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Matteo Fato. Il difficile è dimenticare ciò che si è visto per casa (Ritratto di Pescara per caso) | Fondazione La Rocca, Pescara

Con un titolo ispirato a due celebri citazioni dello scrittore e giornalista pescarese Ennio Flaiano, la mostra diffusa di Matteo Fato, a cura di Simone Ciglia, riflette sulla forza delle immagini che abitano i luoghi familiari.

Con un titolo ispirato a due celebri citazioni dello scrittore e giornalista pescarese Ennio Flaiano, la mostra diffusa di Matteo Fato riflette sulla forza delle immagini che abitano i luoghi familiari, restando impresse come tracce indelebili nell’anima di chi li vive. Coprendo un arco cronologico piuttosto ampio nella produzione di Fato, attraverso pittura, scultura, video e installazioni, il progetto costruisce un ritratto intimo e sfaccettato di Pescara, offrendosi allo sguardo come una mappa emotiva e culturale da esplorare. Più ampiamente, la mostra diffusa, a cura di Simone Ciglia, riflette sulla continuità che nella ricerca dell’artista possiedono la storia dell’arte e la storia della pittura, andando a rintracciare nella citazione (Flaiano, Gino De Dominicis, Francesco Paolo Michetti, tra gli altri) un referente storico, culturale ed emotivo che possa essere trasposto nella sua continuità con il presente.
Con una selezione di opere recenti, la mostra alla Fondazione La Rocca fornisce un’ampia panoramica sul lavoro dell’artista – tornato ad esporre nella sua città natale dopo 16 anni – organizzato all’interno dei due spazi come un ensemble in cui il paesaggio, il ritratto, la natura morta e il d’après sono integrati a livello installativo. Le casse in legno – con coperchi impiegati alternativamente come pareti o divisori – costituiscono delle estensioni nello spazio di una riflessione introdotta da Fato già da tempo, ossia quella sulla possibilità di ritrovare nel transitorio – la cassa come dispositivo mobile, qualcosa che ricorda i depositi di un museo ma anche una appropriazione rivisitata del concetto di cornice, così come un tabernacolo che si apre a rivelare l’icona che contiene – un campo aperto per la rielaborazione di semantiche che partono dalla pittura per aprirsi alla riflessione sul linguaggio. Nel Tractatus Logico-Philosophicus (1921), Wittgenstein introduce il concetto di Bild (immagine, figura, modello) – “L’immagine è un modello della realtà”: questo vale tanto per il linguaggio quanto per le immagini visive in quanto rappresentazioni di relazioni tra elementi. La pittura per Fato è una forma di linguaggio, ovvero una struttura che “mostra” anziché “dire”. Da questa prospettiva l’interesse per un’espansione del quadro è significativo proprio nell’ottica di poter rinominare qualcosa a partire dall’immagine stessa. 

Matteo Fato, Il difficile è dimenticare ciò che si è visto per casa (Ritratto di Pescara per caso), 2025 A cura di Simone Ciglia Veduta dell’installazione, Fondazione La Rocca, Pescara Foto Michele Alberto Sereni Courtesy dell’artista; Fondazione La Rocca, Pescara

Il progetto per Pescara – perché, de facto, questa mostra diffusa costituisce un vero e proprio omaggio alla città intesa, in senso ampio, come quell’involucro in cui si forma la nostra individualità nella sfera del collettivo – è un ritratto en plein air: dalle affissioni pubblicitarie all’altoparlante che diffonde “Ha tutte le carte in regola” di Piero Ciampi, incisa da Matteo Fato insieme al curatore Simone Ciglia; dalla scultura nell’area del porto canale di Pescara alla paranza la cui vela è stata ottenuta cucendo insieme gli stracci da pittura conservati da Fato negli ultimi dieci anni; dalla scritta al neon dedicata ad Ennio Flaiano, collocata temporaneamente sulla facciata della casa natale dello scrittore, all’edicola di via L’Aquila a Pescara, appartenuta in passato a Cesare Manzo. Tutta la mostra è un d’après dedicato al rapporto speciale dell’artista con la sua città. Non è un caso, infatti, che nelle sedi del Museo dell’Ottocento e nel Museo delle Genti d’Abbruzzo, all’interno del complesso del Bagno Borbonico che nel decennio precedente ha ospitato le storiche gallerie di Lucrezia De Domizio e Mario Pieroni – Fato si confronti, da un lato, con la raccolta ottocentesca del museo, dall’altro, con il patrimonio, materiale e immateriale, che della sua terra racconta le ritualità e gli sviluppi storico-antropologici. Gli interventi, in entrambi gli spazi, sono integrati all’interno delle collezioni preesistenti, andando a ricercare quel legame ombelicale con la storia e il patrimonio condiviso che, da una prospettiva espansa, è anche una parte di ciò che in sottotraccia il progetto racconta. 

Matteo Fato, Il difficile è dimenticare ciò che si è visto per casa (Ritratto di Pescara per caso), 2025 A cura di Simone Ciglia Veduta dell’installazione, Museo dell’Ottocento, Pescara Foto Michele Alberto Sereni Courtesy dell’artista; Fondazione La Rocca, Pescara
Matteo Fato, Il difficile è dimenticare ciò che si è visto per casa (Ritratto di Pescara per caso), 2025 A cura di Simone Ciglia Veduta dell’installazione, Museo delle Genti d’Abruzzo, Pescara Foto Michele Alberto Sereni Courtesy dell’artista; Fondazione La Rocca, Pescara

Nello spazio espositivo diretto dall’architetto Lucio Rosato, zerozerosullivellodelmare, sono ospitate alcune opere danneggiate dall’allagamento dello studio dell’artista nel 2019. In un allestimento per accumulazione – quasi a voler replicare inconsciamente quello spazio dell’esistenza che lo studio, per ciascun artista, rappresenta – viene messa in atto una rielaborazione del trauma che, esposto agli occhi dei visitatori per un periodo limitato (fino al 29 giugno), dimostra il carattere curativo del tempo integrato.  

“Quando non si parla più di immortalità del corpo (Ingresso riservato agli animali)” è il titolo di una mostra di Gino De Dominicis, del 1975, alla galleria Lucrezia De Domizio; l’intero progetto era concepito come una mostra senza opere visibili, o meglio, con un’unica installazione il cui ingresso era vietato agli esseri umani e riservato esclusivamente agli animali. Nel Project Space della Fondazione La Rocca – uno spazio di recente acquisizione, un tempo rimessa della cooperativa dei pescatori – Fato mette in scena il suo personale omaggio a De Dominicis e alla mostra del 1975; visitabile solo da fuori, avvicinando lo sguardo oltre la vetrina di affaccio sull’esterno, l’artista ha messo insieme video di documentazione, materiali d’archivio, pitture e sculture: un archivio parzialmente segreto che racconta delle infinite possibilità espressive della pittura e, con essa, dell’arte.  

La Natura chiede alla Pittura di non essere dimenticata, recita la scritta al neon che corre lungo le pareti della prima sala della Fondazione La Rocca: la funzione eminentemente linguistica della pittura, insieme al suo rapporto insostituibile con ciò che le sta attorno, racconta di questo strato permeabile tra dentro e fuori, e della possibilità di attraversarlo con sguardo sempre diverso. Anche la pittura è fatta di parole. 

Matteo Fato, Il difficile è dimenticare ciò che si è visto per casa (Ritratto di Pescara per caso), 2025 A cura di Simone Ciglia Veduta dell’installazione, Museo delle Genti d’Abruzzo, Pescara Foto Michele Alberto Sereni Courtesy dell’artista; Fondazione La Rocca, Pescara
Matteo Fato, Il difficile è dimenticare ciò che si è visto per casa (Ritratto di Pescara per caso), 2025 A cura di Simone Ciglia Veduta dell’installazione, Museo delle Genti d’Abruzzo, Pescara Foto Michele Alberto Sereni Courtesy dell’artista; Fondazione La Rocca, Pescara
Matteo Fato, Il difficile è dimenticare ciò che si è visto per casa (Ritratto di Pescara per caso), 2025 A cura di Simone Ciglia Veduta dell’installazione, Museo delle Genti d’Abruzzo, Pescara Foto Michele Alberto Sereni Courtesy dell’artista; Fondazione La Rocca, Pescara
Matteo Fato, Il difficile è dimenticare ciò che si è visto per casa (Ritratto di Pescara per caso), 2025 A cura di Simone Ciglia Veduta dell’installazione, zerozerosullivellodelmare, Pescara Foto Michele Alberto Sereni Courtesy dell’artista; Fondazione La Rocca, Pescara