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Lecce Art Week 2021

Anche quest’anno si è rinnovato l’appuntamento con la LECCE ART WEEK. La seconda edizione, ideata e organizzata da PIA – a circulating place for artists and curators, ha visto la partecipazione di diverse realtà della provincia (e non solo): il...

Lecce Art Week_L’ira di Irene – Processione – ph Raffaella Quaranta
Lecce Art Week_L’ira di Irene – Processione – ph Raffaella Quaranta

Anche quest’anno si è rinnovato l’appuntamento con la LECCE ART WEEK. La seconda edizione, ideata e organizzata da PIA – a circulating place for artists and curators, ha visto la partecipazione di diverse realtà della provincia (e non solo): il Polo Bibliomuseale della città; la Fondazione Biscozzi | Rimbaud, nata nel 2018 per volere dei collezionisti Luigi Biscozzi e Dominique Rimbaud; Progetto, galleria d’arte contemporanea diretta dall’artista Jamie Sneider; Palai, mostra che ha coinvolto dieci gallerie, con oltre 40 artisti da tutto il mondo; Instudio, archivio digitale dedicato agli spazi di lavoro degli artisti, fondato nel 2015 da Davide Daninos e Jacopo Menzani, e curato attualmente assieme a Elena D’Angelo; Manifatture Knos, spazio laboratoriale e multidisciplinare nel quartiere Salesiani della città; giardino project, progetto curatoriale avviato nel 2020 da Giuseppe Amedeo Arnesano nel comune di Trepuzzi (LE); Linea, spazio di produzione, spazio dedicato alla fotografia, fondato recentemente da Alice Caracciolo.

A inaugurare la rassegna sono stati due eventi promossi da PIA: il talk Arte e spazio pubblico, tenuto dall’artista Liliana Moro e dalla curatrice Barbara Casavecchia a Palazzo Turrisi-Palumbo (Lecce), e la collettiva Fuzzy Games, a cura di Marta Montoni, organizzata presso l’ex Ospedale dello Spirito Santo di Lecce e composta dalle opere degli studenti del corso di arti visive e cultura contemporanea – Nausica Barletta, Veronica Centonze, Alessio Cerfeda, Daniela D’Amore, Maria Cristina Frisullo, Rachele Montoro, Federico Rizzo, Ivan Romano, Veronica Vergari – la quale ha sancito la fine del percorso formativo promosso dalla scuola. 

In parallelo, e fino al termine della LECCE ART WEEK, gli studenti e le studentesse sono stati, inoltre, impegnati nel laboratorio di co-creazione Inside Out, diretto dalla visiting artist e dalla visiting curator dell’edizione 2021: Liliana Moro e Barbara Casavecchia hanno, infatti, guidato il gruppo in ambienti privati e pubblici della città, alternando sessioni in studio, passeggiate e azioni performative confluiti ne L’ira di Irene – dal nome della santa protettrice della provincia salentina fino alla metà del Seicento – opera realizzata in cartapesta leccese grazie alla collaborazione di Stella Ciardo e Luigi Manca, rispettivamente artigiana e artista visivo impegnati nel lavorare la materia con differenti approcci.

Lecce Art Week_L’ira di Irene – Processione – ph Raffaella Quaranta
Lecce Art Week – Preparazione de L’ira di Irene – ph Raffaella Quaranta

“Insieme a Liliana, abbiamo pensato che il modo migliore per misurare la relazione tra arte, cura e spazio pubblico, tema che ci è da sempre caro, fosse quello di attraversarlo tutti insieme – commenta Barbara Casavecchia – Dopo un momento iniziale di confronto presso la sede PIA, abbiamo camminato in giro per Lecce facendoci guidare dalle scelte, dai racconti e dalle prossimità dei e delle partecipanti al seminario. Alcuni dei luoghi prescelti erano monumentali, altri piccoli scorci, scalinate, giardini condominiali, il cimitero, un bar: quasi tutti attraversati e frequentati spesso, in passato e nel presente. È stato durante un momento della nostra itineranza che abbiamo pensato che si potesse riattivare la funzione della colonna sulla quale ha trovato posto L’Ira di Irene. Collocata in città durante il ventennio fascista, per ribadire la centralità dell’Impero Romano rispetto alle radici policulturali del Sud, ci è sembrata una buona base attorno alla quale articolare delle riflessioni, soprattutto in anni come quelli recenti in cui si ragiona molto sulla funzione dei monumenti, sul tipo di storie che raccontano, sul genere di impatto (anche inconsapevole) che impongono alle nostre educazioni. Credo che ci abbia colpito non poco anche la totale assenza di monumenti dedicati a figure femminili, al di là delle sante d’ordinanza. Riappropriarsi di alcuni spazi collettivi, anche in modo effimero, consente di ridiscuterne la funzione condivisa – conclude la visiting curator. 

“Come ha raccontato Barbara – prosegue Liliana Moro – abbiamo trascorso molto tempo insieme, abbiamo attraversato la città in tutti i suoi angoli e in questi giri abbiamo incontrato e conosciuto anche le botteghe che lavorano la cartapesta, materiale che ha una lunga tradizione a Lecce. Penso alla bottega di Stella Ciardo che ci ha fatto conoscere storia e tecniche di questo materiale ‘povero’, versatile e anche ecologico. Stella si è resa disponibile dandoci una grande mano nella realizzazione della nostra scultura collettiva dedicata a Sant’Irene. Sant’Irene è stata patrona di Lecce fino al 1600 quando fu sostituita da Sant’Oronzo. Veniva invocata contro i fulmini. Da qui l’idea di dedicarle una scultura realizzata in cartapesta composta da un gruppo di saette color magenta dal titolo L’Ira di Irene. Dal laboratorio di PIA dove l’abbiamo realizzata con una breve processione l’abbiamo portata nella piazzetta di fronte Porta Rudiae e collocata sopra la colonna. Come già detto c’è una quasi totale mancanza di monumenti dedicati a figure femminili che diano risalto alle qualità intellettuali scientifiche o umanistiche e non solo alle qualità fisiche”.

Lecce Art Week_ Fuzzy Games – installation view – ph Raffaella Quaranta
Lecce Art Week_The hidden Idume – Nella bottega dell’artigiana Stella Ciardo – ph Raffaella Quaranta

Proseguita fino al 16 settembre, LECCE ART WEEK si è articolata attraverso una serie di incontri, laboratori e visite guidate riunite, come successo lo scorso anno, sotto il nome del fiume semi-sotterraneo Idume: The Hidden Idume, esplorazioni della città attraverso la scoperta delle realtà artistiche e artigianali, ha costituito, infatti, un forte trait d’union per l’intera manifestazione. A completare il programma sono state l’opening del Fondo Carmelo Bene, presso il Convitto Palmieri, che raccoglie un cospicuo numero di volumi, manoscritti, costumi di scena, fotografie e registrazioni audiovisive dell’attore e regista; la mostra Autoreduction di Dora Budor presso la galleria Progetto, con interventi di Michèle Graf, Selina Grüter, Niloufar Emamifar, Noah Barker e Ser Serpas – in corso fino al 30 settembre 2021; la performance The desert we sang so long di Marco Vitale e Marco Musarò, avvenuta nel contesto di Palai, a Palazzo Tamborino Cezzi (Lecce), quale secondo (e ultimo) appuntamento del Volume 1. La condizione umana di giardino project – il primo si è tenuto il 21 luglio 2021 nello spazio di Trepuzzi (LE) con il talk Forme di sciopero nell’economia della presenza: dallo sciopero umano al femminismo estatico di Lucrezia Calabro Visconti; la retrospettiva Angelo Savelli (1911-1995). L’artista del bianco, in corso fino al 7 novembre 2021, la quale ha aperto il ciclo di mostre temporanee che si terrà presso la Fondazione Biscozzi Rimbaud; la collettiva Cloud – Online traces offline and viceversa degli artisti Marco Gravante, Marcello Nitti e Fabrizio Riccardi, inaugurata da Linea il 15 settembre e aperta fino all’8 ottobre 2021, accompagnata da un testo di Antonia Treccagnoli; infine, la screening night di Instudio, con i video Progress vs Regress (2016) e Progress vs Sunsets (2017) di Melanie Bonajo, presentati presso Manifatture Knos.