Fino al 25 maggio kaufmann repetto ospita la personale di Nina Canell, che si apre con un’opera visibile dall’esterno dal titolo Foreground, un’antenna a banda larga di recupero, che richiama le forme di una lunga strada in prospettiva. La mostra – che prende in prestito il titolo dalla più piccola, trasparente ed invisibile opera esposta, Metallurgic Weather (2019) – presenta un nuovo corpo di opere dal titolo Polyethylene Feel, associate ad altre molto recenti, prodotte negli ultimi due anni.
Le sale della mostra si articolano in modo semplice, minimale e apparentemente freddo, ma solo a una prima, rapida occhiata. Attraversando lo spazio, le cui pareti bianche e luci al neon sono famose per creare un certo “effetto aura” infallibile, ci si rende rapidamente conto di una cosa: quello che si sente, non è solo ciò che si vede; camminando tra le installazioni e le sculture si percepisce è un’invisibile nesso tra le opere.
Per Nina Canell la scultura è una condizione, un’alterazione di stato, e sembra dircelo molto chiaramente il titolo dell’opera Moody, una scultura violacea, composta da forme sferiche ready-made su cui agisce l’azione dell’aria gassosa che la circonda.
Esiste tra le opere una struttura impalpabile, una vicinanza che non si esaurisce. Sfuggenti e impalpabili, i loro significati restano sospesi, quasi aleatori. Canell sceneggia un testo comprensibile ma incompleto, e lo fa servendosi di un vocabolario d’interruzioni intuibili. Crea cortocircuiti visivi e concettuali tra fattori che si possono considerare agli antipodi. Agli occhi dello spettatore – che in quest’occasione è più che altro chiamato a interpretare il ruolo del complice filologo – Metallurgic Weather è come una frase interrotta a metà.
Resistenze elettriche, fonti di calore, cariche statiche e tracce di polvere pervadono la mostra. Gli elementi ci invitano ad essere osservati uno per uno, diventano forze attive. Le sculture e le installazioni di Canell invadono lo spazio del visitatore, lo stimolano con infinite suggestioni conducendolo in un territorio a metà strada tra costruzione artistica e sperimentazione scientifica.
Da quali fonti arrivino queste onde energetiche, non è dato saperlo. E il trasmettitore in esterno sull’antenna di recupero (Foreground, 2019)? E i cambiamenti di stato della materia variabili nel tempo (Muscle Memory, 2019), le micro-cariche di rame conduttore (Polyethylene Feels, 2019)? E il ricevitore radio a onde corte posato a terra (Background, 2019)? Tutti questi sistemi esistono per davvero o si limitano ad espandersi nell’infinito territorio dell’immaginazione?
Al di la delle risposte senza esito, quel che conta è che si sia innestata la percezione di un campo magnetico, che si sia materializzata la contraddizione tra il visibile e l’invisibile. Come un velo di particelle elettrostatiche copre gli oggetti e le superfici, così un’impercettibile patina di materia particolata riveste il tutto. Forse è proprio vero quel che si legge nel celebre Tao Te Ching: fa più rumore un albero che cade, rispetto a una foresta che cresce. È così che l’inesistente si manifesta, in un salto quantico.
Nina Canell
Metallurgic Weather
Fino al 25 maggio 2019
kaufmann repetto, Milano