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June Crespo – Acts of Pulse | P420, Bologna

Dopo secoli di ferrea schematizzazione della nostra esistenza, finalmente negli ultimi anni ci si è resi conto di quanto quest’ultima sia legata, in realtà, alla fluidità e alla mutabilità della propria libera manifestazione. In certi casi, a dire il vero, si fa ancora fatica ad ascrivere qualità come la tenacia e l’autorevolezza anche all’universo femminile, […]

June Crespo, Acts of pulse, 2022, installation view, Courtesy P420, Bologna, ph Carlo Favero

Dopo secoli di ferrea schematizzazione della nostra esistenza, finalmente negli ultimi anni ci si è resi conto di quanto quest’ultima sia legata, in realtà, alla fluidità e alla mutabilità della propria libera manifestazione. In certi casi, a dire il vero, si fa ancora fatica ad ascrivere qualità come la tenacia e l’autorevolezza anche all’universo femminile, e, parimenti, tratti quali la sensibilità e la delicatezza anche alla sfera maschile. Ma già Platone, nel famoso Mito di Aristofane, raccontava della felice convivenza nell’animo umano di aspetti apparentemente inconciliabili tra loro, i quali, proprio per il loro essere diametralmente opposti, risultavano incredibilmente complementari. Per Carl Gustav Jung si trattava dell’Anima e dell’Animus, ossia della femminilità insita nell’uomo e della mascolinità insita nella donna, corrispondenti, in qualche modo, ai concetti di Yin e Yiang – l’unione degli opposti – della religione taoista.

E se, ad esempio, la vicenda di Élise Roche ci ricorda che non bisogna essere necessariamente uomini per saper pilotare un aereo, e quella di Charles Frederick Worth che non occorre essere donne per intendersi di alta moda, la prassi artistica di June Crespo, proprio come il Taijitu taoista, ci rammenta quanto questo ragionamento non riguardi soltanto l’essere umano, ma l’insieme delle cose che ci circondano. Acts of Pulse, prima personale dedicata da P420 all’artista spagnola, riflette, infatti, sull’impulso energetico insito in ogni singolo elemento presente in natura, sia esso animato o (apparentemente) inanimato, il quale si innesca grazie alla complementarità di aspetti opposti. Lo spiega bene Marinella Paderni nel testo che accompagna la mostra quando dice che “il mondo è un campo di forze che commutano, convergono, si bilanciano in un’apparente e nutriente opposizione”, facendo sì che nell’opera di Crespo si manifestino, ad esempio, in differenti “proprietà combinatorie [che passano] dal solido al molle, dal rigido al morbido, dal biologico all’inorganico”.

June Crespo, Acts of pulse, 2022, installation view, Courtesy P420, Bologna, ph Carlo Favero
June Crespo, Acts of pulse, 2022, installation view, Courtesy P420, Bologna, ph Carlo Favero

Resina, bronzo, acciaio, cemento e indumenti perdono, perciò, ogni caratteristica che li identifichi come tali, tramutandosi in entità che soltanto in maniera superficiale – per via di quel che Heidegger definiva ‘mondanità’, ossia il pensiero e la cultura in cui siamo immersi – assumono di volta in volta la conformazione di radiatori, wc, selle, arti e busti. Un processo di perenne metamorfosi che Paderni ricollega prontamente all’autopoiesi formulata da Humberto Maturana e Francisco Varela, la quale, non a caso, si riferisce alla possibilità di un sistema – un qualsiasi sistema – di autoprodursi, risultando, pertanto, vivente a tutti gli effetti. Da qui, l’immagine del corpo utilizzata spesso dall’artista come metafora delle proprie opere: un corpo robotico e postumano, misterioso, fragile e coriaceo allo stesso tempo, ma comunque sempre in continua mutazione.

In Acts of Pulse, questa “natura proteiforme della materia che continuamente si trasforma e rimodella la realtà” – scrive ancora Paderni – si percepisce distintamente nelle due sale che compongono la galleria. A sottolinearla sono le stesse soluzioni adottate per l’allestimento: se nel primo ambiente, infatti, si ha come l’impressione di assistere a un moto più rilassato degli elementi che lo costituiscono, nel secondo il ritmo aumenta con l’aumentare del numero di questi ultimi, disposti in modo da intensificarne ancora di più i già esistenti rimandi reciproci. Non solo: mi è stato fatto notare che gli indumenti utilizzati per la creazione delle opere sono contraddistinti tutti da tonalità blu e rosse, le stesse, guarda caso, che identificano i nostri sistemi venoso e arterioso – scelta che, volontaria o meno, rafforza ulteriormente l’idea di unire i lavori sotto il segno di richiami continui, avvalorandone, tra l’altro, ancora di più il senso di vitalità e di relativa pulsazione.

June Crespo, Acts of pulse, 2022, installation view, Courtesy P420, Bologna, ph Carlo Favero
June Crespo, Acts of pulse, 2022, installation view, Courtesy P420, Bologna, ph Carlo Favero

E se, in certi casi, l’asprezza delle opere sembra scontrarsi violentemente col nostro sguardo, in altri quest’ultimo viene catturato dall’innegabile sensualità che le stesse sprigionano, quasi che lo stesso organismo-mostra si nutrisse anche delle nostre sensazioni per alimentare i proficui contrasti su cui si fonda. Ancora una volta, è l’attitudine di Crespo a liberare “i confini dei corpi e degli oggetti da termini fissi, configurazioni stabili o chiuse”, la quale non può fare altro che ammettere un inevitabile congiunzione degli opposti: la stabilità della serie Dividual si contrappone alla precarietà di opere come come Pulse ed É para lá que eu vou, a loro volta accomunate da un’apparenza nuda e cruda che nulla ha a che vedere con l’inaccessibile parvenza della prima; le lacerazioni della serie Óptico fanno eco alle asperità di No Osso (Occipital), contrastando, però, l’estrema eleganza del gruppo di lavori che conferisce il nome alla mostra – è con le selle da cavallo di cui sono costituiti questi ultimi, così sinuose e accattivanti, che si raggiunge, infatti, a mio parere, l’acme della sensualità. E poi, infine, gli indumenti, appartenenti tutti al quotidiano dell’artista, anch’essi a metà strada tra un temperamento wild (vedi l’equipaggiamento da escursione) e uno un po’ più ordinario (vedi le maglie, i jeans e le camicie che compaiono anche in altri lavori precedenti).

In conclusione, in Acts of Pulse Crespo sembra aver riversato ogni aspetto che contribuisce a riempire di significato la sua prassi. Quasi una dichiarazione d’intenti, rispetto alla sua visione di fare arte e, in particolare, scultura. Dopo la recente esperienza del Padiglione Centrale della Biennale d’Arte 2022, questa mostra costituisce, pertanto, un’altra fondamentale tappa per comprendere il messaggio contenuto nella sua opera, in vista poi delle prestigiose fermate che la vedranno protagonista al Centro de Arte Dos de Mayo di Madrid nel 2023 e al Guggenheim Museum di Bilbao nel 2024.

June Crespo – Acts of Pulse
Dal 26 novembre 2022 al 5 febbraio 2023
P420, Bologna, via Azzo Gardino 9

June Crespo, Acts of pulse (5), 2022, bronzo, acciaio inossidabile, cuoio, tessuto, cm 191x34x78, Courtesy l’artista e P420, Bologna, ph Carlo Favero
June Crespo, Dividual (4), 2022, resina, poliestere e vetroresina, cemento, tessuto, cm 300x43x45, Courtesy l’artista e P420, Bologna, ph Carlo Favero