Con Anonymous Encounters la galleria East Contemporary presenta una mostra di Lucia Leuci in dialogo con il duo di artiste polacche Dorota Gawęda e Egle Kulbokaitė.
Il progetto riflette su un luogo assai connotato della città di Milano, l’affollato Corso Buenos Aires, crocevia dello shopping metropolitano, luogo e non luogo della città in cui si riversano e si incontrano gli abitanti del centro con quelli delle periferie.
La narrativa della mostra viene generata da un incontro, quello tra Lucia Leuci e un homeless, avvenuto dopo il periodo di confinamento.
L’immagine di quell’uomo, avvolto in un voluminoso e luminoso piumone bianco di seta sintetica, circondato da tutti i suoi averi contenuti in diversi trolley è rimasta impressa nella mente dell’artista, ispirando non solo l’opera Punkbbestia, ma una serie di altre riflessioni.
Le cinque sculture presenti in mostra: Invasion of the Psittacula krameri, Argentina e Perù, Le cinque Camille (Gynandromorphic trolley), Antigrazioso (Il figlio) e Punkbbestia, oltre a mostrare l’eleganza e la maturità con cui l’artista affronta la complessità e la diversità dei materiali, sono ognuna di esse portatrici di una diversa narrazione. Si tratta di oggetti/soggetti ispirati dalle presenze che animano il gremito corso. Sono idee, tipi umani, sono simboli stratificati del contemporaneo e della storia della città che l’artista ha caratterizzato nella loro singolarità e unicità sia dal punto di vista narrativo che dalla scelta dei materiali e delle tecniche utilizzate.
Ognuna di queste sculture ha in comune la presenza della tipica asta dei trolley collegata ad una struttura in ferro battuto dalla forma tentacolare che poggia a terra. Salta subito all’occhio la contrapposizione di due concetti diversi: quello del movimento dato dal trolley e quello dell’essere radicati al terreno dato dalla struttura in ferro battuto.
Tra queste sculture sorelle, quella che visivamente si distacca più delle altre è Argentina e Perù. Qui la struttura in ferro si fa ventre e caverna che accoglie e protegge due elegantissime sculture/bambole che riprendono l’iconografia di Romolo e Remo sotto le mammelle della lupa. L’artista con questa opera vuole ricordare una vicenda avvenuta nel 1908, quando la giunta comunale milanese, in occasione dell’esposizione internazionale, cambiò nome a piazzale Loreto in Corso Buenos Aires, via che collega le note Piazza Argentina e Piazza Lima di Milano.
Nella ricerca e nella pratica di Lucia Leuci i materiali sono sempre funzionali alla narrazione e vengono utilizzati sempre in modo puntuale, così nel caso di Argentina e Perù, l’artista ha scelto di utilizzare un materiale senza tempo, la ceramica poi modellata su dei calchi di angioletti, bambinelli di fine Settecento.
Quest’opera pensata nei minimi dettagli sfiora il maniacale, ogni elemento è stato ideato, costruito e modellato con estrema cura. La tecnica di realizzazione delle sculture, i singoli dettagli, gli occhi realizzati in pasta vitrea, gli abiti, le tinte e i colori usati esprimono l’abilità tecnica e la maturità nel linguaggio raggiunti dall’artista.
Oltre alle cinque sculture Leuci presenta Bouquet eterno (Porta Orientale: camminando tra il Bagno di Diana e il Lazzaretto), Bouquet eterno (Forma unica della continuità in corso Buenos Aires), Bouquet eterno (Paesaggio urbano con Huggy Wuggy) e Bouquet eterno (Catcalling). Si tratta quattro preziose, misteriose e ammiccanti vetrate in resina cariche di ornamenti, ispirate ai modelli Liberty. Qui il tema classico del Liberty, il motivo floreale, viene declinato in quello marino, così come le figure umane rompono lo schema classico compositivo della vetrata, grazie allo slancio del loro movimento. Si tratta di donne attuali, del mondo presente che avanzano sicure su Corso Buenos Aires con i loro bellissimi e generosi corpi morbidi.
Con queste elegantissime vetrate l’artista ha lavorato per addizione, aggiungendo dettaglio dopo dettaglio, piccole scene ricavate con perline, madreperle, quarzi, pietre preziose, fossili e coralli, patinati e colorati in un secondo momento con ombretti, fard e polvere di alabastro. Questi elementi del lusso, quello sfoggiato all’interno delle vetrine si contrappone all’opera Bouquet eterno (Porta Orientale: camminando tra il Bagno di Diana e il Lazzaretto), vetrata che vuole ricordare un passato remoto di Corso Buenos Aires, quando questa via di svago e di ricchezza era parte del quadrilatero dei lazzaretti, un luogo quindi di dolore e di malattia popolato dagli appestati della città.
Il complesso e articolato immaginario di Lucia Leuci incontra quello di Dorota Gawęda e Egle Kulbokaitė che ripropongono per questa occasione BODY AI, una fragranza realizzata in collaborazione con Caroline Dumur from International Flavors and Fragrances Inc. Si tratta di una traccia olfattiva metallica, muschiata e calda che si insinua nelle due sale della galleria e richiama i profumi delle boutiques di Corso Buenos Aires. Nel testo critico di Caterina Avataneoche accompagna la mostra leggiamo: « Le note di questa fragranza derivano da materie prime comuni e per lo più indefinite, combinate con composti organici che rivestono ruoli importanti nella sfera tecnologica e biologica, noti come aldeidi. A volte legnosa, a volte petrolchimica o semplicemente inodore, quando si pensa di averne identificato il carattere questo puntualmente cambia. L’essenza effimera dell’opera incarna in modo marcato la non-ness delle sue fonti; la sua struttura molecolare penetra diabolicamente il corpo, oltrepassando confini e scivolando via da ogni forma di consenso. È allo stesso tempo una versione totalizzante del prodotto della società dei consumi e un modello di gestione per vie poco visibili, nonché un’interfaccia che rende fisiche cose percepite come virtuali, un’idea o un concetto per esempio ».