Tetso di Giulia Gaibisso —
Life and Herstories (Autobiografia come dialogo) è titolo del catalogo – Gli Ori, Pistoia, 2022 – dell’omonima serie di mostre, incontri e azioni curate da Daria Filardo negli spazi di Villa Romana a Firenze, dal 25/09/21 al 17/12/21. È il resoconto di un progetto che pur prevedendo limiti temporali, si perpetua nell’agire e nel riflettere collettivo. Nasce dalla trasmissione e dal dialogo, da un approccio alla pratica artistica che sfuma i contorni dell’opera, ne dilata i tempi, ne riscrive i confini, e che trasforma la scrittura d’arte (così come l’oggetto del suo interesse) in un’azione anti-eroica e anti-autoriale.
Il titolo stesso sembra suggerire un paradosso: nulla appare più solipsistico e distante dal dialogo dell’autobiografia. Eppure il controsenso è solo apparente, dal momento che la narrazione soggettiva costituisce il punto di partenza per comprendere e preservare la differenza e la varietà di prospettive.
Lo svolgimento e gli esiti del progetto, compresa la pubblicazione, testimoniano di un fare e di un pensare collettivo, di uno spazio che non è concesso ma è condiviso. Presupposto dell’intera esperienza, non a caso, è il coinvolgimento di studiose, critiche, scrittrici, artisti e artiste invitati a condividere pratiche e riflessioni, in un tentativo di integrazione (o riscrittura) della storia collettiva mediante quella personale. Un processo che restituisce alla realtà quella complessità sfuggita alle maglie del racconto ufficiale o, più probabilmente, da esso intenzionalmente esclusa.
Il simposio e l’intervista sono i principali strumenti esplorativi impiegati dalla curatrice per restituire, sotto forma di catalogo, la pluralità di voci che caratterizza l’intero programma. Le conversazioni e i testi contenuti nel libro permettono infatti di approfondire la poetica degli artisti partecipanti, così come di entrare in contatto con una scrittura autobiografica, quella di Sandra Burchi (ricercatrice indipendente) e Rachel Cusk (scrittrice), che si pone come ulteriore prova dell’inscindibile legame tra arte e vita.
La forma del simposio, proposta da Daria Filardo come attività d’esordio, è invece sia strumento volto alla creazione di una comunità di pensiero e azione che premessa al primo progetto espositivo: Stefania Galegati guida la stessa Filardo, Chiara Camoni, Sandra Burchi, Cecilia Canziani, Elena Magini e Arabella Nataliani nella realizzazione di un migliaio di cappelletti nel giardino di Villa Romana. La ripetitività del gesto favorisce la conversazione, trasforma lo spazio domestico in uno spazio comunitario, destinato sia all’attività manuale che a quella intellettuale.
Chiara Camoni si occupa della cena: i suoi Piatti, sculture in grés smaltato realizzati con cenere vegetale e sabbia di fiume, accolgono i cappelletti in un convivio pensato come ideale prosecuzione del simposio.
I Piatti recuperano poi lo statuto di opera d’arte per comparire nella prima delle due mostre previste dal programma di Life and Herstories, inaugurata il giorno successivo e dedicata proprio a Galegati e Camoni.
Tra i lavori esposti, Adzora (2021) di Stefania Galegati si presenta come una sorta di segno o forma residuale del simposio: l’impasto dei cappelletti e lo spianatoio compongono un’installazione sorprendentemente scultorea, la cui natura effimera sembra riecheggiare il carattere volatile, ma al contempo durevole, del sapere tramandato oralmente.
Se le opere delle due artiste si presentano come eloquenti esempi di un’autorialità collettiva fondata su un modello di pratica partecipativa, quelle di Helen Cammock, Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, raccolte nella seconda e ultima mostra, affermano il potere trasformativo del racconto autobiografico. Narrare equivale a destabilizzare il pensiero maggioritario e a proporre un’alternativa alle storiografie correnti.
Le esperienze familiari nel lavoro di questi artisti si sovrappongono alla Storia ufficiale: sono strategie di affrancamento emotivo e culturale, o semplicemente mezzi per ricucire strappi.
Generalmente le buone famiglie sono peggiori delle altre (2010), per esempio, nasce dalla volontà di Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini di costruire un archivio familiare, un’eredità per immagini destinata a Rosa Dao, figlia adottiva della coppia. Il racconto, trasmesso su doppio schermo, ha il compito di risanare una frattura, sopperire alla mancanza di una memoria comune.
In Changing Room (2014) Helen Cammock risemantizza brani tratti dalla tradizione letteraria, critica e filosofica fondendoli alle proprie memorie personali, al ricordo di suo padre, insegnante d’arte emigrato nel Regno Unito dalle Barbados. La prospettiva intimista che caratterizza il racconto si apre alla denuncia delle difficoltà di integrazione e delle ingiustizie subite.
In Life and Herstories prende così corpo l’idea di opera d’arte come «possibilità di incontro, un invito a partecipare rivolto dagli artisti a ognuno di noi».
La citazione tratta da Autoritratto (1969) di Carla Lonzi, l’esempio più emblematico di un pensiero critico profondamente radicato nell’esperienza di vita e nel dialogo, si giustifica a partire dalle stesse parole di Filardo: «Uno dei contributi più interessanti che Carla Lonzi ci lascia è proprio la ricerca di un linguaggio, che mescola necessariamente arte e vita e fa del discorso autobiografico una forma continua di confronto e di dialogo».
Questo approccio, posto a fondamento delle scelte curatoriali di Life and Herstories, deriva dalla convinzione che sia necessario adottare una prospettiva situata tanto nel discorso politico quanto in quello artistico, per proporre nuovi metodi di rappresentazione e descrizione storica.
Life and Herstories (Autobiografia come Dialogo)
GLI ORI
Curatore Daria Filardo
Testi di: Daria Filardo, Sandra Burchi, Rachel Cusk, Chiara Camoni, Stefania Galegati, Ottonella Mocellin/Nicola Pellegrini Lingua Italiano e inglese
ISBN 978-88-7336-888-5
Dimensioni 17×24
Num.Pagine 96
Prezzo 20,00 €