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Le Onde | P420, Bologna

Come ogni anno verso la fine di giugno a Bologna è tornato Opentour: un’iniziativa che vede coinvolte molte gallerie e luoghi espositivi della città, che mettono a disposizione i propri spazi agli studenti dei corsi biennali specialistici e dell’ultimo anno dei corsi triennali dell’Accademia di Belle Arti. La galleria P420 ha partecipato al programma dell’anno […]

Lucia Letizia Perillo, Religes, 2023, piroincisione su velluto sintetico, 5 elementi cm. 160 x 140 cad. | Courtesy l’artista e P420, Bologna | Foto Carlo Favero

Come ogni anno verso la fine di giugno a Bologna è tornato Opentour: un’iniziativa che vede coinvolte molte gallerie e luoghi espositivi della città, che mettono a disposizione i propri spazi agli studenti dei corsi biennali specialistici e dell’ultimo anno dei corsi triennali dell’Accademia di Belle Arti. La galleria P420 ha partecipato al programma dell’anno corrente con la collettiva Le Onde (fino al 22 luglio), curata da Davide Ferri in collaborazione con Lorena Bucur e Giacomo Mallardo. Il titolo della mostra, che raccoglie i lavori di nove giovani artisti ed artiste, si rifà al romanzo sperimentale omonimo (1931) di Virginia Woolf, un susseguirsi di soliloqui che si intrecciano nel raccontare le vite dei sei personaggi, i cui ondivaghi ritmi interiori sono rapportati e contrapposti ai tempi ciclici della natura, in particolare alla giornata scandita dalla luce solare e ai corsi e ricorsi delle maree. Lo stile narrativo del romanzo ispira una mostra concepita pensando proprio ai moti ondosi e alla risacca come modelli di articolazione dell’allestimento. L’immagine dell’onda è immediatamente restituita dall’installazione NO SENSE OF PLACE. Intenzioni percettive (2022) di Giulia Querin, che attraversa la sala: tante piccole “mani” in ceramica smaltata, guizzanti come fiammelle, proliferano sul pavimento e si arrampicano sulla parete sinistra. A giudicare dalla coreografia coerente che disegnano nello spazio, appaiono in verità più come una comunità di esseri che si muove in branco, colonizzando il white cube; un gruppo di individualità connesse in una mente-alveare, che ricordano il coro di voci del romanzo di Virginia Woolf. Fanno da contrappunto cromatico, sulla parete opposta, le cinque piroincisioni su velluto sintetico dal titolo Religes (2023), ad opera di Lucia Letizia Perillo. Su queste bande verticali che paiono stendardi – o magari vele di una nave – l’autrice ha tratteggiato a fiamma le sagome evanescenti di edifici e tralicci visti dal finestrino di un treno in movimento. La disposizione stessa degli elementi di velluto segue un ritmo di oscillazione che ricorda in sé il moto ricorsivo delle onde, ben adatto a trasmettere il senso di movimento e la fugacità delle istantanee di paesaggio ritratte.

Opentour 2023, Le onde, 2023, installation view, P420, Bologna | Courtesy P420, Bologna | Foto Carlo Favero

Lavoro dopo lavoro si costruisce così un immaginario marino, di cui è fulcro la piccola àncora appesa alla parete di fondo che, assieme ad alcuni ami ammonticchiati a terra, costituisce l’installazione The symbols (2023) di Siyang Jiang. In un sistema caratterizzato da dinamismi impliciti, l’iconografia dell’ancora rappresenta infatti un raro punto fermo da cui osservare il turbine di forze in gioco, che invece sembra aver catturato le opere di Sara Cortesi: quella che pare essere una vela lacerata (Vitrail, 2023) e alcune armi antiche – forse relitti di una nave naufragata – riemerse, ricoperte da concrezioni, dal fondo del mare (Frammento, lancia del destino, 2023; Les armes, les lances, les fleurs, 2023). Più in generale tutte le opere, nei loro variabili formati e media, sembrano essere state trascinate e disposte nella loro posizione attuale dalla risacca di un mare nel frattempo ritiratosi, come le alghe sulla spiaggia dopo una mareggiata. Ciò è particolarmente evidente nelle undici piccole sculture in gesso e argilla di Riccardo Brevini, dal titolo Produzione di Coppia (2019-2023), disseminate sul pavimento a piccoli gruppi (la loro forma, che ricorda delle concrezioni calcaree, è stata determinata dallo scoppio di petardi all’interno dei composti). I continui flussi e riflussi energetici che pervadono ineffabilmente lo spazio sono catturati visivamente solo nei dipinti e nelle opere di grafica disseminati sulle pareti.

Giulia Querin, NO SENSE OF PLACE. Intenzioni percettive, 2022, ceramica smaltata, dimensioni variabili | Courtesy l’artista e P420, Bologna | Foto Carlo Favero

Le grafiche a cera molle e toner transfer su carta di Veronica Bragalini sembrano fissare l’equilibrio dinamico di forze in rigorose composizioni astratte, in cui le geometrie si toccano articolando equilibri precari (Magnete, 2023), si allineano ad incastro (Amelia, 2023), si sovrappongono come prevaricandosi a vicenda (Dropshot, 2023); l’autoritratto circolare dell’artista, onnipresente, di volta in volta fluttua alla deriva o si incastona in sistemi più stabili, come ricercando il proprio posto nel flusso. La ricorsiva alternanza tra stati di quiete e picchi energetici, tra staticità e dinamismo caotico, emerge dal confronto sulle pareti opposte della sala dei piccoli dittici di Cecilia Grelli, campiture monocrome turbate qua e là solo da macchie tenui e strisce vaporose di colore, con i dipinti più assertivi di Jingyan Ding, in cui la materia del soggetto si liquefa come in una colata lavica senziente. Lo scontro fra quiete ed entropia che emerge dai rapporti di forza tra un’opera e l’altra della mostra pare regolato dallo sguardo severo dell’arbitro cosmico protagonista del quadretto dal titolo Gemini (2022) di Giulia Querin. Ad attivare ed alimentare la mostra di nuove energie ha contribuito la performance Singing for the corner di Anna Tappari, svoltasi per un totale di sei iterazioni tra il 22 e il 24 giugno nella sala che ospita la collettiva. L’artista ha intonato una canzone folk inglese che sembrava richiamare il canto di una sirena, registrata e riprodotta in loop da quattro speaker posizionati agli angoli della stanza, a costruire un tappeto sonoro risonante nelle altre opere in mostra.

Sara Cortesi, Vitrail, 2023, agar agar, colorante alimentare, argilla, cm. 25 x 55 | Courtesy l’artista e P420, Bologna | Foto Carlo Favero
Opentour 2023, Le onde, 2023, installation view, P420, Bologna | Courtesy P420, Bologna | Foto Carlo Favero