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Livorno in Contemporanea | Intervista ai curatori

[nemus_slider id=”50434″] Lo scorso novembre a Livorno è stata inaugurata  Livorno in Contemporanea, piattaforma di condivisione e riflessione sulle esperienze del fare contemporaneo declinata attraverso i progetti dei due artisti Maria Thereza Alves e Jimmie Durham. ATPdiary ha intervistato i curatori – CARico Massimo – per approfondire le ragioni di questo appuntamento, visitabile fino al 14 […]

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Lo scorso novembre a Livorno è stata inaugurata  Livorno in Contemporanea, piattaforma di condivisione e riflessione sulle esperienze del fare contemporaneo declinata attraverso i progetti dei due artisti Maria Thereza Alves e Jimmie Durham. ATPdiary ha intervistato i curatori – CARico Massimo – per approfondire le ragioni di questo appuntamento, visitabile fino al 14 dicembre.

ATPdiary: Poche settimane fa è stata inaugurata la prima edizione di “Livorno in Contemporanea”, un evento che consente alla città toscana di relazionarsi e dialogare con l’arte contemporanea. Ci spieghi le origini del progetto, le idee fondanti, gli obiettivi che lo contraddistinguono?

Alessandra Poggianti: “Livorno in Contemoparanea” è una piattaforma dedicata all’arte contemporanea che si svolge nella città Toscana. Nasce dall’iniziativa di un gruppo di professionisti attivi sul territorio e grazie all’appoggio delle Istituzioni, in particolare l’Assessorato alla Cultura del Comune di Livorno e il Centro per l’Arte Luigi Pecci di Prato che ha sostenuto il progetto attraverso il bando regionale “Cantiere Toscana. “Livorno in Contemporanea” mette, così, in campo per tutto l’anno azioni temporanee volte a definire percorsi esperenziali, produrre nuovi scenari urbani e riattivare la memoria dei luoghi. L’obiettivo è riattivare il territorio attraverso lo strumento culturale e artistico.

ATPdiary: Quali sono le peculiarità di questa edizione?

Alessandra Poggianti: Questa edizione si propone attraverso diverse azioni in diversi spazi e tempi di definire inediti scenari urbani e riattivare la memoria dei luoghi, intervenendo, così, in quel racconto del presente in modo partecipato. Abbiamo aperto la rassegna con un grande gioco urbano ideato da Alessandro Ceresoli e A12. Si chiama upGiotto e grazie al coordinamento di Rossana Ciocca sta girando le piazze d’Italia. A Livorno si è svolto nella bella piazza del Luogo Pio dove si affaccia una chiesa bombardata dalla II Guerra Mondiale che diventerà’ parte del Museo della città. La piazza ha ospitato centinaia di persone e si e’ trasformata in una enorme lavagna. Il secondo progetto e’ nato con la collaborazione dell’associazione REACT ed è stato all’interno di un magazzino di Beni Culturali dove ha lavorato Claudia Losi, una performance collettiva fatta di corde provenienti da diversi parti della costa che il pubblico ha intrecciato insieme ad esperti annodatori. Pochi giorni fa si e’ inaugurato il nuovo progetto di Jimmie Durham e Maria Thereza Alves. L’edizione si chiuderà a dicembre con un seminario di PIetro Gagliano’ sulla nozione del Monumento, una ricerca durata tutto l’anno che nasce proprio a Livorno, da quel basamento non finito che doveva ospitare il Monumento al gerarca fascista Costanzo Ciano.

ATPdiary: Avete invitato due artisti che hanno operato in stretta relazione col territorio, forse direi proprio a partire da esso: Maria Thereza Alves (San Paolo, Brasile, 1961) e Jimmie Durham (USA, 1940). Come mai avete scelto proprio loro due? Cosa vi interessa del loro lavoro?

Federico Cavallini: Sin dall’inizio dell’attività di Carico Massimo, l’associazione che ha curato questo progetto, abbiamo invitato artisti capaci di sviluppare progetti specifici per lo spazio espositivo, un magazzino portuale di stoccaggio merci costruito negli anni venti del secolo scorso, artisti interessati inoltre a relazionarsi con la città. Abbiamo sempre cercato di produrre i lavori a Livorno. In questo modo siamo riusciti quasi sempre a seguire l’intero processo creativo delle opere che successivamente abbiamo esposto, comprendendo ed imparando dal metodo di lavoro dell’artista.

Maria Thereza Alves e Jimmie Durham sono due artisti abituati da sempre a viaggiare, ad individuare e capire immediatamente gli aspetti sociali più nascosti e contraddittori, le peculiarità meno pubblicizzate dei posti visitati ed a restituirne sintesi   poetiche e non convenzionali. Prima di accettare il nostro invito hanno voluto visitare la città per rendersi conto degli spazi che li erano stati proposti e per cercare stimoli dall’ambiente che li avrebbe ospitati. Da quel momento sono passati quasi due anni e i progetti di entrambi col passare del tempo hanno subito modifiche e ripensamenti fino ad arrivare ad una forma mai definitiva.    

ATPdiary: Ci racconti brevemente che lavori hanno realizzato?

Maria Thereza Alves ha realizzato un progetto articolato in più fasi e sviluppato in molteplici forme iniziato e terminato al Mercato Centrale di Livorno. Comprende due video interviste: “Why Here?” una domanda indirizzata ai tanti lavoratori stranieri che si trovano all’esterno del Mercato ed ai profughi ospiti nei centri di accoglienza della città e “Qual è la tua pianta preferita?” , realizzata invece con tutti i frequentatori del mercato disposti a farsi intervistare. Una pubblicazione cartacea intitolata “Come le politiche agricole dell’Unione Europea influenzano l’economia dei paesi Africani” , frutto di una ricerca partita dalla movimentazione delle derrate alimentari del porto di Livorno. Un’installazione fatta con tavoli ricolmi di frutti e verdure coltivate in Italia ma originarie di paesi non europei allestita per l’inaugurazione al centro del salone principale del Mercato. Infine un pranzo pubblico realizzato dallo chef Massimo Neri, che su richiesta dell’artista ha preparato quattro ricette della cucina livornese, arricchite con l’aggiunta di ingredienti utilizzati prevalentemente nella cucina di comunità non italiane residenti a Livorno. Un lavoro complesso di ricerca sul territorio col tentativo di mettere in relazione persone talmente vicine da non riuscire mai ad incontrarsi, con la determinazione di abbattere la diffidenza svelando i luoghi comuni di una comunicazione falsata e stimolando la comprensione attraverso la conoscenza reciproca e l’esperienza comune. Jimmie Durham ha realizzato un’installazione dal titolo “Practically Pinnacle” posizionata davanti al portone d’ingresso del magazzino dove ha sede Carico Massimo. L’opera è un assemblaggio di oggetti recuperati a Livorno, una vecchia vasca da bagno indipendente in ghisa, dotata di piedini d’appoggio, posizionata sopra un’impalcatura da edilizia a circa tre metri d’altezza. Lo spazio espositivo interno è rimasto un contenitore vuoto, inutilmente illuminato come se dovesse nascondere qualcosa da mostrare. Invece tutto si svolge all’esterno, alzando appena lo sguardo sopra la propria testa ci si accorge di un oggetto estraneo che si confonde col colore della facciata per l’effetto  dell’illuminazione acida e giallastra di un alto lampione. “Practically Pinnacle” sembra una porzione di un’opera più vasta, la parte finale di un edificio verticale che ha perduto ogni sua funzionalità strutturale trasformandosi in decorazione. Un’opera che sembra, in qualche modo, relazionarsi con l’acqua, col porto e le imbarcazioni. Una nave ancorata pronta a salpare o a restare immobile per sempre. Un oggetto che come dice Durham “possa ricordare una forma più elevata di Marcel Duchamp, o Luis Bunuel”.

ATPdiary: Sul sito web di “Livorno in Contemporanea” leggo anche: “Tutti gli eventi sono affiancati da un programma didattico con l’obiettivo di avvicinare un ampio pubblico ai linguaggi dell’arte contemporanea”. Inoltre, in linea col programma del progetto, i due lavori proposti quest’anno coinvolgono spazi comuni e sociali, come il Mercato Comunale e gli spazi di Carico Massimo, “luogo di incontro e sperimentazione tra diverse economie artistiche”. Secondo te, come è possibile avvicinare davvero il “grande pubblico” all’arte contemporanea, non solo a livello partecipativo, ma mentale e intellettuale?

Alessandra Poggianti: Sicuramente si deve partire dalle fascia dei più piccoli, in particolare dalle scuole, infatti i progetti didattici curati dalla cooperativa Itinera di Livorno si sono rivolti proprio a loro. Poi abbiamo invitato artisti che lavorano in una forma relazionale e partecipata, che hanno aperto un dialogo con il contesto, coinvolgendo le comunità’   e i cittadini. Infine i luoghi scelti sono quelli di tutti i giorni, come il Mercato Centrale o luoghi da anni chiusi e in disuso che sono stati riaperti, le persone hanno rivisitato e riscoperto i propri ricordi riflettendo insieme agli artisti sulla memoria, le esperienze, gli affetti.

Claudia Losi,   Concha de Amor. photo di Daniele Signaroldi
Claudia Losi, Concha de Amor. photo di Daniele Signaroldi
Maria Thereza Aleves,   Why here? photo by di Diego Theo Pini
Maria Thereza Aleves, Why here? photo by di Diego Theo Pini
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