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Jenna Gribbon. Mirages | Collezione Maramotti, Reggio Emilia

Nella Pattern Room della Collezione Maramotti, a partire dallo scorso 23 ottobre, una serie di miraggi dipinti proietta l’osservatore in una dimensione onirica, che cela un attacco diretto alla storia della pittura come espressione del patriarcato. Mirages (fino al 19 febbraio 2023) è la prima esposizione personale in un’istituzione europea di Jenna Gribbon (Knoxville, USA, […]

Jenna Gribbon, Here for you, 2022, olio su lino, 162,5 x 406 cm | Courtesy of the artist and MASSIMODECARLO | Ph. Dario Lasagni

Nella Pattern Room della Collezione Maramotti, a partire dallo scorso 23 ottobre, una serie di miraggi dipinti proietta l’osservatore in una dimensione onirica, che cela un attacco diretto alla storia della pittura come espressione del patriarcato. Mirages (fino al 19 febbraio 2023) è la prima esposizione personale in un’istituzione europea di Jenna Gribbon (Knoxville, USA, 1978) che espone un corpus di dieci quadri ad olio su lino appositamente realizzati per la mostra, in cui il soggetto ricorrente è la compagna dell’artista, la musicista Mackenzie Scott (in arte Torres). I dipinti derivano da foto scattate con lo smartphone nelle più diverse situazioni, spontanee o artificiose, intime o solenni. L’osservatore talvolta fa i conti con simboli e allusioni ai canoni della ritrattistica storica, programmaticamente stravolti dallo sguardo femminile, mentre in altri casi è costretto ad entrare in uno scenario domestico a cui non appartiene. Questa alternanza di registri si riflette nella sensibile variabilità di dimensioni dei dipinti, che induce ad un movimento continuo di avvicinamento e allontanamento. In occasione della mostra sarà pubblicato un libro con contributi della storica dell’arte e curatrice Flavia Frigeri e della scrittrice Alexandra Kleeman.

Jenna Gribbon, Unloading glance, 2022, olio su lino, 30,5 x 22,9 cm | Courtesy of the artist and MASSIMODECARLO

In lavori come Unloading glance l’istantanea poetica di un gesto banale – Scott che si volta a guardare la compagna mentre svuota la lavastoviglie – è una finestra sull’intimità più sincera della coppia. Anche in The strange light of absence l’osservatore si ritrova affacciato sull’interno di una casa sconosciuta: la luce del tramonto proveniente da una finestra collocata alle sue spalle proietta una silhouette femminile sul muro di fronte, evocando una presenza fantasmatica. In Shared warmth una gita nel bosco offre l’occasione di un cambio di scenario, in cui può accendersi la fiamma del desiderio, quella del falò che arde al centro della radura e che si riverbera in piccole esplosioni di rosso tutto intorno, dalla frutta sugli arbusti, allo smalto sulle unghie dei piedi di Scott, al capezzolo che spunta dalla sua vestaglia. Di nuovo, l’osservatore non può non sentirsi un intruso. La saturazione delle tinte, la fluidità delle pennellate, il corpo seminudo della musicista che ricorre in molte delle opere esposte attirano la sua attenzione, fino a rivelarsi dispositivi sovversivi che manifestano il retaggio patriarcale sotteso a gran parte della storia della pittura, che ha sempre richiesto figure femminili mansuete che acconsentissero a mettere il proprio corpo a disposizione degli interessi dell’artista. Come nella grande tradizione della pittura di ritratto, basta la presenza di pochi oggetti per connotare sul piano simbolico le raffigurazioni, ma ogni stratagemma iconografico a cui Gribbon ricorre nelle sue opere ha lo scopo inedito di rendere lo spettatore consapevole del fatto di star consumando l’immagine del corpo nudo di un’altra persona. In M projected gli occhi di Scott sono coperti da una benda multicolore, che la consegna ignara e indifesa alla fotocamera. Si capisce che lo scatto è stato successivamente proiettato su un muro, come se fosse la foto-segnaletica di una detenuta. Le asimmetrie di potere di cui la pittura di nudo della tradizione accademica è sempre stata investita in modo implicito vengono alla luce e rendono lo spettatore consapevole di essere un voyeur privilegiato ed impunito.

Jenna Gribbon, Shared warmth, 2022, olio su lino, 30,5 x 40,6 cm | Courtesy of the artist and MASSIMODECARLO

Nell’opera In bed with a mirror Scott, ancora bendata, sembra riacquisire il controllo sul suo corpo e si avvicina ad uno specchio appoggiato sul letto e contro il muro. Apparentemente incapace di vedere, attraverso il riflesso rivolge il suo sguardo divinatorio verso altri piani della realtà. La donna riconquista un certo grado di agentività e di auto-determinazione, che si sublima, in uno dei dipinti di maggiori dimensioni, nel gesto di togliersi la benda, catturato nel momento in cui solo l’occhio destro è già stato liberato (Big peek). Basta uno sguardo fugace per far sentire l’osservatore scrutato e giudicato. In M in (green screen) flames la donna, circondata dalle fiamme, arde di una nuova consapevolezza: quella di essere finalmente in controllo del proprio corpo e della propria immagine. Questo quadro e il precedente sono accomunati dalla presenza di un green screen come sfondo e contorno del corpo della donna, un elemento di scena che getta le situazioni rappresentate nella dimensione della finzione e dell’artificio. Tale connotazione erompe in tutta la sua teatralità nel grande dipinto Here for you, in cui Mackenzie Scott giace riversa su un tavolo, con il capo rivolto verso l’artista e verso l’osservatore. Il braccio è abbandonato in modo scomposto. Fari bianchi, blu e rossi indagano il suo corpo seminudo, in qualche modo ricordando i medici riuniti attorno al cadavere nella Lezione di anatomia del dottor Tulp di Rembrandt: sguardi avidi che si posano senza remore sul volto, sul seno, sul ventre e sulle gambe della donna esanime. Scott indossa gli stessi pantaloncini e gli stessi stivali già presenti nell’opera precedente; questo legame porta a pensare che tutta l’energia e la vitalità emanate dalla sua figura in M in (green screen) flames si siano consumate, come una fiamma estinta per assenza di propellente. Così Scott torna ad essere un burattino sottomesso ad un potere sistemico, ancora lontano dall’essere definitivamente sconfitto.

Jenna Gribbon, In bed with a mirror, 2022, olio su lino, 122 x 96,5 cm | Courtesy of the artist and MASSIMODECARLO | Ph. Dario Lasagni
Jenna Gribbon, Mirages, veduta di mostra, Collezione Maramotti, Reggio Emilia | Ph. Dario Lasagni