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VIAINDUSTRIAE è un gruppo costituito nel 2005 a Foligno nella modalità di associazione no-profit, che nel tempo ha mantenuto una forma “aperta” e perciò adattabile: ne fanno parte professionalità specifiche e differenti tra cui architetti, urbanisti, designer, grafici, ognuna di esse (il numero è variabile) mette in condivisione le proprie abilità per varie tipologie di progetto, l’organizzazione di eventi culturali, la curatela di artistici, il disegno, la pubblicazione e l’edizione di libri-cataloghi.
Complementare alla prassi, all’operatività industriosa come evocato dal nome, e al rigore metodologico necessario ad equilibrare coerenza e amplitudine di interventi, una serie di concetti formano un orizzonte comune, che poi è la zona di pensiero entro cui avviene il riconoscimento tra i vari appartenenti alla formazione nonché quanto all’esterno si propone come complesso identitario; tra essi mi preme qui sottolineare quello di “Critical Design”, per il rapporto diretto con l’esposizione che tratteremo.
Oltre alle esperienze avvenute negli ultimi decenni, lungo una linea che procede dalle sperimentazioni dell’architettura radicale italiana ai primi scritti del duo Dunne & Raby (Anthony Dunne e Fiona Raby), la formula si riferisce a un atteggiamento più o meno esplicito nella pratiche di ciò che potremmo definire modernismi – che furono e sono la coscienza della responsabilità del costruire in un’epoca, conseguente alla rivoluzione industriale, dominata dalla produzione automatica e seriale. In questo caso il Critical Design si traduce nell’attitudine che, operando, va incontro alle problematicità spaziali e ambientali – con finalità positiva di trasformazione – invece di adeguarsi al contesto senza interrogazione (è chiaro che ciò ha valenza politica; non spicciola, piuttosto nel senso di contributo al bene presente e futuro della comunità).
Manufatto in situ è stato avviato nel 2007 a partire da tali principi, ponendo in relazione arte, architettura e natura. Si tratta di un vero e proprio laboratorio per giovani artisti, architetti, operatori culturali, che ha a tema «l’intervento nel paesaggio e la pratica artistica come elemento chiave di ri-abilitazione di luoghi marginali e depopolati»[1] e che avviene nell’area montana del Parco per l’Arte in Cancelli, a una decina di chilometri da Foligno. La scelta del luogo non è casuale. Sia perché Cancelli, un piccolo borgo abitato da poche persone appartenenti a una medesima famiglia che dà il nome alla frazione, aveva già conosciuto al principio degli anni Ottanta[2] iniziative di arte in riferimento all’ambiente, sia perché in Umbria sono numerose le testimonianze di rapporto tra artisti e territorio, basti prendere a casi significativi l’origine di Alberto Burri (Città di Castello; il Palazzo Albizzini e gli ex seccatoi tabacco sono sede della fondazione titolata all’artista) e, cosa probabilmente meno nota, la permanenza di Sol LeWitt a Spoleto già dagli anni Settanta.
Manufatto in situ prevede ad ogni edizione l’invito a un artista di lungo corso, un visiting professor; fu nella prima occasione Hidetoshi Nagasawa e poi in seguito tra gli altri Mario Airò, Tania Bruguera, A Constructed World (Jeoff Lowe, Jacqueline Riva), Chto Delat (collettivo russo). Un gruppo di giovani artisti partecipa tramite open call al laboratorio del visiting per circa dieci giorni. Resta costante il ricorso al manufatto, ovvero a una costruzione ad hoc per ospitare gli incontri, realizzato su idea del professor condivisa con VIAINDUSTRIAE che poi si occupa dell’effettiva realizzazione.
In concomitanza al decennale di questo particolare progetto di residenza si offriva la possibilità di una riproposizione documentaria del lavoro svolto nel tempo, e quindi di mostrare quanto rimasto in via concreta o progettuale sul territorio; l’esposizione al CIAC di Foligno, pur partendo dalla ricorrenza, dandosi ad orientamento i tre concetti di documentario/inventario/immaginario segue una direzione alternativa. Vale a dire che il risultato degli anni non viene riproposto né in modalità evidente né in modalità passiva; laddove si hanno dei riferimenti, essi sono discreti e strumentali alla costruzione di un discorso più ampio. Manufatto in situ / 10 paesaggi si pone come una mostra propositiva che parte sì da uno sguardo retrospettivo, ma con l’obiettivo di rinnovare il discorso e indicare ulteriori direzioni per il futuro. Costruito come una sorta di laboratorio esso stesso (in attinenza all’esperienza da cui deriva), si pone in modo originale rispetto allo standard museografico corrente e alle comuni pratiche allestitive: il corpo del progetto si dà come un ambiente conoscitivo pronto ad attivarsi grazie al racconto degli autori o degli operatori in loro rappresentanza – sia nel verso di un approfondimento delle singolarità sia nel verso di connessioni tra eventi che magari sino ad ora erano stati considerati disgiunti .
Ci sono fisicamente dieci tavoli – per la verità undici, poiché quello centrale dedicato a Sol LeWitt, alle piramidi complesse che segnarono un punto centrale della sua ricerca e che ebbero gestazione proprio in terra spoletina, è posto come un omaggio estemporaneo – ognuno incentrato su un tema, per esempio architettura ed arte, sculture in città, difesa della natura, paesaggio politico, post-paesaggio. Su essi vengono presentati materiali vari a creare una mappatura complessiva di portata concettuale ma anche contingente-storica trattandosi di fatti avvenuti. Così troviamo, citando a memoria una parte minima del corpus proposto, un Tappeto natura di Piero Gilardi, documenti fotografici del Villaggio Matteotti di Giancarlo De Carlo a Terni, manifesti di mostre centrali per gli sviluppi dell’arte contemporanea come Lo spazio dell’immagine del 1967 a Palazzo Trinci di Foligno o Sculture nella città del 1962 a Spoleto (in relazione con Campo Urbano a Como nel 1969 e a Volterra 73), il confronto Alberto Burri e Joseph Beuys che fu alla Rocca Paolina di Perugia nel 1980, quindi riviste, Urbanistica diretta da Adriano Olivetti fino alla metà degli anni Cinquanta piuttosto che Flash Art (si ricordi il Trevi Flash Art Museum) e così via in una serie di riferimenti che giungono ovviamente sino ad oggi.
L’allestimento di Manufatto in situ merita una menzione ulteriore, poiché ha il grande pregio di quelle costruzioni complesse che invece di rivelare il lavorio necessario all’edificazione comunicano a chi ne fruisce un senso di spontaneità. Accuratezza del piano d’insieme e precisione del dettaglio sono l’applicazione delle norme che informano il pensiero e il modus operandi del gruppo autoriale. L’aderenza all’articolazione dello spazio è un aspetto ben riuscito e, in questo caso più che in altri contesti, non accessorio, visto che l’abitazione dello spazio sta al centro dell’intero discorso.
Il progetto trova infine altra articolazione sul piano editoriale, poiché contestualmente esce adesso un libro, bilingue (edito da VIAINDUSTRIAE Publishing e distribuito da Idea Books di Amsterdam): non di mera documentazione ma integrativo, necessario a comprendere l’esposizione nella sua interezza, in vista della prossima edizione di Manufatto in situ che, appena iniziato il nuovo anno, già si avvicina.
Manufatto in situ / 10 paesaggi
A cura di VIAINDUSTRIAE
CIAC – Centro Italiano Arte Contemporanea, Foligno
[1] La citazione è ripresa dal sito dell’associazione www.viaindustriae.it
[2] Maurizio Cancelli nel 1981 promuove Arte in difesa dell’ambiente e del recupero delle terre incolte e Arte e vita dell’Arte con la partecipazione, tra gli altri, di: Anne e Patrick Poirier, Bruno Munari, Giulio Paolini, Fabio Mauri.
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MANUFATTO IN SITU
10 LANDSCAPES
documentary / inventory / untopia
an exhibition-archive on radical landscapes
essay on art, architecture and nature, enviromental art in the italian landscape
with theoretical texts by various authors
Vito Acconci, Raqs Media Collective, Giancarlo De Carlo, Buckminster Fuller, Piero Gilardi, Alberto Zanmatti, Luciano Fabro, Enrico Crispolti, Aleksander Skidan, Tania Bruguera, Lucio Fontana, Adriano Olivetti, Germano Celant, Tommaso Trini, Michelangelo Pistoletto, Mirella Bentivoglio, What How and for Whom, Bruno Corà, Roberto Daolio, Giancarlo Norese & Cesare Pietroiusti, A Constructed World, Joseph Beuys, Chto Delat, Jonathan Brooks, Fabio Bettoni, Sol Lewitt, Nataša Petrešin-Bachelez, Dino Gavina, John Cage
Viaindustriae publishing
distribution IDEA BOOKS, Amsterdam
offset, printed in 2 colors (black/green)
paper uncoated Munken cream and coated paper
softcover with jacket | illustrated | 320 pages
edition: 600 copies | language: english | size: 15×21 cm
price 20,00 €
INDEX
introduction
theoretcal texts
sections / 10 landscapes
1 – architecture and art
2 – sculptures in the city
3 – the image of the space
4 – responsible landscape
5 – pnomadic landscape
6 – domestic landscape
7 – defense of nature
8 – political landscape
9 – soundscapes
10 – post-landscape
list- inventory of works