gres art 671, nuovo centro per l’arte e la cultura nato a Bergamo nel 2023, apre la sua storia espositiva con una mostra dedicata a Marina Abramović, l’artista che ha fatto della performance un medium dell’arte contemporanea.
between breath and fire è un’indagine su alcuni temi chiave che hanno contraddistinto la carriera cinquantennale dell’artista ed è strutturata in quattro capitoli: il respiro, il corpo, la relazione con l’altro e la morte.
Il ‘respiro’ è messo in primo piano come forza cruda e primordiale attraverso l’atto di urlare senza sosta in Freeing the Voice (1975). L’esaurimento della voce rispecchia lo sfinimento del corpo e della mente e presenta una delle chiavi del metodo che Abramović nel tempo ha traslato dal lavoro su di sé alla relazione estesa con l’audience.
Tra le opere presentate nella sezione ‘body’ vi è Art Must Be Beautiful, the Artist Must Be Beautiful, registrazione video di una performance del 1975 in cui non sono indagati tanto i limiti fisici e le possibilità del corpo umano, quanto la relazione con la propria immagine e una pretesa di bellezza legata a un corpo fatto arte.
La bellezza di Marina Abramović, la sua attenzione per il make-up, gli abiti di lusso, la chirurgia estetica, hanno nel tempo attirato su di lei numerose critiche: se da un lato l’artista non ha mai associato il suo lavoro a una visione femminista, dall’altro è riuscita a creare verso di sé e il proprio lavoro un’attenzione senza pari, per cui lo spettacolo ha fatto di lei un’icona pop, soprattutto quando è stata avvicinata da personaggi dello star system americano, come Lady Gaga a Jay-Z tra altri. Ad ogni modo, né gossip né malelingue sono stati in grado di inficiare il suo lavoro, che rimane eccezionale nel rigore con cui ha consacrato il corpo come il luogo di una profonda ricerca artistica.
Nella sezione ‘the other’ sono presentate performance in cui la relazione con l’altro fa riferimento soprattutto al rapporto con Ulay, il partner con cui ha condiviso una parte del proprio percorso artistico, a partire da Imponderabilia (1977), performance svoltasi alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna. In essa la performer e Ulay stanno in piedi nudi, all’entrata del museo, guardandosi. Il pubblico che vuole visitare la mostra deve passare attraverso lo spazio ridotto tra i loro corpi. La performance viene interrotta dall’arrivo della polizia.
La dimensione relazionale con il pubblico è sempre stata una chiave fondamentale del suo processo artistico, a partire dalla performance Rhythm 0, svoltasi nella galleria Studio Morra di Napoli nel 1974.
La morte, il confine ultimo, è il quarto ed ultimo capitolo della mostra. Sono qui mostrate le ultime ricerche di Abramović, tra cui l’installazione cinematografica Seven Deaths, dedicata dall’artista serba a Maria Callas, di cui diventa una sorta di alter ego, in capitoli recitati insieme all’attore Willem Dafoe.
Come scrive Karol Winiarczyk, curatore della mostra: “Seven Deaths si configura come un’esperienza cinematografica immersiva basata su sette morti premature che Marina Abramović presenta sullo schermo, come colonna sonora sette assoli di Maria Callas. L’installazione manifesta la fascinazione di Abramović per l’opera e per la Callas in particolare, una passione iniziata durante l’adolescenza a Belgrado”.
between breath and fire, tra il respiro e il fuoco, è un percorso che dal sottile filo che lega corpo e spirito porta verso l’incarnazione di un cambiamento, purificativo e distruttore al contempo.
Nella giornata di inaugurazione, gres art 671 ha organizzato una lectio magistralis di Marina Abramović, coinvolgendo i visitatori in un dialogo e confronto con l’artista di fama mondiale. La relazione di fiducia che la “nonna della performance” ha instaurato con il suo pubblico è emersa con chiarezza nel momento Q&A alla fine della presentazione, durante il quale le domande rivoltele dal pubblico sono state quasi prettamente di natura personale e fortemente emotiva, nonostante fossero poste in mezzo ad una folla e sviscerassero questioni dolorose, tanto da essere accompagnate anche da pianti o richieste di abbracciare l’artista.
Ma in fondo anche in questo sta la potenza di Marina Abramović: nell’aver reso concretamente l’arte uno strumento di trasformazione, non solo di sé e della propria vita, ma anche di quella degli spettatori, nell’intento di sollevare lo spirito umano e di dare speranza e ossigeno alla nostra società. Un’idea a cui il suo pubblico crede profondamente, come in rarissimi altri casi nell’arte contemporanea.
Marina Abramović
between Breath and Fire
gres art 671
via S. Bernardino 141, Bergamo
a cura di Karol Winiarczyk
14 settembre 2024 – 16 febbraio 2025
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Cover: Marina Abramović Seven Deaths 2021 Pic from the film installation © Marina Abramović Courtesy of Lisson Gallery and The Marina Abramović Archives