostra istituzionale dell’artista americana in Europa, sono presentati lavori che dal 2017 arrivano fino al 2023, con alcuni inediti che invitano i visitatori ad affidarsi alle sensazioni e ai pensieri che i dipinti e i lavori su carta suscitano in quel momento. I malintesi e le contraddizioni che governano la vita dell’essere umano sono il terreno di ricerca dell’artista, che con leggerezza si muove nella profondità dello spazio percettivo, riemergendo con una risposta brillante: se il paradosso è una conclusione inaccettabile che deriva da premesse e ragionamenti accettabili, bisognerà esplorare questa inaccettabilità, e non si può che farlo con l’ironia.
Il vocabolario di Provosty è fatto di allusioni formali a elementi che fanno parte del linguaggio umano, come lettere e numeri, ma anche frammenti di corpo e altre forme non decifrabili, e nel corso degli anni ha integrato sempre di più nella sua pratica l’elemento della luce, intesa come materia, oltre al colore. Alcuni elementi archetipici sono rintracciabili, come la figura del drago, protagonista di un piccolo gruppo di lavori inchiostro su carta del 2020 esposti in mostra, che deriva da un sogno, come simbolo di purificazione e trasformazione.
Il prezioso lavoro con Anne Waldman poi, racconta una collaborazione straordinaria tra l’artista e la poetessa americana: nove tavole ad acquerello rosso accompagnano dei testi poetici, in un leporello intitolato all rainbows in a brain stem that we be so contained (2020).
La possibilità di collaborare con altri artisti per Provosty passa soprattutto dall’amicizia e dalle affinità, e per questo la mostra alla Fondazione ICA ha coinvolto anche Gryphon Rue, musicista sperimentale newyorkese – il cui lavoro è caratterizzato dall’uso di harmonium e sintetizzatori personalizzati – che arricchisce il progetto espositivo con la performance in programma per martedì 11 aprile.
Attraverso riferimenti alla storia dell’arte, ad eventi atmosferici, a ciò che riguarda la sfera personale, fino alla percezione dello spazio, le opere in mostra propongono un incontro con sé stessi e con il continuo imprevedibile disatteso della vita. Come scrivono Chiara Nuzzi e Alberto Salvadori nel testo curatoriale “E l’inizio di qualcosa di grande che resterà incompiuto come del resto la nostra posizione rispetto alle opere d’arte di Nathlie Provosty che, mentre cercano una relazione con lo sguardo e insistono sull’attenzione per raggiungere il riconoscimento insito nelle forme nascoste che rappresentano, ci traghettano verso una rivelazione lenta, risultato di una costruzione personale di chi osserva.”