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Kaye Donachie — Behind her eyelids she sees something

[nemus_slider id=”49934″] È una pittura tutta al femminile quella di Kaye Donachie, artista inglese alla sua prima personale in Italia alla Galleria Ribot fino al 21 novembre),  in cui presenta due cicli di lavori ispirati rispettivamente a La Maladie de la mort  di Marguerite Duras e ad Anna Atkins, una tra prime fotografe. Il pretesto letterario […]

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È una pittura tutta al femminile quella di Kaye Donachie, artista inglese alla sua prima personale in Italia alla Galleria Ribot fino al 21 novembre),  in cui presenta due cicli di lavori ispirati rispettivamente a La Maladie de la mort  di Marguerite Duras e ad Anna Atkins, una tra prime fotografe.

Il pretesto letterario dei dipinti, che si rifà al racconto segreto della Duras in cui si parla dell’impossibilità di un incontro e dell’amore è qui un sottotesto che si evidenzia nei ritratti femminili a olio, soggetto caro all’artista, e nei titoli evocativi e letterari come To reveal yorself to others e I cannot be known, I speak to you of eternity. Volti malinconici che ci riportano al passato sottolineando questa lontananza con colori tenui, viraggi, quasi che le tinte naturali fossero state alterate dal tempo, rendendo queste fisionomie inavvicinabili, presenze oniriche, ricordi. È una pittura classica, di matrice letteraria e romantica, e allo stesso tempo una ricerca di una bellezza ideale come mostrano questi visi dagli ovali perfetti, quasi trasfigurati la cui forma richiama la rotondità delle tavolozze, anch’esse soggetto di alcuni quadri, rese con il medesimo stile, materico e fatto di velature. È la pittura stessa che ci guarda e ci seduce: la piccola dimensione delle tele ci invita a una relazione ravvicinata, intima e confidenziale.

Accanto alle tele Donachie presenta una serie di cianotipi, piccole opere realizzate con questa antica tecnica protofotografica ormai abbandonata caratterizzata dal colore blu di Prussia che assumono le stampe dopo l’impressione al sole. La tecnica è stata usata dalla Atkins e, nel riprenderla, l’artista fa un chiaro omaggio a questa personalità ancora poco conosciuta. I soggetti sono scene di paesaggio rese con sagome di semplici oggetti, foglie, fiori e frammenti di carta sovrapposti e successivamente impressionati, che richiamano le atmosfere delle stampe della fotografa. L’esito quasi lunare dato dal colore e i contorni non sempre definiti – la cianotipìa non consente un controllo totale sul risultato finale dell’impressione – fanno di queste opere delle apparizioni, dei miraggi. Una comune atmosfera che lega stampe e tele, che si rifà a un passato non definito.

Donachie ha un rapporto costante con la tradizione, utilizza consapevolmente la storia dell’arte (e non solo, in alcuni lavori precedenti ha utilizzato come ispirazione delle proprie immagini anche spezzoni di film preesistenti) andando ben oltre la citazione e trasformando questa eredità dandole nuove e accattivanti letture.

Installazione mostra Kaye Donachie,   2015 (dipinti) - Courtesy Ribot,   Milano
Installazione mostra Kaye Donachie, 2015 (dipinti) – Courtesy Ribot, Milano
Kaye Donachie,   To reveal yourself to others,   2015,   olio su tavola,   cm. 35,  5x51,  5 - Courtesy Ribot,   Milano
Kaye Donachie, To reveal yourself to others, 2015, olio su tavola, cm. 35, 5×51, 5 – Courtesy Ribot, Milano
Kaye Donachie,   I cannot be known,   2015,   olio su tavola,   cm. 36x50 - Courtesy Ribot,   Milano
Kaye Donachie, I cannot be known, 2015, olio su tavola, cm. 36×50 – Courtesy Ribot, Milano