Ogni anno a Gavoi, un comune nella provincia di Nuoro, si tiene il festival letterario L’isola delle storie, dedicato a presentazioni, incontri, dibattiti e laboratori in ambito culturale. La manifestazione si diffonde per le vie del centro storico ma invita l’intera Isola a parteciparvi.
Per l’occasione il museo MAN di Nuoro presenta la mostra Sweets of Sin – Le dolcezze del peccato di Miroslaw Balka, ospitata fino al 7 Luglio al Museo del Fiore Sardo di Gavoi. C
on 250 x 280 x 120 (Sweets of Sin) l’artista polacco, influenzato dalla letteratura di James Joyce, indaga gli aspetti più profondi dell’esistenza e del suo rapporto con lo scrittore attraverso elementi e materiali fortemente evocativi.
Di seguito alcune domande al curatore della mostra, Luigi Fassi.
Martina Matteucci: Per il Preludio del Festival Letterario Isole delle storie di Gavoi, presentate 250 x 280 x 120 (Sweets of Sin), un lavoro del 2004 di Miroslaw Balka. Puoi raccontarci come è nata questa collaborazione?
Luigi Fassi: La collaborazione tra il Museo MAN e il Festival Letterario di Gavoi, giunto alla sua XVI edizione, è attiva da diversi anni. Per ogni edizione il MAN propone una mostra secondo un progetto di ricerca autonomo rispetto alla mission del museo, ma strettamente legato alla letteratura e al suo universo simbolico, in dialogo con i temi del festival. L’opera 250 x 280 x 120 (Sweets of Sin) di Miroslaw Balka, che presentiamo fino a domenica 7 luglio 2019 al Museo del Fiore Sardo di Gavoi, si inserisce in questo percorso: è infatti un ritratto scultoreo in forma multisensoriale dello scrittore irlandese James Joyce, realizzato da Balka nel 2004 come omaggio alla sua celebre opera Ulisse.
MM: L’opera scultorea è stata realizzata dall’artista polacco come un omaggio a James Joyce. Qual è il legame tra i due autori?
LF: Miroslaw Balka si è confrontato più volte nel corso degli anni con la figura rivoluzionaria di James Joyce (1882-1941), alla ricerca delle ragioni del reciproco fare artistico e di somiglianze biografiche, come ad esempio una comune matrice culturale fortemente cattolica. Nell’opera 250 x 280 x 120 (Sweets of Sin) emerge la capacità dell’artista di fondere molteplici elementi legati alla storia personale, letteraria e linguistica dello scrittore irlandese, come la passione di Joyce per l’alcool, rivelata dal ruolo centrale del whisky nell’opera; il suo uso letterario della sinestesia, riprodotto metaforicamente nel forte odore che si propaga nello spazio; la minzione dei personaggi di Bloom e Stephen alla fine di Ulisse narrata attraverso il fluire del whisky dalla fontana, e il riferimento ad altri passaggi corporei e sessualmente espliciti contenuti nell’Ulisse.
MM: La mostra ha inaugurato il 16 giugno, stessa data in cui nel 1904 si susseguirono i pensieri lunghi settecento pagine di Leopold Bloom, protagonista dell’Ulisse. È possibile riconoscere in Joyce un autore contemporaneo?
LF: Certamente, Joyce è stato un tale innovatore da esercitare un fascino contemporaneo che perdura e con cui è necessario confrontarsi, tanto da scrittori quanto da semplici lettori. Questa è proprio una delle ragioni dell’interesse di Balka, mostrare le trame di fedeltà invisibili (per usare una felice espressione della scrittrice francese Delphine De Vigan) che legano lui stesso e noi lettori alla figura di Joyce.
Pensiamo allo stream of consciousness, il flusso di coscienza come tecnica narrativa – influenzata dalle ricerche della psicologia e della psicanalisi novecentesche – e oggi patrimonio comune della nostra preparazione di lettori. Balka evoca questa esperienza in Sweets of Sin mediante il fluire del whiskey e il suo scorrere inarrestabile, deriva di pensieri, memorie e alterazioni della coscienza. Ma è tutta la scultura dell’artista polacco in mostra a Gavoi a essere un sistema evocativo, in cui ogni dettaglio antropometrico, materiale e ogni percezione sensoriale attivata concorrono a veicolare l’interpretazione che Balka offre di Joyce, rivelandoci tra il sacro e il profano, l’alto e il basso, il valore etico dell’opera dello scrittore irlandese e il suo essere un autore da leggere e rileggere. Come ha scritto Ezra Pound, tutti dovrebbero celebrare l’Ulysses e assumere una propria posizione critica di fronte a quest’opera.
MM: La mostra si terrà presso il Museo del Fiore Sardo. Quali progetti avete in programma al MAN?
LF: Per il periodo estivo, dal 21 giugno al 20 ottobre 2019, il MAN ospita la prima retrospettiva museale italiana dedicata a Guido Guidi.
In Sardegna: 1974, 2011, a cura di Irina Zucca Alessandrelli, è una mostra appositamente realizzata per il MAN, per la sua identità e posizione geografica, coprodotta con l’Istituto Superiore Regionale Etnografico della Sardegna. Un percorso di circa 250 fotografie inedite, allestite lungo i quattro piani espositivi del museo, porterà alla luce il quarantennale rapporto di Guidi con il territorio sardo, rappresentato una prima volta nel 1974 attraverso fotografie analogiche in bianco e nero, e successivamente nel 2011 a colori.
La mostra offre agli spettatori la possibilità di comprendere
l’evoluzione dello stile di Guido Guidi negli anni, ma anche di connettere le
sue immagini con lo sguardo che la cultura europea – e italiana – ha rivolto
alla Sardegna nel corso del Novecento.
Guidi si è fatto interprete della storia dell’isola, delle sue identità e
diversità, e con questa retrospettiva presenta un racconto antropologico e
paesaggistico delle mutazioni occorse in Sardegna, dalla vivacità politica e
civile dell’isola negli anni Settanta sino all’osservazione del mondo delle
aree interne della regione nel 2011, tra tagli di luce, ombre, serrande chiuse
e vicoli silenziosi.
Miroslaw Balka
Sweets of Sin – Le dolcezze del peccato
a cura di Luigi Fassi
Museo del Fiore Sardo
via Margherita 9, Gavoi (NU)
Fino al 7 luglio 2019