Intervista a Giulio Catelli | Doppio ritratto – Richter Fine Art, Roma

“Ritratto, doppio ritratto, interno o paesaggio, sono alcuni temi della pittura di sempre: i “generi”, rivederli oggi non significa necessariamente approdare ad una dimensione convenzionale, o appunto “generica”. La descrizione dello spazio quotidiano, ha infatti sollecitato un’indagine del presente, con un realismo che credo di poter definire, più vivido e spontaneo”.
16 Marzo 2021
Giulio Catelli Doppio Ritratto – Installation view at Richter Fine Art – Courtesy Richter Fine Art, Roma
Giulio Catelli – Exhibition Doppio Ritratto – Courtesy Richter Fine Art, Roma

Doppio ritratto, la personale di Giulio Catelli in corso alla galleria Richter Fine Art, presenta un nuovo corpus di opere pittoriche – olii su tela e tavola – in cui dalla simultaneità di sguardi tra interno ed esterno traspare non soltanto una riflessione circostanziale legata al presente pandemico, ma anche una previsione, di più ampio respiro, sulle possibilità dei “generi” della pittura nella loro riattualizzazione contemporanea. Quella di Catelli è una pittura fatta di contrappunti, in cui la tensione luministica e la pennellata nervosa originano un’immagine che vive di tagli compositivi inaspettati, frutto di uno sguardo acuto sul mondo e di una vivida sensibilità per il colore, gli oggetti, i dettagli minimi: l’ordinarietà e la quotidianità vengono portate sullo stesso piano della estemporanea e inaspettata straordinarietà degli eventi, vivendo della contraddizione in termini di cui spesso si alimentano, sottoposte come sono al ritmo cangiante delle gioie e dei dolori. 

Segue l’intervista con Giulio Catelli.

Angelica Gatto: Nella tua pittura c’è un rapporto molto stretto con la pratica en plein air; come scegli i tuoi soggetti?

Giulio Catelli: Talvolta i soggetti si definiscono lentamente, nel farsi stesso della pittura, altre volte appaiono nel balenìo di un istante. Non si tratta esattamente di scegliere delle immagini ma di assecondare delle attrazioni e delle sensazioni visive, c’è anche una componente rabdomantica nel riconoscimento degli spunti, si tratta di un processo graduale, di ascolto: per questo mi rivolgo alle cose con cui ho stabilito una consuetudine. Quando si parla di pittura en plein air, si intende genericamente la pratica impressionista. Una formula che porta con sé, alcuni significati che sento miei, come la tensione alla spontaneità e alla naturalezza. 

AG: Potresti raccontarmi del passaggio da una pratica di pittura dal vero, in esterno, alla modalità rinnovata che è invece espressa nei tuoi ultimi lavori? 

GC: Più o meno nel 2015, in una delle imprese un po’ pazze en plein air in un parchetto, mi si accosta un ragazzetto in motorino, che mi domanda: “Di’ un po’? Ma non è meglio che cambi lavoro?”.Aldilà degli aneddoti e delle scenette di vita romana, credo sia naturale, crescendo, rivedere modelli e riferimenti, che col tempo diventano un po’ stretti.
Si tratta di un cambiamento voluto e necessario, funzionale anche ad un significativo spostamento di poetica. Qualcosa però non è mutato, la predilezione per gli spazi aperti, per la luminosità e anche un rifiuto per il formalismo:  per il degradamento dell’idea di stile sul piano di una mera correttezza formale.  Quei vissuti in esterno, hanno finito di far parte del mio bagaglio e una radice profonda collega le due fasi. I paesaggi ora in mostra si possono considerare – con tutte le differenze, sul piano della sintesi e della visione –  in  linea con quella modalità del passato. 
Il mio è un cammino che ha nel mezzo delle verifiche. Inoltre, sono diverse le anime del mio lavoro, ce n’è una più lieta, eccitata di luminosità, e, quasi a contrappunto, una parte più cupa, dove  il colore si raddensa nello spessore degli impasti e i toni  si abbassano sensibilmente. 

Giulio Catelli – Exhibition Doppio Ritratto – Courtesy Richter Fine Art, Roma
Giulio Catelli Doppio Ritratto – Installation view at Richter Fine Art – Courtesy Richter Fine Art, Roma

AG: Disegno e pittura: che rapporto intercorre tra i due nei tuoi lavori? 

GC: Quando progetto un dipinto mi servo di un block notes, ma si tratta di appunti minimi, in cui cerco solo  partizioni di spazi. Invece quando disegno a matita e ancora di più, con l’inchiostro à la plume, inseguo la  fluidità del segno, dei  tocchi e dei punti. Ho un tratto che tende a essere aperto e questo sta a confermare una certa direzione luministica. In effetti, la distinzione fra disegno e pittura non è proprio una mia ossessione, spesso poi lavoro direttamente a piccoli oli su carta.  Dipingo in modo che la traccia del colore assuma una valenza corsiva e un po’ grafica, con spazi bianchi tra le stesure: “strappi” che fanno brillare le cromie. 

AG: Doppio ritratto è il titolo di uno dei lavori presentati alla galleria Richter. Quale riflessione hai avviato in relazione a quest’opera e quale è stato l’elemento guida nella selezione dei lavori in mostra? 

GC: Dal momento che eravamo isolati in casa per l’emergenza della pandemia, si è rafforzata  l’urgenza di raccontare, di far irrompere gli affetti e il vissuto dentro la pittura. Così ho voluto mettermi alla prova con un doppio ritratto col mio compagno Andrea. 
La messa a punto delle fisionomie e degli spazi, mi sono sembrati un buon raggiungimento e ho creduto fosse giusto partire da questo dipinto.
Ritratto, doppio ritratto, interno o paesaggio, sono alcuni temi della pittura di sempre: i “generi”, rivederli oggi non significa necessariamente approdare ad una dimensione convenzionale, o appunto “generica”. La descrizione dello spazio quotidiano, ha infatti sollecitato un’indagine del presente, con un realismo che credo di poter definire, più vivido e spontaneo. Per estensione, dal momento che spesso i dipinti attualmente in mostra, sono risolti sull’ambivalenza fra gli elementi che li compongono: immagini nelle immagini (le stampe sulle stoffe  etc.), accentuata dinamica fra i piani, ravvicinati o slanciati nella distanza, ho ritenuto di poter raggruppare questi lavori sotto il titolo:  “doppio ritratto”.  

AG: Nella tua personale alla galleria Richter viene sottolineato uno scarto decisivo rispetto alla tua produzione precedente; il paesaggio è stato sostituito dalla pittura di interni: come spieghi questa nuova esigenza? Può essere ricondotta alla necessità di raccontare più da vicino un’intimità domestica e uno spazio esistenziale completamente rinnovati o stravolti? 

GC: Come dici, si è trattato di un passaggio complesso. I primi esiti di questa direzione più luminosa e “sfrangiata”, sono stati esposti nell’estate del 2018 alla Galleria Centofiorini di Civitanova. Una mostra in cui già figuravano gli interni (le gallerie della metropolitana) e alcuni dettagli di gonne e tessuti, che ora ho affrontato, ampliandone la lettura, secondo una spazialità più mossa. Mi sono rivolto al divanetto, una sorta di ottomana allestita all’ingresso della mia casa, con stoffe rimediate qua e là; al copriletto con le stampe dei cammelli che si abbeverano fra racemi fioriti e pappagalli in volo; al misterioso cumulo di cuscini, simili a un trofeo antico, ordinati o incastellati, e al tappeto dalle righe rosse inchiodato al muro come spalliera. Queste le immagini da cui sono partito, un microcosmo intimo ed esotico allo stesso tempo. Da questi spazi talvolta occlusi e talvolta  più aperti e ariosi, si è andata componendo la serie dei lavori che oggi sono in mostra. Li rivedo allestiti sui muri della galleria: nei paesaggi dalla finestra, dal terrazzo, ritrovo l’atmosfera inquieta del distanziamento e della reclusione, negli interni, l’attesa fiduciosa di una nuova immersione en plein air.

Giulio Catelli Doppio Ritratto – Installation view at Richter Fine Art – Courtesy Richter Fine Art, Roma
Giulio Catelli – Exhibition Doppio Ritratto – Courtesy Richter Fine Art, Roma
Giulio Catelli Doppio Ritratto – Installation view at Richter Fine Art – Courtesy Richter Fine Art, Roma
Giulio Catelli – Exhibition Doppio Ritratto – Courtesy Richter Fine Art, Roma
Giulio Catelli – Exhibition Doppio Ritratto – Courtesy Richter Fine Art, Roma
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