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Mircea Cantor, Art Club #32 | Accademia di Francia a Villa Medici, Roma

Visitare Villa Medici, passeggiare tra i viali dei suoi giardini, è una continua scoperta, ad ogni occasione un momento di riflessione fra le mura di un palazzo storico fondato nel 1666 da Luigi XIV e, ancora oggi, sede dell’Accademia di Francia a Roma. Un luogo di confronto tra i borsisti che ospita, punto di incontro […]

Mircea Cantor, Flag, 2017 © Daniele Molajoli
Mircea Cantor, DNA Kiss, 2008-21 © Daniele Molajoli

Visitare Villa Medici, passeggiare tra i viali dei suoi giardini, è una continua scoperta, ad ogni occasione un momento di riflessione fra le mura di un palazzo storico fondato nel 1666 da Luigi XIV e, ancora oggi, sede dell’Accademia di Francia a Roma. Un luogo di confronto tra i borsisti che ospita, punto di incontro per artisti e artiste, creativi e creative, storici e storiche dell’arte che trascorrono qui la loro residenza annuale. Un programma, quello di questa importante istituzione culturale, volto all’apertura verso il pubblico cittadino e non solo, sapendo offrire un programma fitto di appuntamenti che possano far conoscere il proprio patrimonio artistico e architettonico. Proprio in questa ottica di crescita e di scambio continuo fra l’esterno – dunque una città così complessa come la Capitale – e l’interno – quindi uno scrigno di storia e bellezza profondamente intessuto con lo spazio urbano, nasce la programmazione di mostre a cura di Pier Paolo Pancotto dal titolo Art Club, che dal 2016 ha incontrato le sale espositive e gli spazi verdi di Villa Medici.

Ad inaugurare la stagione estiva ormai in dirittura d’arrivo, il curatore sceglie l’artista romeno naturalizzato francese Mircea Cantor, classe 1977, il cui lavoro profondamente poetico ed evocativo prende spesso spunto dal proprio background personale, in una riflessione che indaga il tema del ricordo, delle differenze sociali, dei confini tra paesi diversi. Un’esperienza profonda e intensa quella che Mircea Cantor regala al visitatore, che prende spunto da immagini presi in prestito dal vivere quotidiano, in un corpus di lavori, tra i quali diverse nuove produzioni pensate ad hoc per la sede espositiva. A introdurre il percorso si trova la monumentale Flag (2017)sulla quale l’artista stampa un messaggio che è come una dichiarazione d’intenti, un vero e proprio manifesto poetico: Presto faremo/ridisegnare/la mappa del mondo/sulla base/di nostro DNA. Sarà il nostro DNA a disegnare il mondo, un nuovo mondo il cui DNA è un intreccio composto dalle impronte del bacio di dodici donne, il cui rossetto crea una serie di tracce in DNA Kiss (2008-2021) – ognuna diversa dall’altra, una donna per ogni segno zodiacale – tutte uniche, apparentemente identiche, eppure inconfondibili, piccoli tasselli di un nuovo alfabeto, delicato ed effimero.

Mircea Cantor, Chaplet, 2007-21 © Daniele Molajoli
Mircea Cantor, Festina lente (Empire of all poetical encounters) 2017-21 © Daniele Molajoli

Come effimera è l’impalpabile consistenza di Ciel Variable (2007-2021), una scritta impressa sul soffitto della Loggia Balthus a partire dal fumo di una candela, un simbolico rimando alla fragilità e alla transitorietà della vita stessa che introduce al nuovo film realizzato per la mostra e che si arricchisce della presenza di altri celebri lavori video dell’artista quali I decided not to save the world (2011), Am I really free? (2020) e Regalo (2014). Le opere di Cantor entrano in dialogo nello spazio, come avessero sempre avuto luogo in quegli angoli, dal pallet dipinto dal titolo Empire of all poetical encounters (2017-2021)in conversazione con gli affreschi dello Studiolo di Ferdinando a rilievo in gesso Homo Homini lupus (2021) che trova posto tra i calchi della colonna Traiana, in una simbiosi silente e allo stesso tempo visibile.

Una presenza identitaria, che sottolinea il forte valore individuale del lavoro dell’artista e che trova suo apice massimo nell’installazione dal titolo Chaplet (2021), pensata da Cantor appositamente per questo progetto. Una pellicola cinematografica giace, srotolata per tutta la sua lunghezza di ben centoventi metri lungo una struttura geometrica pensata dall’artista. Lungo tutta la pellicola si distinguono le impronte digitali dell’artista, segno tangibile del suo tocco, del suo passaggio, come fosse lo svolgimento lineare di tutti i capitoli della vita vissuta finora. Un’immagine leggera, un a testimonianza nella trasparenza, una firma poetica che si avvicina al cielo, lasciandosi oscillare nel movimento dolce dell’aria.

Fino al 19 settembre 2021, Accademia di Francia a Villa Medici, viale della Trinità dei Monti 1, Roma   

Mircea Cantor, Ciel variable, 2007-21 © Daniele Molajoli
Mircea Cantor, Homo res sacra homini, 2021 © Daniele Molajoli