S’io m’intuassi come tu t’inmii.
Questo verso, tratto dal Paradiso (IX, 81) di Dante Alighieri, continua a risuonare nella mente, mentre si attraversano gli spazi della galleria z2o – Sara Zanin che ospiteranno fino al prossimo 5 febbraio il nuovo progetto di Marta Roberti dal titolo In Metamorfosi. Spazi che si attraversano, anche se sarebbe più corretto dire che sono questi ultimi a venire incontro, mentre si prova ad entrare in connessione con i lavori dell’artista e si rimane imbrigliati nella sua rete.
Il riferimento di Marta Roberti è alla Divina Commedia, dalla quale è preso in prestito quel verso che dà il titolo a una delle due serie presentate in mostra, eppure si potrebbe dire che sia in grado di catturare l’attenzione come se ognuna delle carte cinesi – provenienti dalla provincia dello Yunnan – catalizzasse il canto delle Sirene omeriche.
Di donne, effettivamente, è colmo questo lavoro, donne che sono anche l’autoritratto stesso dell’artista, che si ritrova ripetutamente all’interno di questo percorso che racconta quella completa metamorfosi tra corpo umano e natura. Un’idea che è alla base della teoria stessa dell’evoluzione, come sottolinea la curatrice Cecilia Canziani: <<I disegni della serie S’io m’intuassi come tu t’inmii compongono una galleria al femminile di creature mitologiche e zoomorfe tratte dalla Divina Commedia […] la vita non è altro che un processo di metamorfosi intraspecifica dove ogni specie è la metamorfosi della precedente>>. Le creature dantesche rappresentate dalla Roberti diventano dunque il frutto di una nuova iconografia, ripensata al femminile, i cui riferimenti si possono ritrovare cercando indietro nel tempo, <<ibridata con forme tratte da fonti diverse come codici miniati, pittura vascolare greca, affreschi etruschi>>.
Già precedentemente l’artista aveva lavorato su questa tematica, che le aveva assicurato un posto fra i vincitori del concorso Cantica 21, indetto lo scorso anno dal Ministero degli Esteri, in occasione dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri.
Il processo creativo che è alla base della ricerca dell’artista – prima come punto di partenza per realizzare i suoi lavori in animazione, poi come lavori su carta – vede al centro della pratica l’utilizzo della carta copiativa, in grado di essere matrice del disegno e, allo stesso tempo, suo doppio. Nel processo di trasferimento dell’immagine, parte di essa resta imprigionata sul foglio di carta carbone, parte invece si trasferisce sul nuovo supporto. Il racconto di Marta Roberti è una stratificazione di questa serie di carte, che, una volta applicate, l’artista lascia visibilmente presenti, pronte persino ad uscire fuori dai confini dettati dalla forma del foglio, come natura che cresce libera da condizionamenti.
La versione su carta di questo ciclo di lavori sarà la base della loro versione in stoffa, ricamata con il tradizionale punto a catenella tipico del Kashmir in India, che l’artista sta seguendo da remoto non potendo recarsi personalmente in loco a causa della pandemia e che sta proseguendo sotto la supervisione di Paola Manfredi, esperta di tessitura indiana. I grandi arazzi saranno presentati in una mostra presso l’Istituto Italiano di Cultura a New Delhi nel febbraio del prossimo anno.
S’io mi intuassi come tu t’inmii: letteralmente Se io riuscissi a penetrare in te, quanto tu riesci a penetrare in me, uno scambio continuo, nel quale l’interazione è la prima forma di metamorfosi, che è alla base anche del secondo ciclo presentato in galleria dal titolo Lotus goddesses, nel quale l’artista presente una serie di divinità indiane, anch’esse riviste con il filtro della sua immaginazione, affiancate in mostra da figure di animali a loro volta simbolici e metamorfici. Una forma di ibridazione che contraddistingue il lavoro di Marta Roberti, in grado di condurre il fruitore in un mondo altro, radicato nella storia quanto immaginario, in una penetrazione dell’io di un altro, che si restituisce all’immagine e – come carta copiativa – all’artista stessa, senza soluzione di continuità.
Fino al 5 febbraio 2022, Z2O Sara Zanin, Via della Vetrina, 21 – Roma