Il tempo rallentato, quello del silenzio rumoroso, della metodica ripetizione, un tempo quasi meditativo: questo è il bigliettino da visita di Sabrina Mezzaqui, bolognese classe 1964, che da sempre ha scelto di partire dalla partecipazione condivisa per sviluppare il suo percorso fatto di sperimentazioni tra le tecniche più varie, dal disegno alla fotografia, passando per video e installazioni. E in entrambi i casi, che si tratti dell’installazione Bianco naturale che la vede protagonista del solo show presso la Sala Santa Rita o che si volga lo sguardo alle ramificazioni che crescono sulle pareti dell’Hotel St. Regis di Roma, emerge impalpabile il suo gesto delicato e gentile. Questi i due luoghi speciali e fuori dal circuito abituale delle gallerie che la Galleria Continua (San Gimignano, Pechino, Les Moulins, L’Avana, Roma, San Paolo, Parigi) ha scelto per rappresentare l’artista sulla scena romana.
Fino al 29 novembre, con uno dei progetti vincitoro del bando che PalaExpo ha indetto per la presentazione di 12 mostre nello spazio suggestivo e delicato della chiesa sconsacrata di Santa Rita, situata nel pieno centro della Capitale. All’origine dell’installazione un seminario tenuto dall’artista, al quale era possibile partecipare portando forbici, citazioni sul valore della manualità e la tazza per il tè. Un momento sospeso nel tempo, durante il quale una lunga collana fatta di carta e perline è stata infilata – le immagini della fase performativa sono rimaste incastonate nelle fotografie in bianco e nero di Paolo Carraro – e collocata all’interno di un recipiente in argilla bianca realizzato da Maria Cristina Navacchia e circondato da polvere di marmo, della quale è fatto anche il tappeto circolare cui l’installazione appoggia. Un cratere di creatività, la testimonianza di un gesto intimo e ripetitivo, che racchiude storie e ne lascia traccia nei tanti, piccoli dettagli di questa catena lunga novanta metri, le cui perle sono le identità dei molti.
Un gesto lento, un gesto denso del lavoro di tante persone – quelle che l’artista coinvolge, di volta in volta, nei suoi workshop con il pubblico – un gesto che parla di cose semplici, eppure così fondamentali per l’agire umano. Un insieme di gesti ripetitivi e precisi, che nella collettività restituiscono il suo dizionario artistico, a partire da oggetti presi in prestito dal mondo di tutti i giorni come la carta, che vengono recuperate e lentamente rielaborate per trovare nuova vita. Non fa eccezione il lavoro meditativo che la Mezzaqui elabora a partire dalla poesia di Elisa Biagini.
Se l’asse cede, se la voce affonda / c’è qui nell’aria, la / parola-ramo: questi i versi estratti dalla raccolta che la Biagini dedica a una serie di dialoghi immaginari tra Emily Dickinson e Paul Celan. E di rami ed intrecci è fatta la visione dell’artista, che per il progetto speciale ospitato all’hotel St. Regis presenta visivamente quei rami cui potersi aggrappare: da quelli su cui si posano gli uccelli – il cui canto sembra potersi ritrovare nel suono di quelli che cinguettano fuori dalle pareti della stanza – e rami fragili e delicatissimi che crescono dalle cornici, come germogli di ricordi di solidità viva. Perché davanti al momento della debolezza, in cui tutto sembra essere perduto, la parola è l’unica possibile àncora di salvataggio.
La parola che è il ramo prezioso e imprescindibile cui fare affidamento.
Fino al 29 novembre 2021, Sala Santa Rita, via Montanara 8 (Piazza Campitelli), Roma
Fino all’11 dicembre 2021, Galleria Continua Roma c/o St. Regis Rome, via Vittorio Emanuele Orlando 3, Roma