Lo scorso 28 maggio 2021, Palazzo Ardinghelli a L’Aquila ha riaperto le porte per presentare un fiore all’occhiello dell’era post lockdown da COVID-19 ovvero la nuova sede del MAXXI Museo nazionale delle Arti del XXI secolo, che vive una nuova fase in un quadro molto diverso dalla sua declinazione romana. Il progetto, che ha preso vita nel 2014 grazie alla felice intuizione del Ministro della Cultura Dario Franceschini, risponde alle architetture di Zaha Hadid con l’eleganza barocca di un palazzo storico proprio nel cuore della città. “L’apertura di MAXXI L’Aquila è un momento molto importante, che abbiamo atteso a lungoe. Che ci emoziona, un segnale concreto di rinascita attraverso la cultura per questa città meravigliosa” racconta Giovanna Melandri, Presidente della Fondazione MAXXI.
Il MAXXI L’Aquila non è soltanto una traccia profonda, coraggiosa e visibile di un cambiamento e di una volontà di riqualificazione di un territorio così colpito – concretamente ed emotivamente – dai danni del sisma, ma è un’occasione d’eccezione per poter vivere la collezione di un grande museo in dialogo con un nuovo contesto.
Occasione mai sprecata, in nessuno dei momenti che compongono il percorso di visita della mostra PUNTO DI EQUILIBRIO. Pensiero spazio luce da Toyo Ito a Ettore Spalletti, tra le numerose opere provenienti da Roma e i progetti site-specific che si sposano con le architetture presenti con una potenza e un’energia incredibili a cominciare dall’installazione in legno combusto Senza Titolo di Nunzioche accoglie il visitatore in via Garibaldi, che con le sue assi sospese al soffitto accompagnate dalla presenza sonora di Liliana Moro con il suo Fischio 3/2018 che porta a voltarsi e cercare, fino all’ingresso in piazza Santa Maria Paganica. Incredibilmente suono e silenzio si alternano nell’approcciarsi a questo luogo di grande maestosità, arricchito da grandi nomi come Maurizio Nannucci – che sovrasta le scale di ingresso con il celebre neon The Missing Poemi s the Poem – o Marinella Senatore con La città che sale, scultura di sale e insieme quello che l’artista definisce un deposito di memoria, ispirata al dipinto futurista di Umberto Boccioni, La città che sale.
Sedici sale espositive ricchissime, da Maria Lai a Maurizio Cattelan, da Piero Manzoni a William Kentridge, da Giulio Paolini a Michelangelo Pistoletto fra installazioni pensate proprio per questa occasione come la lunga tela di Alberto Garutti dal titolo Accedere al presente che scorre, impercettibilmente, su cinque rulli mentre lascia intravedere i colori che la compongono, in una riflessione sensibile sullo scorrere del tempo. Negli spazi della ex cappella lo speciale omaggio al grande artista abruzzese Ettore Spalletti, la cui Colonna nel vuoto. L’Aquila si erge nel silenzio del bianco, come un legame impalpabile tra la dimensione terrena e quella ultraterrena. O ancora, l’intervento performativo di Daniela De Lorenzo, che replica il profilo della proiezione a terra del proprio corpo in movimento tramite una serie di strati di carta sovrapposti uno sull’altro e il progetto fotografico di Paolo Pellegrin che legge la realtà di una città in centoquaranta scatti in bianco e nero in conversazione silente con due fotografie a colori che ritraggono montagne e borghi fuori dal centro cittadino.
Un percorso, quello del neonato museo, che rappresenta anche le collezioni del MAXXI Architettura con, tra gli altri, Superstudio e Toyo Ito. Si raggiunge la fine del piano di mostra con la grande installazione site-specific dell’artista Anastasia Potemkina, che riflette sul tema della Natura che si riappropria della citta, simbolo di una fase di rinascita e rigenerazione.
Così, proprio mentre si sta lasciando questo edificio storico che in modo così pregnante accompagna tutto il percorso espositivo, con la mente e il corpo condizionati dal vedere e dal sentire, ci si rende conto che il suono è rimasto costantemente presente, anche nell’assordante silenzio.
A quel fischio che richiamava a tendere l’orecchio in entrata risponde il duo Allora & Calzadilla nell’ultima sala prima dell’uscita, con quel grande silenzio che è un messaggio all’universo, lo stesso che questo luogo prezioso lancia dalla profondità delle ferite della Terra, da dove hanno ricominciato a crescere i fiori.