English version below —
Fino al 18 settembre la Richter Fine Art ospita la doppia personale di Katarina Janeckova Walshe e Jay Miriam dal titolo Lovers After Life; la mostra presenta un corpus di nuovi dipinti e disegni realizzati dalle due giovani artiste, entrambe nate nel 1988: un dialogo sincero in cui le opere si fanno da contrappunto l’una con l’altra, concentrando nello spazio della galleria un dialogo dai toni onirici, a tratti surreali, e particolarmente sinceri. Se nella sala al piano superiore risulta evidente infatti il rapporto di continuità intrinseco ai lavori – un rapporto di continuità ben evidente nell’armonia dell’insieme data dalla scelta allestitiva – nella sala al piano inferiore si entra in un piccolo cabinet che raccoglie una selezione di disegni in cui la matrice figurativa trova la sua naturale prosecuzione nell’evidenza del tratto disegnato, nelle linee morbide e delicate. La pittura di Janekova e Miriam dimostra la forza prorompente di figure sognanti in cui l’immaginazione esaspera i toni e le tinte, dando talvolta alle figure delle dimensioni quasi titaniche. Un racconto per immagini in cui si scambiano e sovrappongono livelli di realtà e finzione, luci e ombre che nello scarto dell’esistenza raccolgono le suggestioni del quotidiano e quelle della mente.
Angelica
Gatto: Lovers After Life è il titolo della vostra doppia personale a
Roma presso la Richter Fine Art; come spiegato nel comunicato stampa, il titolo
della mostra si riferisce all’affinamento del proprio io interiore, alle
fantasie, ai miti e all’immaginazione, visti come un’aggiunta complementare
alla vita reale. Potete spiegare il vostro approccio a tali aspetti e il modo
in cui viene trasferito nella pittura come medium?
Katarina Janeckova: Circa 7 anni fa ho incontrato mio marito e
mi sono trasferita dall’Europa al Texas, dove lui è nato. Per anni ho lottato,
perdendo quello che avevo dato per scontato: ovvero passeggiare per la città,
osservare e incontrare persone e trarre ispirazione dal socializzare con i miei
amici. Improvvisamente mi sono trovata in un Paese in cui tutti guidano i loro
camion invece di fare passeggiate, dove i cowboys mangiano ciò che producono
nei loro ranch anziché andare al supermercato, e fin quando non ho imparato a comprendere
e ad apprezzare queste dinamiche come faccio adesso, trascorrevo la maggior
parte del mio tempo nello studio sotto casa nostra. Mi ci sono voluti anni per
esplorare il mio io interiore e capire come rintracciare la felicità dentro di
me, per aprire gli occhi su un nuovo tipo di ispirazione che all’inizio avevo
trascurato. Penso di aver imparato come ottenere il massimo da questo nuovo
modo di vivere e ho iniziato a lavorare con tutto ciò che ho e che non ho. Uso
la mia fantasia e le storie che immagino per il mio divertimento e la mia
crescita, e tutto questo, insieme alla realtà quotidiana e alle routine, nei
suoi aspetti piacevoli e meno piacevoli, è diventato la fonte principale della
mia ispirazione. Documentare la mia vita reale ora si confonde con il miraggio
del mio mondo interiore, creando uno spazio molto bello in cui trovare il mio
equilibrio. Tendo ad essere eccessivamente ottimista, ai limiti dell’ingenuità,
impulsiva nelle decisioni, e talvolta dipingere queste cose sembra essere
salutare, un modo soddisfacente e stimolante per me di tornare con il mio io
razionale senza sentirmi affamata dai miei desideri.
Jay Miriam: Katarina ed io siamo entrambe delle narratrici, nel senso tradizionale del termine.
AG:
Katarina, conoscevi già il lavoro di Jay? E tu Jay? Come avete affrontato
questa doppia personale?
KJ: Mi sono messa in contatto con Jay e con il suo lavoro alcuni anni
fa tramite Instagram, e abbiamo poi deciso di vederci a New York: da allora siamo
rimaste molto amiche. Avevamo programmato che Jay venisse a trovarmi in Texas
per lavorare insieme alla mostra, ma alla fine abbiamo deciso di connettere le
nostre menti virtualmente, dal momento che entrambe siamo madri più o meno da
poco tempo. Credo che ad un livello puramente visivo i nostri lavori, i simboli
che impieghiamo e il modo di rappresentare i nostri pensieri siano diversi, ma
al contempo le opere comunicano e si completano a vicenda, esattamente come lo
avevamo sognato durante la pianificazione della mostra.
JM: Il lavoro di Katarina mi è stato presentato per la prima volta 2 anni fa e me ne sono innamorata immediatamente. Le ho scritto dicendole che avremmo dovuto pranzare insieme la prossima volta che sarebbe stata a New York. E così è stato: si trovava a New York quella settimana e ci siamo incontrate il giorno successivo …
AG: Quale argomento / aspetto / intuizione è stato decisivo nella scelta di alcuni dei vostri lavori per Lovers After Life?
KJ: La selezione di dipinti e disegni per la mostra è stata molto intuitiva. Stavo cercando dei lavori che sembrassero onirici, sinceri, e sottolineassero la leggerezza e le lotte interiori che noi tutti attraversiamo.
JM: Ogni opera è diversa e ha le sue peculiarità. È piena di segreti da scoprire per lo spettatore.
AG: Esiste un confronto autenticamente infinito tra pittura astratta e figurativa. Nei vostri quadri, la figura rimane centrale e ha diverse sfumature. Potete approfondire questo aspetto?
KJ: La figura e la storia potrebbero non essere nemmeno le più importanti rispetto al risultato finale e al messaggio, dal momento che la spontaneità – abbracciando gli errori e liberando la mente e la mano – è ciò che conta di più per me. Immagino che il motivo per cui continuo ad aggrapparmi alla figurazione sia l’atto reale di seguire la storia nella mia testa che mi porta ad un approccio così appassionato. Chissà come diventerò come pittrice?
JM: Tendo a concentrarmi sulle ombre. Anche le mie luci vivono in una gradazione di ombra.
AG: Voi due appartenete alla stessa generazione (entrambe siete nate nel 1988): come considerate il vostro ruolo di pittrici e artiste donne?
KJ: Penso che vedrò più chiaramente il mio ruolo di pittrice donna tra qualche anno. In questo momento, tutto ciò che sto cercando di fare è rimanere fedele a me stessa, incoraggiare gli altri e continuare a lavorare e crescere come pittrice e madre. Penso che sia una cosa importante e difficile da fare e continuo a guardare quelle donne che hanno gestito entrambe le cose e sono sopravvissute (e i loro bambini sono sopravvissuti !!!). Mi piacerebbe trovare più letteratura su questo, ma per fortuna ricevo molto supporto e saggi consigli dalle altre donne pittrici e madri che conosco.
JM: Non vedo un discorso di genere nell’arte. Alcune persone pensano che Balthus abbia dipinto in modo inappropriato perché era un uomo, ma adoro le sue opere. E le amerei altrettanto se fosse stata una donna a dipingerle.
English version
Until September 18th Richter Fine Art hosts the double solo show of Katarina Janeckova Walshe and Jay Miriam entitled Lovers After Life; the exhibition presents a corpus of new paintings and drawings by the two young artists, both born in 1988: a sincere dialogue in which the works act as a counterpoint to each other, concentrating the gallery space in a dreamlike exchange, at times surreal, and particularly sincere. If the relationship of continuity inherent to the works is evident in the room on the upper floor – a relationship of continuity clearly evident even in the harmony of the set-up choices – in the room on the lower floor takes place a small cabinet that collects a selection of drawings in which the figurative matrix finds its natural continuation in the evidence of the drawn stroke, in the soft and delicate lines. Janekova and Miriam’s painting demonstrates the preponderant force of the dreamy figure in which the imagination exasperates tones and shades, giving the figures almost titanic dimensions. A story through images in which levels of reality and fiction, lights and shadows, are exchanged and overlapped, and in which existence collects the suggestions of the everyday and those of the mind.
Angelica Gatto: Lovers After Life
is the title of your double show in Rome at Richter Fine Art; as explained in
the press release the title refers to the refinement of one’s own inner self, fantasies, myths
and imagination, viewed as a complementary addition to real life. Can you
explain your approach to this aspect and the way it is transferred into
painting as a medium?
Katarina Janeckova: About 7 years
ago I‘ve met my husband and moved from Europe to Texas where he was born. For years I struggled, missing what I
took for granted – walking through the city, observing and meeting people and
getting inspired by socializing with my friends. Suddenly I found myself in a
country where everyone drives their trucks instead of taking walks, cowboys
provide their meat from ranches instead of supermarkets and until I learned to
understand it and appreciate it the way I do now, I was spending the most of my
time in the studio under our house. It took me years of exploring my inner self
to realize how to find the happiness within and open my eyes to new type of
inspiration I have been overlooking at first. I think I have learned how to get
the most out of this new way of living and started to work with whatever I have
and do not have. I use my fantasy and stories created in my head for my own
amusement and growth, and together with daily reality and pleasant or less
pleasant routines they became the main source of my inspiration. Documenting my
real life is now blurring with the mirage of my inner world, creating a very
nice space to find my balance in. I tend to be overly optimistic, borderline
naive, impulsive with decisions, and sometimes painting it out seems to be a
healthy, satisfying and stimulating way for me to check back in with my
rational-self without feeling like I am starving myself from my desires.
Jay Miriam: Katarina and I are both storytellers in the traditional sense.
AG: Katarina, did you already know Jay’s
work? And you Jay? How are you experiencing this double show in Rome?
KJ: I have connected with Jay and her work
several years ago through the Instagram, we decided to see each other in NY and
stayed close friends ever since then. We planned on Jay coming to see me to
Texas and work on the show together, but in the end, we managed to get our
minds on the same level virtually, since we are both more-less fresh mothers. I
think physically our paintings, symbols, and the way of depicting our thoughts
are different but they communicate and complement with each other exactly the
way we dreamed it when planning the show.
JM: I was first introduced to Katarina’s work 2 year ago and I fell in love with it immediately. I wrote to her saying we should grab lunch the next time she is in NY. As it happened, she was in NY that week and so we met the next day…
AG: Which topic/aspect/insight has been decisive in the choice of some of your works for Lovers After Life?
KJ: Selecting the paintings and drawings for our show was very intuitive. I was going for pieces that feel dreamy, honest, and are pointing out the lightness and struggles of being we all go through.
JM: Each work is different and has its own aspect. Full of secrets for the viewer to uncover.
AG: There is an authentic never-ending comparison between abstract and figurative painting. In your paintings, the figure is still relevant and has different shades. Can you examine in depth this aspect?
KJ: To me the figure and the story might not even be the most important as far as the final result and message, since the spontaneity, embracing the mistakes, and freeing my mind and hand is what matters to me the most. I guess the reason why I keep holding on to figuration is that the actual act of following the story in my head that leads me to such a passionate approach. Who knows how I end up as a painter?
JM: I tend to focus on the shadows. Even my lights live in a gradation of shadow.
AG: You two belong to the same generation (you are both born in 1988): can you tell me how do you consider your role as a painter and a female artist?
KJ: I think I will see my role as a female painter clearer in few (or more) years. Right now, all I am trying is to do is stay true to myself, encourage others, and keep working and growing as a painter and a mother. I think it’s an important and difficult thing to do and I keep looking up to those women painters who managed this combination and survived (and their children survived!!!). I would love to find a more literature on that, but luckily, I have a lot of support and wise advices from the other women painters-mothers I know.
JM: I don’t see gender in art. Some people think Balthus painted inappropriately because he was a man, but I love his works. And I would love them just as much if he were a woman.