Le immagini e le cose. What Mad Pursuit

A cura di Francesco Zanot, la mostra espone Aglaia Konrad, Armin Linke e Bas Princen
14 Aprile 2023
Exhibition WHAT MAD PURSUIT. Aglaia Konrad, Armin Linke, Bas Princen, Teatro dell’architettura Mendrisio, Photo by Enrico Cano
Armin Linke G8 summit, Genova, Italia, 2001. Stampa cromogenica © Armin Linke 2023, courtesy Vistamare Milano / Pescara

“In natura le specie ibride sono generalmente sterili, ma nella scienza è spesso vero il contrario. I soggetti ibridi sono molte volte eccezionalmente fertili, mentre se una disciplina scientifica rimane troppo pura è destinata a deperire”. Così scrive Francis Crick, titolare della scoperta della struttura del DNA con James Watson, nel libro “What Mad Pursuit”. Proprio con queste intenzioni il Teatro dell’architettura Mendrisio ospita l’omonima mostra “WHAT MAD PURSUIT. Aglaia Konrad, Armin Linke, Bas Princen” a cura di Francesco Zanot, promossa dall’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera Italiana ed esposta fino al 22 ottobre 2023.

Si tratta di un’esposizione fotografica che non solo parte da un processo di collaborazione tra i tre artisti, ma che esiste come effettiva occasione di intreccio e di scambio tra di loro, secondo una precisa commistione di intenti e visioni. In effetti, se ciascuno di loro lavora con la fotografia, non è da considerarsi un fotografo di architettura; piuttosto impiega il costruito come spazio di esplorazione dell’attività fotografica stessa, generando un corollario di riflessioni come le relazioni tra architettura e politica, il rapporto tra passato e presente e la dialettica tra documentazione e interpretazione. In questo senso, la mostra riflette ben oltre la fotografia intesa come tecnica documentaria, intende anzi mettere in discussione questa accezione perimetrale dell’atto fotografico e proporne una radicale re-visione. Il casus per svolgere questo svelamento di significato è il Teatro di Mario Botta, che si fa un vero e proprio palcoscenico di dialogo e di continua negoziazione tra lo spazio reale e quello fotografato. L’architettura è quindi l’occasione di stimolo di riflessione sul tema dello spazio: “Lo spazio interno all’inquadratura e quello esterno diventano oggetto di studio ma anche di radicale re-visione attraverso la mediazione fotografica”, riporta Zanot. Abolendo la consuetudine della rappresentazione bidimensionale, le opere accendono quindi un prisma di interpretazioni, arricchendosi di una molteplicità di “strati di significato”. Per questo, “la fotografia riaccende e riavvia”. 

Exhibition WHAT MAD PURSUIT. Aglaia Konrad, Armin Linke, Bas Princen, Teatro dell’architettura Mendrisio, Photo by Enrico Cano

Forti di questo comune doppio scambio tra spazio fotografato e reale, i tre artisti hanno saputo elaborare tre diverse strategie di display ancora una volta con un proposito condiviso: intendere la fotografia come oggetto, stabilirne un valore materiale e tridimensionale. Per questa ragione, la messa in scena degli elaborati è non solo una connessione con il contesto, ma un effettivo laboratorio ternario di cosificazione dell’atto fotografico. In questo senso, la mostra può essere considerata come mostra di verifica – per citare il magistero di Ugo Mulas, ovvero come un processo di ricerca espositiva che gli artisti hanno saputo condurre, insieme.

Aglaia Konrad è presente con la sua serie fotografica Shaping Stones, nella quale si dedica ad uno studio ecologico, vale a dire delle relazioni tra uomo, società e ambiente e quindi di domesticazione del territorio. Raccoglie rappresentazioni tanto di edifici eminenti quanto di manufatti anonimi, talvolta rasenti l’autocostruzione. Curioso come Konrad non eserciti distinzioni temporali, coinvolgendo insieme il costruito antico e contemporaneo e anzi anche il non-costruito, vale a dire la rovina o il frammento. È il caso di un grande portale di Henry van de Welde demolito, riassemblato e fotografato, o di una serie di riflessioni fotografiche sulla città di Atene. Un paragrafo riguarda inoltre le cave di marmo di Carrara, che idealmente dialogano con i cubi beton brut della chiesa di Wotruba, capolavoro del brutalismo viennese. Trait d’union di questo metapaesaggio è la modalità di esposizione: gli scatti in bianco e nero sono applicati in grandi formati direttamente sulla parete in calcestruzzo, quasi a volerne condividere la texture. Questa intuizione espositiva si fa ulteriormente coinvolgente nella misura in cui interagisce con le pareti concave del Teatro. Passato e presente, potere e fragilità, persistenza e trasformazione: la superficie architettonica si fa quindi schermo di questo lavoro sculturale di Konrad.

Exhibition WHAT MAD PURSUIT. Aglaia Konrad, Armin Linke, Bas Princen, Teatro dell’architettura Mendrisio, Photo by Enrico Cano
Armin Linke Wittgenstein House, Vienna, Austria, 2000 Stampa cromogenica © Armin Linke 2023, courtesy Vistamare Milano / Pescara

Armin Linke attinge al suo archivio e propone una collezione trasversale di fotografie, che per questo spaziano dagli anni Ottanta ad oggi. Per tale ragione, l’artista compie un lavoro di risignificazione dei suoi elaborati esplorando il suo stesso archivio e le sue modalità di funzionamento. Estratte chirurgicamente dal loro album di appartenenza, le immagini generano una nuvola di eventi e geografie tra di loro non adiacenti e per questo documentano una realtà speculativa e fittizia, quasi come un corpus letterario che mai dimentica, ad esempio, la presenza e l’azione dell’uomo: il fattore antropologico è forse una possibile linea guida di questa sezione. Di grandissimo significato, particolarmente in questo caso, il display che l’artista compone, non senza riferimenti alla grande museografia italiana del Dopoguerra. Oscillando tra suggestioni ora alla Franco Albini, ora alla Carlo Scarpa, Linke compone una incredibile scenografia di immagini ai limiti dell’installazione, in una “tensione semantica” dove le fotografie vengono es-poste e innestate rispettando una specificità tecnica del luogo, vale a dire i piccoli vani nei quali scorreva il sistema di trattenimento delle casseformi delle due pareti del getto. Per questo, Linke compone una rapsodia di immagini che si porgono dalla parete verso il visitatore, o di meravigliose macchine espositive di pannelli di vetro e immagini su stampa in tessuto. 

Infine, Bas Princen indaga sulla natura del paesaggio in rapporto all’architettura e sviluppa una operazione di “dissezione delle immagini” che si conclude con l’esposizione di dettagli e particolari salienti. Questo gioco di scala segue un processo normalmente inverso rispetto alla fotografia di architettura: l’elogio del particolare anziché la sua miniaturizzazione. Con l’ingrandimento a dismisura di certi frammenti o la volontà di soffermarsi sulle immagini entro le architetture, Princen indaga su dei veri e propri eventi iterativi di un’immagine, come nel caso della Cappella Spada di Roma. In un serie di opere realizzate dal 2018 al 2023, di grande curiosità sono da un lato il sovrapporsi di autorialità all’interno di ciascuna opera, e dall’altro il suo voler tradurre un fatto tridimensionale in un’immagine sostanzialmente bidimensionale. Lo stratagemma risolutivo è ancora una volta la tecnica di stampa in questo caso su carta di riso, che permette una restituzione di rilievo e volume ai soggetti. 

Per concludere con le parole del curatore, questa mostra è “una sfida a qualsiasi tentativo di semplificazione della fotografia e del rapporto tra fotografia e architettura”. Sfida che vince con grande merito.

Exhibition WHAT MAD PURSUIT. Aglaia Konrad, Armin Linke, Bas Princen, Teatro dell’architettura Mendrisio, Photo by Enrico Cano
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