Testo di Aurelio Andrighetto —
Al Padiglione d’Arte della Fondazione Luigi Rovati Sabrina Mezzaqui ha allestito una mensa sulla quale poggiano tre urne in ceramica bianca. Ogni urna contiene della frasi trascritte su foglietti, alcuni ripiegati in quattro, altri a fisarmonica, altri ancora arrotolati.
Sotto lo sguardo vigile dell’artista i visitatori possono estrarre uno dei foglietti, solo uno. Mezzaqui sorveglia che l’azione si svolga correttamente. Azione, performance o rito augurale? L’esattezza con la quale l’estrazione si deve svolgere e il carattere delle frasi suggeriscono che il L’incorruttibile ricamo sia un rito augurale, come indicano anche le fotografie degli uccelli in volo nel libro che l’artista ha inserito nel suo progetto.
Nello spazio quadrangolare e “augurale” della pagina, gli uccelli scontornati diventano dei segni da interpretare. Insieme al volo degli uccelli, uno sfarfallio di origami in seta e le lettere di una poesia di Mariangela Gualtieri sospese in una griglia di fili arieggiano l’ambiente. Un soffio anima il piccolo padiglione, un ambiente intimo e raccolto. Sulla parete di sinistra una serigrafia evoca un paesaggio interiore.
Le frasi trascritte sui foglietti sono tratte da tre libri scelti dall’artista: Pablo d’Ors, Biografia del silenzio, Vita e Pensiero, Milano 2014; Eva Pierrakos, Il male e come trasformarlo, Edizioni Crisalide, Spigno Saturnia 2016; Eckhart Tolle, Un nuovo mondo, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2022. Estraggo una frase: “La formula è prendere le cose come sono, non come ci piacerebbe che fossero. Non si deve nuotare contro la corrente della vita, bensì a suo favore”.
Mezzaqui rievoca il genere letterario dei Libri di sorte: raccolte di sentenze oracolari consultate aprendo a caso il libro e puntando il dito su una frase qualsiasi. L’estrazione delle sorti, una pratica ampiamente diffusa nell’antica Roma sembra aver fornito all’artista un modello operativo. Le sorti romane non erano libri ma tavolette di legno o di bronzo con incise frasi, parole o semplici lettere. Le frasi trascritte sui foglietti ripiegati o avvolti da Mezzaqui mostrano una chiara relazione con l’estrazione delle sorti e di riflesso con i Libri di sorte, che iniziano ad apparire intorno al XIII secolo. Il questa pratica divinatoria confluisce il precedente uso di consultare libri omerici e virgiliani (Sortes homericae e Sortes vergilianae). Anche i Proverbi, i Salmi e i libri dei profeti del Vecchio Testamento, finché il concilio di Agde del 506 condannò tale uso delle sacre scritture. Naturalmente ciò non ebbe seguito favorendo il fiorire di altri generi letterari, tanto che il concilio di Trento (Sessione IV) dovette mettere all’indice i Libri della ventura (una versione dei Libri di sorte in cui si gettano i dadi per avviare la consultazione) che circolavano nel XV secolo (Giordano Berti, Storia della divinazione. Come gli uomini nei secolo hanno indagato il futuro, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2005, pp. 289-299). Come si sa, il divieto alimenta il desiderio di infrangerlo e subito dopo il concilio di Trento si assiste a una straordinaria proliferazione di questi libri.
Mezzaqui reagisce al divieto a distanza di quasi cinque secoli, entrando nello spirito della Fondazione Luigi Rovati per il quale il passato è sempre al presente. L’artista affida alle frasi trascritte sui foglietti il compito di tramettere un messaggio. Ognuno potrà “leggere e trovare in quella frase la risposta alle proprie domande”.
Le frasi sono state tratte dai libri seguendo le sottolineature e le frecce disegnate da Mezzaqui ai margini dei testi nel corso della loro lettura. L’artista usa le parole non le immagini, se non quelle suscitate dalla lettura delle frasi estratte dalle tre urne, ma le parole che sceglie attraverso una scansione visiva del testo rivelano la complessità di questa operazione.
Il suo approccio potrebbe essere ricondotto al momento in cui inizia ad essere messo in discussione lo statuto del linguaggio e quello delle arti visive senza ricorrere al modello competitivo. Potrebbe cioè essere ricondotto alla nozione di dialogo tra realtà diverse nel senso inteso da Michail Bachtin. Bisogna tuttavia riconoscere a Leon Battista Alberti di aver introdotto un elemento dialogico all’interno del modello competitivo. In Parola e immagine. Sentieri della scrittura in Leonardo, Marino; Foscolo, Calvino Eugenia Puricelli sostiene che il Paragone di Alberti è “il sintomo complesso non solo di una mera gara tra i linguaggi, ma soprattutto della rimessa in questione dello stato delle discipline e dei loro statuti” (Edizioni Cadmo, Fiesole 1996, p. 32).
A proposito di discipline che entrano in relazione tra loro, secondo gli studi di Stanislas Dehaene i circuiti neuronali preposti al riconoscimento dei contorni, presenti nel sistema nervoso dell’homo sapiens prima dell’invenzione della scrittura, si sono adattati ad un’attività cognitiva come la lettura (Les neurones de la lecture, Odile Jacob, Parigi 2007). Di questo riciclo neuronale scrive anche Irene Ferrara nel saggio: La grande invenzione. Storia del mondo in nove scritture misteriose (Feltrinelli, Milano 2019, p. 21). La possibilità di leggere i contorni degli oggetti allo stesso modo in cui leggiamo le lettere permette quindi uno scambio tra figurale e linguistico? Gli uccelli in volo, che Mezzaqui ha scontornato trasformandoli in segni da leggere e interpretare, appartengono a questa categoria di oggetti cognitivi?
L’artista si addentra in questo mondo di immagini cangianti, pronte a mutare in segni e simboli e viceversa (se “motivati” i segni linguistici possono trasformarsi in simboli), con la leggerezza dei suoi origami in seta e dei ricami che fioriscono in silenzio sulla tovaglia della mensa.
(L’incorruttibile ricamo ha avuto luogo dal 27 al 30 settembre 2023)