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La sfida al labirinto del Padiglione Italia di Milovan Farronato

Si è tenuta presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali di Via del Collegio Romano la conferenza stampa di presentazione del progetto ospitato dal Padiglione Italia in occasione della 58esima edizione della Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, Né altra Nè questa: La sfida al Labirinto, a cura di Milovan Farronato, […]

LABIRINTICI’ dal catalogo, ph Giovanna Silva
LABIRINTICI’ dal catalogo, ph Giovanna Silva

Si è tenuta presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali di Via del Collegio Romano la conferenza stampa di presentazione del progetto ospitato dal Padiglione Italia in occasione della 58esima edizione della Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, Né altra Nè questa: La sfida al Labirinto, a cura di Milovan Farronato, con la partecipazione di Enrico David, Chiara Fumai e Liliana Moro. Alla presenza di Alberto Bonisoli, Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Paolo Baratta, Presidente della Biennale di Venezia, Federica Galloni, Direttore Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane e Commissario del Padiglione Italia, Milovan Farronato, Curatore del Padiglione Italia 2019, è stato presentato alla stampa il lavoro che il curatore e il suo team, di concerto con alcuni dei principali obiettivi della Biennale e del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, si apprestano a mostrare al pubblico di questa nuova edizione della storica rassegna internazionale di arte contemporanea.
Come spiega Federica Galloni, Commisario del Padiglione Italia, “attraverso bandi e programmi abbiamo sia favorito la conoscenza dei nostri artisti all’estero sia invitato i curatori delle principali istituzioni culturali internazionali a conoscere i nostri artisti one to one, e questo ha avuto dei risultati notevoli” anche grazie al plauso generale rivolto al progetto dell’Italian Council che ha promosso la produzione e diffusione dell’arte contemporanea italiana sia su territorio nazionale che all’estero. “Il progetto Né altra Né questa di Milovan Farronato” – prosegue Galloni – “è in linea con le suggestioni del tema principale – May You Live In Interesting Times – che il curatore Ralph Rugoff ha voluto darci, cioè quello di andare ad indagare sulla precarietà dell’esistenza fornendo una guida per l’uomo. Milovan ha voluto individuare una sua strategia, un suo filone narrativo, proprio nella sfida del tema del labirinto”.

LABIRINTICI’ dal catalogo, ph Giovanna Silva
LABIRINTICI’ dal catalogo, ph Giovanna Silva

Nell’arduo compito di curare un padiglione con un’estensione di 1200 mq, la scelta curatoriale di Milovan Farronato appare inequivocabilmente indirizzata e coerente. Farronato ha esposto con estrema chiarezza non soltanto i temi, ma anche e soprattutto l’apparato critico e metodologico messo in campo. Da questo punto di vista, l’intervento di Paolo Baratta, Presidente della Biennale di Venezia, non soltanto ha chiarito il ruolo e la funzione della Biennale come istituzione, ma ha posto in luce il ruolo del curatore in un ambito molto spesso accidentato dall’autoreferenzialità, aspetto questo che non sembra affatto toccare la metodologia e le scelte operate da Farronato.
Sul ruolo esercitato dalla Biennale, e sulla sua funzione, Baratta è molto chiaro: “La Biennale è un luogo di dialogo, perciò il primo requisito che un padiglione deve avere è quello di saper instaurare un dialogo tra visitatore e arte; essa è un luogo di libero scambio fondato sul rispetto reciproco e il riconoscimento reciproco. La Biennale è un’istituzione della mediazione nel campo delle arti, è un luogo della mediazione univoca che porta l’opera direttamente di fronte allo spettatore, lasciando ad altri attori del sistema delle arti i ruoli di mediazione più complessa”. Pensiero critico, analisi, riflessione, sono i compiti demandati in prima istanza al curatore che articola un discorso di senso in cui la complessità diventa il tramite privilegiato per attivare un rapporto di interscambio con lo spettatore senza pregiudicare alcun tipo di scelta da parte di quest’ultimo. È al contempo un invito e una sfida, “una singolar tenzone” la definisce Baratta, nel riformulare costantemente le infinite possibilità di scambio tra opera e spettatore, e tra artista e spettatore, in una ricerca costante che ha alla base la scoperta e la riscoperta dell’altro da sé, insieme alla attivazione di un ruolo fondamentale da parte dello spettatore.

Come spiega infatti Farronato “Il labirinto è un sistema di display, all’interno del quale creare una narrativa spezzata e non lineare. Sarà l’osservatore a dover scegliere quale strada percorrere per poi magari tornare sui propri passi”. Passando attraverso l’antinomia tra metafora della complessità, vista nei termini di un arricchimento continuo e costante, e figura perfetta e razionale, il labirinto manifesta la propria iperbolica natura paradossale in cui la perdita di punti di riferimento spazio-temporali è funzionale al ritrovamento di nuove coordinate. Il sottotitolo della mostra allude a un saggio pubblicato da Italo Calvino nel 1962 a cui Né altra Né questa volutamente si richiama. La via razionalista e la via viscerale riferite da Calvino costituiscono il sistema simbolico entro cui si inscrive l’antinomia concettuale dell’apparato della mostra; un intricato sovrapporsi di temporalità, spazi, percezioni, apparentemente inconciliabili ma costruite sulla base di regole rigorose attraverso cui è possibile e doveroso esperire una assoluta libertà.

LABIRINTICI’ dal catalogo, ph Giovanna Silva
LABIRINTICI’ dal catalogo, ph Giovanna Silva

Lo spazio del Padiglione Italia sarà dunque articolato attraverso un muro diagonale in cui si apriranno due entrate: al visitatore la scelta di percorrere l’una o l’altra, di entrare a destra oppure a sinistra, di perdersi, per poi magari ritrovarsi nuovamente, all’interno di un percorso vertiginoso e cangiante. Il sentiero accidentato e la dilatazione spaziale divengono la cornice per la creazione di un sistema narrativo in cui i lavori di Enrico David, Chiara Fumai e Liliana Moro stringeranno un dialogo fitto e decentrato, perché è proprio a partire dalla perdita del centro che il curatore suggerisce nuove e infinite possibili letture. Nella assoluta specificità dei linguaggi, diversi eppur complementari, espressi dai tre artisti scelti a rappresentare l’Italia, il dialogo tra le opere e l’allestimento diviene un elemento fondante, a dimostrare la permeabilità continua tra interno ed esterno, tra sè e altro, senza per questo caratterizzarsi come tratto accentrante nella lettura dell’intero percorso. Enrico David sarà presente in mostra con una selezione di lavori che si concentra su nuove produzioni; di Chiara Fumai, oltre ad alcune opere del passato selezionate con l’aiuto dell’organizzazione The Church of Chiara Fumai, verrà presentata in anteprima assoluta una nuova produzione; Liliana Moro, infine, parteciperà con alcune opere storiche e nuove produzioni comprendenti lavori esistenti, e mai esposti, insieme a nuove commissioni.
600.000 gli euro stanziati dalla Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane per contribuire alla realizzazione del progetto; altrettanti gli euro reperiti dal curatore tramite l’apporto degli sponsor finanziari tecnici e dai donors – Main Sponsor GUCCI e FPT Industrial; Main Donor Nicoletta Fiorucci; sponsor tecnici Gemmo (luci) e C&C-Milano (tendaggi). Oltre a diversi privati dall’Italia compaiono anche donors esteri, a riprova dell’interesse rivolto da un pubblico internazionale di mecenati a sostegno della creatività italiana. Un’impresa importante, dunque, che vede il concorso di soggetti pubblici e privati nello stanziamento dei fondi necessari alla realizzazione di un progetto di ampio respiro, che guarda avanti e raccoglie le sfide della contemporaneità per lanciarne di nuove, anche attraverso una serie di attività educative rivolte ai giovani e articolate in un ciclo di quattro workshop performativi curato da Milovan Farronato, Stella Bottai e Lavinia Filippi.
Conclude Farronato nel suo testo curatoriale: “[…] non esiste il perdersi, ma solo il tornare sui propri passi, ed è legittimo: regredire non significa peggiorare. Godete il senso di un tempo dilatato e non abbiate ansia di dover vedere e leggere tutto. Ogni strada si ricongiunge a un’altra, ogni scelta è giusta, non ne esiste una sbagliata”.

Milova Farronato alla presentazione del Padiglione Italia
Milova Farronato alla presentazione del Padiglione Italia