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Ricerca come strategia. La tradizione del nuovo | Triennale di Milano

In occasione della 23ª Triennale di Milano dal titolo Unknown Unknowns, An Introduction to Mysteries, inaugurata il 15 di luglio e aperta fino all’11 dicembre, il Padiglione Italia ospita La tradizione del nuovo, una mostra a cura di Marco Sammicheli, direttore del Museo del Design Italiano di Triennale Milano. Dopo una lunga gestazione negli archivi […]

23a Esposizione Internazionale di Triennale Milano. Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries – Marco Sammicheli, La tradizione del nuovo. Exhibition design a cura di Zaven Foto: DSL Studio

In occasione della 23ª Triennale di Milano dal titolo Unknown Unknowns, An Introduction to Mysteries, inaugurata il 15 di luglio e aperta fino all’11 dicembre, il Padiglione Italia ospita La tradizione del nuovo, una mostra a cura di Marco Sammicheli, direttore del Museo del Design Italiano di Triennale Milano.

Dopo una lunga gestazione negli archivi di Triennale e non solo, l’esposizione vuole mostrare il valore della ricerca, o meglio una possibile archeologia delle ricerche progettuali raccontata in anni e anni di lavoro di artisti, architetti e designer, autonomi o in collettivi. Non solo una rassegna di progetti architettonici, oggettuali o grafici che siano, ma una vera e propria indagine sul metodo, sull’approccio al problema, sull’operazione conoscitiva e risolutiva dello sconosciuto con riferimento specifico alla storia di Triennale, dalla 13ª edizione del Tempo Libero del 1964 alla 19ª edizione, a tema Identità e differenze del 1996. Rassegne visionarie che hanno acceso nuovi dibattiti e problematizzato certe linee di sviluppo tutt’ora al centro dell’attenzione comune, come quelle relative l’ambiente, il tempo libero, l’inclusione sociale di identità diverse, la geografia globale e il grande numero.

Lungi da voler disegnare un semplicistico quadro storico, La tradizione del nuovo intende di fatto scardinare il logocentrismo contemporaneo e lasciar comunicare i progetti attraverso prototipi, disegni, documenti d’archivio e proiezioni. Ciascun oggetto, infatti, si presenta in quanto portatore di un pensiero, restituente la temperatura emotiva di un’epoca e soprattutto ambasciatore di un modello risolutivo tale da essere appuntato nelle pagine del design thinking italiano. Anche l’allestimento, a cura di Zaven, intende svolgere una funzione attiva nel processo di ricerca e sperimentazione che propone la stessa mostra, divenendo di fatto un campo applicativo per una serie di metodi e processi innovativi del design contemporaneo. 

23a Esposizione Internazionale di Triennale Milano. Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries – Marco Sammicheli, La tradizione del nuovo. Exhibition design a cura di Zaven Foto: DSL Studio

La Curva al piano terra obbliga a varcare la soglia. Non porte qualsiasi, ma congegni metafisici disegnati da Bruno Munari e Davide Mosconi nel 1991, poi raccontati nel loro libro Invece del campanello, edito da Corraini. La riflessione sulla soglia è in realtà un felice pretesto per entrare in una dimensione storico-progettuale dal doppio viatico di lettura: da un lato un registro temporale dalla 13ª alla 19ª Triennale, esito archivistico che ben rappresenta quanto il design si dimostri da sempre agente della contemporaneità; dall’altro un caleidoscopio brillante e magnetico di parole, fenomeni, azioni: la Gravità, Contenitori umani, Environments, ‘80s Movements, ‘90s Playground, Sinestesia e Musica. Non si dimenticano inoltre quelle capsule biografiche per chi ha contribuito in prima persona al processo di arricchimento dell’esperienza dell’uomo, come Claudio Salocchi, esponente di punta di quel professionismo milanese in costante dialogo con aziende e committenti, ma anche con artisti e artigiani, o Clino Trini Castelli, non un semplice colour designer ma soprattutto uno degli inventori dell’identità emozionale del prodotto industriale. All’atto pratico, questa ambivalenza del racconto genera un allestimento orizzontale e verticale, diffuso e fluido sempre pronto a sorprendere per ambivalente capacità di inventiva e di display.

La 13ª Triennale o del Tempo libero è la prima edizione ad un singolo tema, alla cui argomentazione teorica contribuiscono Umberto Eco e Vittorio Gregotti. Ai materiali d’archivio corrisponde il primo nucleo tematico: la Gravità, ovvero quell’agente creativo inconsapevole essenziale per la statica degli oggetti e non trascurabile per il loro processo produttivo e manifatturiero. Lo dimostrano la Parentesi di Achille Castiglioni, le scocche automobilistiche di Pio Manzù, i mobili di Angelo Mangiarotti ma anche Gianni Colombo con la sua Cromostruttura, una macchina che intende offrire la possibilità di fare esperienza e di conoscere il mondo. Segue poi la sezione Contenitori umani, ovvero la pratica della teoria ergonomica, dove a quell’abitacolo isolante di Parisi e Somaini corrispondono le opere tessili di Carla Accardi.

Si costituisce così una galassia di oggetti d’autore: prototipi, disegni, modelli e maquette sono esposti con generosità e sovrapposizione, creando un vero e proprio labirinto di progetti che obbliga a rallentare per esplorare, a concedersi tempo per l’osservazione, a studiare la potenza o l’avanguardia di una visione. In pochi metri si percorre una decade d’anni e un centinaio di progetti e opere: la chaise longue BoboRelax di Cini Boeri per Arflex, la lampada Tizio di Richard Sapper per Artemide, lo Sgabello Appoggio di Claudio Salocchi per Sormani, la lampada Newton di Andrea Branzi… e l’elenco non ha più fine. “C’era ogni volta la volontà di aggredire la contemporaneità con qualcosa che non era ancora stato legittimato da un’istituzione o un museo”, riferisce il curatore. L’infittirsi di densità di concetti di design è inimmaginabile, come a voler descrivere quell’infinita quantità di tentativi radicali di immaginare il futuro, di sfidare il tempo. Sammicheli ne è consapevole: la scansione temporale nelle Triennali funge proprio da “appiglio cronologico come la corsia della piscina a cui puoi appoggiarti quando sei stanco di nuotare”. Il vero gusto è immergersi a capofitto e percorrere la mostra a stile libero. 

23a Esposizione Internazionale di Triennale Milano. Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries – Marco Sammicheli, La tradizione del nuovo. Exhibition design a cura di Zaven Foto: DSL Studio