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IERI OGGI MILANO 2015

[nemus_slider id=”44765″] 170 opere, 43 autori per raccontare Milano. Ieri oggi Milano, 2015, come recita il titolo, è una grande narrazione collettiva che descrive la città e la sua espansione, dal dopoguerra ai nostri giorni. Una mappa in continuo mutamento, che parla delle trasformazioni urbanistiche e sociali, della vita, dei luoghi dell’oggi e di quelli […]

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170 opere, 43 autori per raccontare Milano.

Ieri oggi Milano, 2015, come recita il titolo, è una grande narrazione collettiva che descrive la città e la sua espansione, dal dopoguerra ai nostri giorni. Una mappa in continuo mutamento, che parla delle trasformazioni urbanistiche e sociali, della vita, dei luoghi dell’oggi e di quelli scomparsi, dove presente e memoria si mescolano. Il percorso è diviso in due parti, iniziando dalla Milano contemporanea, con i nuovi quartieri come Porta Nuova ritratti, tra gli altri, da Francesco Radino (Catalogo Ieri oggi Milano, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo, 2015).

Milano e i suoi luoghi simbolo, in primis il Duomo, fotografato da Thomas Struth e da Fischli & Weiss che, nel 1992-2000, ne immortalano le guglie al tramonto, rendendole quasi delle presenze irreali. O ancora il Duomo oggi, ripreso da Marina Ballo Charmet nel suo nuovo video L’alba, che descrive la facciata della Cattedrale nel passaggio dall’oscurità all’alba in una giornata d’inverno. Luoghi sacri e profani, legati alla storia sociale della città come la Camera del lavoro nel video di Alessandra Vicario o ancora la metropolitana e i suoi sottopassaggi come Espèce d’Espace di Paola di Bello, video a inquadratura fissa sul grande mezzanino della stazione della Linea 1 di Porta Venezia, luogo che un tempo ospitava dei negozi (ora diventato il “palcoscenico” autogestito di gruppi di giovanissimi rapper). E c’è anche la Milano del cibo (come non parlarne in tempi di Expo?) con un video di Vincenzo Castella Cliente successivo del 1998, l’alternaza delle portate del pasto mordi e fuggi della pausa pranzo.

Dalla Milano di oggi, come in un flashback, alla Milano di ieri: un passaggio non indolore, rappresentato qui dalla celebre serie Milano. Ritratti di Fabbriche di Gabriele Basilico, del 1978-1980, spartiacque storico e culturale e metafora della fine della civiltà industriale e operaia e del passaggio drammatico all’era postindustriale. Gli edifici dismessi, le fabbriche vuote e senza destinazione, sono un monito e un’archeologia del passato prossimo che ancora segna la geografia della metropoli.

Si arriva così agli anni Sessanta e Settanta con le immagini di Cesare Colombo che testimoniano le assemblee e la contestazione studentesca e le drammatiche fotografie dei funerali delle vittime della stage di Piazza Fontana di Massimo Vitali. E, ancora in quegli anni, i nuovi quartieri popolari, le case di ringhiera, tipologia edilizia che Gianni Berengo Gardin restituisce in alcuni vividi scatti. La vita nei nuovi insediamenti impone nuovi stili e la nascita di nuove comunità, di nuovi svaghi e di una nuova categoria sociale, i giovani, ritratti al Luna Park o all’idroscalo, il “mare di Milano” di Marco Cattaneo.

E ancora la città che sale, con i cantieri della metropolitana nei primi anni Sessanta testimoniati da Emilio Frisia, la Milano operosa che guarda al futuro, con gli scatti della scuola “La casa del sole” al Trotter di Gianfranco Mazzocchi. Non mancano la borghesia e gli intellettuali nella stanza dedicata ai ritratti, tra questi la bella serie Mondo Cocktail di Carla Cerati che sembra anticipare le atmosfere della Milano da bere degli anni Ottanta e quelli più recenti di Paola Mattioli che riprende l’ambiente dei creativi degli anni Novanta. E ancora le fabbriche con le fotografie della Pirelli di Enzo Nocera e più indietro le belle e intense immagini dei giorni della resistenza di Patellani e Valentino Petrelli. È, come dice Roberta Valtorta, curatrice della mostra «un grande racconto composto dalle molte storie di fotografi che per ragioni diverse e in occasioni varie hanno lavorato chi con intenti di documentazione, chi con progettualità, di tipo apertamente artistico, chi rispondendo alla richiesta di un committente, chi ricorrendo le proprie riflessioni sulla città o raccontando i piccoli momenti interiori rispecchiati nell’ambiente urbano».

Oltre a essere un grande mosaico di immagini della città, la mostra è una rassegna sulla fotografia contemporanea: tutte le opere appartengono alla collezione di MUFOCO – Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo – punto di riferimento per la fotografia italiana ed europea, con una raccolta di oltre 2 milioni di fotografie

Ieri e oggi Milano, 2015 è parte di un più ampio progetto espositivo intitolato Dal territorio alla terra. Progetto per un museo diffuso di fotografia, ideato dal Museo di Fotografia Contemporanea e finanziato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo attraverso Arcus Spa, che vuole sottolineare la vocazione di museo diffuso e la presenza su territorio metropolitano di MUFOCO. Dal territorio alla terra è partito da Cinisello nella primavera scorsa con due mostre, una dedicata a Mario Cresci e Vetrinetta, un progetto pubblico di Paolo Riolzi, che si concluderà a settembre con la presentazione del libro che raccoglie l’esperienza. In autunno, sempre allo Spazio Oberdan, l’ultima fase con la personale di Moira Ricci.

Testo di Rossella Moratto

Thomas Struth,   Mailand,   1998 - Courtesy MUFOCO,   Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo
Thomas Struth, Mailand, 1998 – Courtesy MUFOCO, Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo
Federico Patellani,   Dopoguerra Milano,   1945,   - Courtesy MUFOCO,   Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo
Federico Patellani, Dopoguerra Milano, 1945, – Courtesy MUFOCO, Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo
Gabriele Basilico,   Ritratti di Fabbriche,   1978-1981,   Courtesy MUFOCO,   Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo
Gabriele Basilico, Ritratti di Fabbriche, 1978-1981, Courtesy MUFOCO, Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo
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