Intervista a Marinella Senatore | We Rise by Lifting Others, Palazzo Strozzi

L'artista, a partire dal progetto "We Rise by Lifting Others", racconta la sua pratica e la sua poetica artistica
4 Dicembre 2020
Marinella Senatore – We Rise by Lifting Others – Palazzo Strozzi, Firenze © Photo OKNOstudio
Marinella Senatore – We Rise by Lifting Others – Palazzo Strozzi, Firenze © Photo OKNOstudio

We Rise by Lifting Others è il titolo del nuovo progetto di Marinella Senatore a Palazzo Strozzi, visibile dal 3 dicembre 2020 al 7 febbraio 2021 (a cura di Arturo Galansino). Il progetto, composto da un’installazione luminosa nel cortile del Palazzo e da una serie di workshop online, riflette sul concetto di comunità. Ne abbiamo parlato con Marinella Sanatore.

Veronica Pillon: We Rise by Lifting Others è il titolo dell’installazione site-specific a Palazzo Strozzi. Cosa significa per te elevarsi sollevando gli altri? Qual è la tua idea di relazione con l’altro e al contempo l’altro come si relaziona ai tuoi lavori?

Marinella Senatore: L’arte partecipativa, non solo come performance ma in varie forme, mi ha permesso di indagare e lavorare in maniera site-specific, relazionandomi a luoghi, tempi e contesti. Accogliendo l’invito di Palazzo Strozzi in un momento in cui anche gli spostamenti sono complicati, ho ipotizzato un lavoro che non fosse necessariamente fruibile dal vivo, almeno all’inizio. La partecipazione non è solo una modalità ma è il focus della mia ricerca, intesa come interazione diretta e indiretta che possa in qualche modo attivare dei processi. Non è un caso che questa sorta di monumento che è We Rise by Lifting Others rimandi alla tradizione popolare delle luminarie, sulla quale lavoro dal 2017. Sapevo che questo monumento, così definito perché è un omaggio alle persone, avrebbe creato, anche da lontano e a distanza, una sorta di accentramento di energia e di pensieri. Nell’istallazione ho inserito – come sempre con le luminarie – dei testi, volti all’empowering e all’attivazione di pensiero, su quello che significa “comunità” oggi. Soprattutto con la pandemia, le persone chiedono a gran voce di potersi pensare gruppo. Da nord a sud del mondo, questa grande mancanza è l’istanza che più urgentemente mi viene posta e che determina il successo delle pratiche partecipative, che costruiscono comunità temporanee. Le frasi che sono state da me scelte per quest’opera provengono dai miei archivi. La prima è una frase di Bauman – “The World Comunity feels good” – citazione chiara, semplice e diretta. Segue “Breathe, You are enough” che si riferisce a tutta la costruzione del senso di colpa che il patriarcato ha riversato sul ruolo della donna. E poi la frase che dà il titolo all’intero progetto, “We Rise by Lifting Others”, vista sulla T-shirt di un manifestante a NYC. Amo molto questa letteratura breve che vedo in strada, al punto che colleziono qualunque cosa. Mi sembrava perfetta anche per la visione di empowering che una persona può dare all’altra, anche quando fisicamente non le è accanto: sono anni che lavoro con intere comunità, più di 6 milioni di persone ad oggi, e posso assicurare che questi processi di emancipazione li compiono le persone e molto spesso interagendo. Il testo è, anche esteticamente, piuttosto dissonante rispetto alla luminaria in sé e per sé, ed è un ulteriore cortocircuito questo, che genera energia.

VP: La tua è una ricerca multimediale, che spazia dalla performance, ai video, al disegno. Per questo lavoro hai scelto un’installazione luminosa site-specific che si inserisce e vive nello spazio, modificandolo: da cosa nasce questa scelta? Qual è il rapporto che i tuoi lavori hanno con l’”ambiente”, definito nelle sue molteplici declinazioni di ambiente fisico, culturale, relazionale ecc.?

MS: La scelta della luminaria nasce in senso partecipativo: al di là della celebrazione religiosa, la luminaria rappresenta un’architettura temporanea. L’architettura temporanea è leggera, non invasiva, non occulta lo spazio fisico che già esiste e crea uno spazio sociale: ne è esempio la situazione di festività, in cui la luminaria diviene l’occasione per la creazione, anche fisicamente, di “piazze” temporanee, spazio sociale per eccellenza in cui avvengono scambi, interazioni e trasformazioni dell’ “ambiente” sociale stesso. Fondamentale è per me la parola “ambiente”. Sto tentando di provocare e facilitare una lettura del mio lavoro proprio dal punto di vista dell’ambiente in cui opero, sia esso fisico o sociale ed è esattamente in questo framework che mi muovo: che sia una cornice sociale – quindi con un determinato pubblico di partecipanti – o fisica – come una strada, un foglio di carta, una materia – sono questi ambienti che determinano il lavoro.
Il mio lavoro ha bisogno dell’ambiente, che sia fisico, sociale, mentale, sentimentale. La capacità del singolo individuo e la condivisione delle sue abilità per la realizzazione di un lavoro favorisce la sostenibilità dell’ambiente e attiva energie, soprattutto umane, inaspettate e impareggiabili: così facendo, per ogni persona il progetto diventa anche il suo, ha a che fare con la sua vita e con la memoria che sta costruendo. A mio avviso, è in questo che risiede la buona riuscita di una pratica partecipativa.

Marinella Senatore – We Rise by Lifting Others – Palazzo Strozzi, Firenze © Photo OKNOstudio
Marinella Senatore – We Rise by Lifting Others – Palazzo Strozzi, Firenze © Photo OKNOstudio

VP: L’installazione è ispirata nelle sue forme alle luminarie della tradizione popolare meridionale. Che rapporto hai con la tua terra natale e quanto della tua comunità d’origine ha influenzato la realizzazione dei tuoi lavori, che coinvolgono attivamente le comunità in cui si inseriscono?

Io ho un’idea un po’ bizzarra di quella che è la mia comunità: sono andata via molto giovane dalla mia terra e sono tornata solo quest’anno in Italia, ho vissuto per quasi 15 anni all’estero. Il fatto che lavori site-specific e che abbia avuto una vita molto nomade fa capire anche il tipo di relazioni che ho potuto creare con comunità sparse nel mondo di cui mi sento parte, ma che sono pur sempre affettività e appartenenze molto frammentate. Ho dunque un’idea molto fluida della mia esperienza di comunità, però è chiaro che ci portiamo dietro delle cose che ci hanno formato. Ciò che mi attiva è il vedere qualcosa che mi rimanda ad altro, elementi che si fissano nella mente e poi esplodono dando origine a qualcos’altro, che poi riutilizzo in qualche lavoro. È per questo che in generale considero le tradizioni popolari, vernacolari, come del resto i linguaggi performativi – molto vicini alle persone – estremamente formativi per tutti, perché capaci di formare un bagaglio di memoria che può fuoriuscire singolarmente e inaspettatamente. Ho utilizzato per la prima volta le luminarie a New York, nel 2017, in occasione di una mostra al Queens Museum: è bellissimo vedere come tradizioni popolari altre possano dialogare con una nuova comunità e significare qualcosa di ancora diverso. Evidenziando alcuni elementi, come la descrizione orale o le skills che si passano di famiglia in famiglia, si crea un rapporto virtuoso con la cultura popolare e questo processo di attivazione di energie, di cose che apparentemente non hanno una relazione e che insieme la innescano, è ciò che l’artista ha il potere di fare: aprire delle visioni, non dare soluzioni. Magari potessi dare soluzioni! Invece è il condividere delle visioni che può aprire a dubbi, domande e creare trasformazioni e transizioni impensabili prima.

VP: Nell’ambito di We Rise by Lifting Others, oltre all’installazione, è prevista una serie di workshop partecipativi per riflettere sul concetto di comunità e di attivazione sociale. In che cosa consiste il workshop pensato per Palazzo Strozzi?

MS: I workshop sono concepiti come un percorso da svilupparsi per un gruppo molto variegato di persone. Ciò che punto a fare è creare un’esperienza da fruire in remoto e quindi adattata secondo i linguaggi, le piattaforme e le possibilità del momento: non un surrogato di esperienze in presenza ma la genesi di contenuti precipui. Ho scelto piattaforme digitali che usavo fin dal 2008, per raggiungere una serie di persone che anche in condizioni normali non sarebbe stato possibile mettere insieme: in genere per me ogni mezzo e il conseguente linguaggio devono essere una scelta, non per negazione, ma per rendere efficace il progetto stesso e definirlo nell’ambiente socio-fisico in cui si sviluppa. Il percorso è pensato come un vero e proprio laboratorio. Nella piattaforma online un centinaio di persone lavoreranno su contenuti che hanno a che fare con la relazione tra parola/narrazione e linguaggio non verbale: riflettendo o semplicemente partendo dai concetti espressi nelle frasi delle luminarie, i partecipanti, collegandosi da uno spazio preciso – come il carcere, tanto per citare uno dei contesti coi quali ci troveremo a lavorare – lavoreranno sul corpo ma qui ed ora, nello spazio mentale e fisico che è loro destinato. È proprio sul “qui ed ora” che insisto quando parlo di ambiente, di lavoro site specific e di creazione di nuove narrazioni. L’idea dell’emancipazione riguarda anche me come artista: a volte il mio ruolo è quello di sottrarmi perché non concepisco l’arte partecipativa come un contesto in cui l’artista si limita a dare delle indicazioni che le persone dovrebbero eseguire passivamente, per me lo sforzo è proprio nell’opposto, e credo molto nel bisogno imprescindibile di non assumere un ruolo abusivo nei confronti del pubblico partecipante, bensì di attivatore. A partire dall’auto-apprendimento e dal potere decisionale rispetto all’esperienza creativa dei partecipanti, si elaboreranno dei contenuti digitali liberamente fruibili. Contenuti visibili da chiunque ma creati e attivati da altre persone. Pensarsi comunità significa anche questo: “persone che attivano altre persone”. Pur non conoscendosi e non entrando in contatto fisicamente, le loro istanze, nelle mani degli altri, filtrate dalla diversa memoria, autobiografia, desideri e pensieri, verranno portate a un risultato completamente diverso.

We Rise by Lifting Others | Marinella Senatore
A cura di Arturo Galansino
Palazzo Strozzi
Piazza degli Strozzi, 50123 Firenze
Dal 3 dicembre 2020 al 7 febbraio 2021

Marinella Senatore – We Rise by Lifting Others – Palazzo Strozzi, Firenze © Photo OKNOstudio
Marinella Senatore – We Rise by Lifting Others – Palazzo Strozzi, Firenze © Photo OKNOstudio
Marinella Senatore – We Rise by Lifting Others – Palazzo Strozzi, Firenze © Photo OKNOstudio
Marinella Senatore con Arturo Galansino – Marinella Senatore – We Rise by Lifting Others – Palazzo Strozzi, Firenze © Photo OKNOstudio
Theme developed by TouchSize - Premium WordPress Themes and Websites