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Il regno dei funghi rappresenta per l’uomo (e per molti altri esseri viventi) un serbatoio inesauribile di elementi utili alla vita. Lo studio dei miceti in ambito farmacologico, ad esempio, ha portato alla scoperta di attivi ormai fondamentali per la salute degli individui su scala mondiale, come la penicillina. Così anche la biologia vegetale, con gli studi sull’infrastruttura dei miceli che nelle profondità del terreno rappresentano una rete di comunicazione indispensabile alla vita delle piante. Nel ripensare il proprio posto e le proprie possibilità di azione nel mondo, la specie umana non può non prendere in considerazione la possibilità di cercare in natura organismi che possano contribuire alla creazione di un rapporto simbiotico mutualistico, volto al miglioramento delle condizioni di vita dell’intero pianeta.
L’architettura in questo processo gioca un ruolo centrale, e il lavoro presentato dal Padiglione del Belgio alla 18° Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia riflette proprio sull’esplorazione dei nuovi rapporti tra gli architetti e le risorse a loro disposizione.
Lo studio Bento Architecture in collaborazione con la filosofa ed etnologa Vinciane Despret ha curato il progetto intitolato In Vivo, in cui il metodo di produzione legato a pratiche estrattive viene messo in discussione proponendo delle alternative che utilizzino materiali provenienti da organismi viventi.
Come ripensare l’architettura in un mondo con risorse limitate? Questa è la domanda a cui il team curatoriale ha cercato di dare risposta. E lo ha fatto con un’installazione realizzata unicamente con materie prime organiche provenienti dall’area urbana di Bruxelles: terra cruda, legno e micelio.
La sala centrale del padiglione vede protagonista un’enorme e spettacolare struttura in pannelli di micelio su uno scheletro di legno che poggia su un pavimento di terra cruda. Complice la luminosità dello spazio, entrare all’interno di questa stanza vivente suscita un senso di calma e connessione con gli elementi circostanti, permettendo di apprezzare le caratteristiche sensoriali e poetiche di questi materiali.
Le sale adiacenti al grande spazio centrale, sono dedicate al processo di ideazione dell’installazione e di sperimentazione sul micelio. All’idea che l’uomo abbia sempre lavorato con sostanze inerti per costruire, Bento e Vinciane Despret rispondono con la possibilità di lavorare con materiali viventi che come i curatori spiegano si sganciano dal concetto di produzione, in quanto “non si autoproducono. [i materiali viventi] accettano oppure no, di generarsi in processi che prevedono alcune impercettibili negoziazioni”. Il micelio mette in atto abilità di scultura e fusione, si espande intrecciando la sua fitta rete all’interno del contenitore in cui è inoculato o sul supporto su cui viene innestato.
La proposta del padiglione belga allora, è quella di un’azione concreta che possa passare dall’unione di ricerche scientifiche attuali e proposte immaginarie, nell’ottica di ripensare le modalità del fare architettura, partendo da risorse locali, e favorendo lo sviluppo di nuovi rami del progettare basati su materiali naturali e organici.
In Vivo, the project of the Belgium Pavilion at the 18th International Architecture Exhibition of the Venice Biennale
The kingdom of fungi represents for humans (and many other living beings) an inexhaustible reservoir of elements useful for life. The study of mycetes in pharmacology, for example, has led to the discovery of actives now fundamental to the health of individuals on a global scale, such as penicillin. So too has plant biology, with studies of the infrastructure of mycelia that deep in the soil represent a communication network indispensable to plant life.
In rethinking its place and possibilities for action in the world, the human species cannot fail to consider the possibility of looking in nature for organisms that can contribute to the creation of a mutualistic symbiotic relationship, aimed at improving the living conditions of the entire planet.
Architecture plays a central role in this process, and the work presented by the Belgium Pavilion at the 18th International Architecture Exhibition of the Venice Biennale reflects precisely on the exploration of new relationships between architects and the resources available.
Bento Architecture Studio in collaboration with philosopher and ethnologist Vinciane Despret has curated the project entitled In Vivo, in which the production method associated with extractive practices is challenged by proposing alternatives using materials from living organisms.
How to rethink architecture in a world with limited resources? This is the question the curatorial team sought to answer. And it did so with an installation made solely of organic raw materials from the urban area of Brussels: raw earth, wood, and mycelium.
The central hall of the pavilion features a huge and spectacular mycelium panel structure on a wooden skeleton standing on a raw earth floor. Accompanied by the brightness of the space, entering inside this room elicits a sense of calm and connection with the surrounding elements, allowing one to appreciate the sensory and poetic characteristics of these materials.
The rooms adjacent to the large central space are devoted to the process of installation conception and experimentation with mycelium. To the idea that humans have always worked with inert substances to build, Bento and Vinciane Despret respond with the possibility of working with living materials that as the curators explain, disengage from the concept of production, because “living materials do not produce themselves. They accept, or not, to generate themselves in processes involving subtle negotiations.”. The mycelium enacts sculpting and fusion skills, expands by weaving its dense web within the container in which it is inoculated or on the support on which it is grafted.
The proposal of the Belgian pavilion then, is that of a concrete action that can pass from the union of current scientific research and imaginary proposals, with a view to rethinking the ways of making architecture, starting from local resources, and encouraging the development of new branches of design based on natural and organic materials.