A chiudere la stagione espositiva da Francesca Minini una mostra dai connotati non convenzionali. Is It My Body? offre una lettura del corpo come elemento cardine in ambito musicale, testimoniato nello spazio espositivo da opere di artisti che ne hanno fatto uso nella loro pratica quotidiana.
L’opera attorno al quale sembra articolarsi il discorso aperto da Antonio Grulli, curatore della mostra, è il video Rock My Religion di Dan Graham. 55 minuti di video documentario che ricostruisce la relazione tra religioni alternative e musiche, analizzando in particolare gli Shakers, membri di un movimento religioso del XXVIII e XIX secolo così chiamati per le ferventi danze praticate per purificarsi dal male.
Il bello ha lasciato il posto a una teatralità inquietante nei ritratti grotteschi di Roger Ballen, che in mostra sembrano interrompere ogni ipotetico equilibrio idilliaco. Celebre è il video realizzato da Ballen per il gruppo musicale Die Antwoord in cui una cupa teatralità è messa in risalto dai ritmi frenetici della musica elettronica.
I disegni di Vanessa Beecroft creano una partitura di colore nelle immagini prevalentemente in bianco e nero presenti. L’artista, che ha fatto del corpo femminile la sua icona di riferimento, ha lavorato negli ultimi anni con il rapper Kanye West, per il quale ha spesso ideato performance.
Il corpo di coloro che danno vita al suono è invece immortalato nelle fotografie di Jacopo Benassi. Reale palcoscenico e set fotografico è stato per Benassi il locale Btomic, da lui creato e gestito a La Spezia per alcuni anni. Ciò che ne risulta è un atlante fotografico di ritratti e autoritratti nati grazie a performance in collaborazione con altri artisti.
Corpo e musica sono i campi di indagine di tutti gli artisti in mostra e sono altrettanto reciproci strumenti. Il corpo è uno spartito musicale sul quale spesso la musica è messa in scena; esso compie movimenti che restituiscono un’immagine visiva del suono. La musica a sua volta è strumento di scoperta del corpo; attraverso la danza si prende consapevolezza della propria fisicità e di conseguenza della sua percezione nello spazio. L’alternarsi di fotografie, video e disegni rende lo spazio una quadreria di immagini dialettiche, in grado di tessere connessioni continue tra di loro, pur mantenendo una propria posizione. Sembra aleggiare nell’aria un dialogo fatto di rimandi e passaggi di testimone tra un soggetto e l’altro, che come attorno a una tavola rotonda, esprimono la loro personale opinione.
Is It My Body? è una mostra che della dissonanza armonica immaginaria ha fatto il punto di forza, restituendo un panorama di incastri perfetti.