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Luigi Ghirri e Modena. Un viaggio a ritroso | FMAV, Modena

“Penso che la fotografia sia una grande avventura del pensare e del vedere, un grande giocattolo magico che riesce a coniugare miracolosamente la nostra adulta consapevolezza con il fiabesco mondo dell’infanzia”. Con questa citazione, manifesto intimo dello sguardo fotografico di Luigi Ghirri (1943-1992), si apre la sua antologica allestita da FMAV Fondazione Modena Arti Visive […]

Luigi Ghirri Case IACP per la Provincia di Roma di Paolo Portoghesi, 1985 C-print, vintage, 27,3X38,7 cm Comune di Modena, Collezione Galleria Civica – FMAV Fondazione Modena Arti Visive © Eredi Luigi Ghirri

“Penso che la fotografia sia una grande avventura del pensare e del vedere, un grande giocattolo magico che riesce a coniugare miracolosamente la nostra adulta consapevolezza con il fiabesco mondo dell’infanzia”. Con questa citazione, manifesto intimo dello sguardo fotografico di Luigi Ghirri (1943-1992), si apre la sua antologica allestita da FMAV Fondazione Modena Arti Visive nei propri spazi di Palazzo Santa Margherita e dedicata, in occasione del trentennale dalla scomparsa, al suo rapporto con la città di Modena, in cui abitò buona parte della sua vita. Luigi Ghirri e Modena. Un viaggio a ritroso (fino al 20 novembre) presenta oltre sessanta fotografie, provenienti dalla collezione Galleria Civica del Comune di Modena e dalla collezione di fotografia della Fondazione di Modena (entrambe gestite da FMAV). Il curatore Daniele De Luigi ha optato per un percorso cronologico à rebours, dai progetti più noti degli anni Ottanta fino agli albori, favorendo così un processo di riscoperta e di “scavo” nella poetica e nella vita modenese di Ghirri, che mette in luce le collaborazioni con gli artisti concettuali e il contributo fondamentale allo sviluppo della scuola emiliana di fotografia, non solo in quanto modello indiretto per i colleghi più giovani, ma anche per l’impegno profuso in campo sia editoriale che curatoriale. La prima sala espositiva propone una panoramica sulla produzione degli anni Ottanta, un decennio in cui Ghirri si era dedicato al rinnovamento della fotografia di paesaggio, alla ricerca di quello che lui chiamava il “sentimento dell’origine delle cose”. A questa fase risalgono i due volumi fotografici pubblicati nel 1989, Paesaggio italiano e Il profilo delle nuvole, di cui è esposta una selezione di immagini. Il secondo volume, che vanta la collaborazione di Gianni Celati, prese le forme di una ricognizione lirica del territorio della Pianura Padana, catturato nella sua essenza di terra da secoli sempre più addomesticata dall’uomo per lo sfruttamento delle sue risorse. Segue sulla stessa parete un nucleo di fotografie della Reggia di Versailles commissionate dal Ministero della Cultura francese nei primi anni Ottanta, in cui l’obiettivo traduce la magnificenza del luogo in una fuga di prospettive nella luce timida del parco gremito di presenze umane, defilate o in primo piano. Sulla parete opposta della sala è presentata una serie di fotografie della città di Modena, scattate su incarico del Touring Club Italiano nel 1984 per due volumi sull’Emilia-Romagna. Le vie del centro, il Teatro Comunale, i palazzi storici con le loro corti ombrose e talvolta inaccessibili compongono un itinerario nei meandri di uno scenario urbano apparentemente abbandonato al flusso del tempo. La sala è completata da due teche che espongono importanti materiali documentari inerenti al sodalizio tra Ghirri e Oscar Goldoni, che ha prodotto collaborazioni come I Castelli Romani (1982), una ricognizione condotta nel 1982 insieme a Fontcuberta, Boubat, Castella e Slavin. Il volume prodotto in quella occasione viene esposto in teca in rappresentanza delle numerose fotografie di Ghirri relative a questo incarico presenti nelle collezioni FMAV, che non possono essere esposte per motivi conservativi.

Luigi Ghirri, Versailles, 1985 – Fondazione di Modena – FMAV Fondazione Modena Arti Visive – © Eredi Luigi Ghirri
Installation view – Il Cimitero nuovo San Cataldo di Modena di Aldo Rossi nelle fotografie di Luigi Ghirri – © Rolando Paolo Guerzoni

La seconda sala procede nel percorso a ritroso e cambia anche focus tematico, dal paesaggio all’architettura. Vittorio Savi nel 1983 convince la rivista “Lotus International” a commissionare a Ghirri, che non si era mai rapportato prima con questo genere di fotografia, un ritratto del Cimitero Nuovo San Cataldo di Modena, opera di Aldo Rossi intrapresa nel 1971 e all’epoca in via di completamento. I solidi puri di Aldo Rossi sono interpretati da Ghirri in rapporto con il paesaggio circostante: nelle geometrie astratte delle pareti di loculi si aprono finestre che offrono prospettive a perdita d’occhio, mentre il grande cubo color mattone dell’edificio principale del complesso spicca sui prati verdi circostanti e appare cristallizzato nello scorcio di una strada di periferia, in una prospettiva oggi annullata dal recinto perimetrale del cimitero eretto nel frattempo. Seguono le immagini della scuola media di Broni (Pavia) di Aldo Rossi e quelle che mostrano una serie di architetture di Paolo Portoghesi, tra cui le sedi ENPAS di Pistoia e Lucca e alcune case romane. Di questi edifici Ghirri rifiuta uno sguardo d’insieme e preferisce piuttosto indagare con l’obiettivo le partiture geometriche dei paramenti esterni, colte in dialogo con le piante dei rispettivi giardini. Per le case IACP di Trevigiano Romano il fotografo si spinge verso l’astrazione, mettendo in correlazione i profili sagomati delle facciate (una imbevuta di luce, l’altra in penombra) con l’orizzonte del mare, che sembra in procinto di colmare l’imbuto bidimensionale magicamente prodotto dall’inquadratura. Proseguendo, un’altra rassegna di materiali sotto teca espone la breve avventura della casa editrice Punto & Virgola, fondata da Ghirri nel 1977 assieme a Giovanni Chiaramonte e Paola Bergonzoni. Nell’arco dei suoi pochi anni di vita ha dato alla luce libri fotografici e progetti editoriali molto importanti per lo sviluppo della riflessione teorica sulla fotografia in Italia, da Kodachrome (1978) dello stesso Ghirri a Fotografia e inconscio tecnologico (1979) di Franco Vaccari. Nello stesso periodo, la Galleria Civica di Modena prende la decisione senza precedenti di aprire in Piazza Grande uno spazio espositivo dedicato esclusivamente a mostre di fotografia, la cui programmazione viene affidata a Ghirri e Goldoni. Questi proporranno una serie di ricognizioni dell’opera di maestri del passato (Rodchenko, Sander, Brandt, Doisneau) e di movimenti e tendenze storicizzate (il pittorialismo, la fotografia francese) ma daranno anche spazio a giovani fotografi, promuovendo un clima favorevole all’emersione di nuovi linguaggi espressivi. La mostra inaugurale è dedicata alla serie di Ghirri Colazione sull’erba (1972-74), di cui sono proposti alcuni scatti. La serie indaga la presenza del verde nelle periferie di Modena e Bonn, evidenziando ritmi e simmetrie: così tre vasi e tre finestre creano geometrie sul muro esterno di una casa; oppure una siepe coronata di alberelli regolari in tre scatti consequenziali si staglia davanti ad un muro di cinta color mattone.

Installation view – Le architetture di Paolo Portoghesi nelle foto di Luigi Ghirri © Rolando Paolo Guerzoni
Installation view – © Rolando Paolo Guerzoni

L’ultimo ambiente della mostra presenta uno spaccato del Ghirri degli esordi, all’inizio degli anni Settanta. In quel periodo ebbe i suoi primi contatti con lo scenario artistico modenese, tra arte concettuale e performativa, poesia verbovisiva e avanguardie letterarie parasurrealiste. Il fattore scatenante fu l’incontro con Franco Guerzoni, suo vicino di casa, che gli presentò Carlo Cremaschi, Giuliano Della Casa, Claudio Parmiggiani e Franco Vaccari. Ghirri collaborerà con ognuno di loro, documentandone le performance e contribuendo ai loro libri d’artista, che sono esposti in una teca assieme al catalogo della sua prima mostra, inaugurata nel dicembre 1972 al Canalgrande Hotel di Modena. Le pareti espongono alcuni scatti del primo periodo del fotografo, che gettano luce su una fase aurorale intrisa di quei riferimenti culturali: immagini apparentemente frutto della sovrapposizione di elementi eterogenei, ma che a uno sguardo più attento si rivelano essere semplici ritagli di realtà. Scriveva Ghirri in Il paesaggio impossibile (1989): “è difficile dire perché una stanza, le pietre di una strada, un angolo di giardino mai visto, un muro, un colore, uno spazio, una casa diventino improvvisamente familiari, nostri. Sentiamo che abbiamo abitato questi luoghi, una sintonia totale ci fa dimenticare che tutto questo esisteva e continuerà ad esistere al di là dei nostri sguardi”. In un cartellone pubblicitario parzialmente coperto da una pianta, o in uno specchio che riflette il mare alle spalle della macchina fotografica, si percepisce già un senso profondo di connessioni e corrispondenze, lo stesso affondo nella superficie delle cose alla ricerca del “sentimento dell’origine” che, in una fotografia di qualche anno più tardi, una ragazza dal vestito giallo, di spalle, ricercherà in una rappresentazione un po’ consunta dei faraglioni di Capri.

Installation view – Scatti degli esordi di Ghirri – © Rolando Paolo Guerzoni
Luigi Ghirri, Lucerna, 1971 – Comune di Modena, Collezione Galleria Civica, Fondo Franco Fontana – FMAV Fondazione Modena Arti Visive – © Eredi Luigi Ghirri