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Hôtel-Dieu I A plus A Gallery

Hôtel-Dieu è il termine utilizzato nel Medioevo per indicare una locanda, un ricovero per viandanti e pellegrini, un ostello. Grandi camerate in cui sconosciuti si incontrano, condividono un pasto, una storia, una preghiera. A plus A Gallery si trasforma in un vero e proprio Hôtel-Dieu nell’omonima mostra collettiva che invita 27 artisti a popolare il […]

Hôtel-Dieu – A plus A Gallery – ph Clelia Cadamuro
Alessandro Bevilacqua e Nina Ćeranić, Am I Really All the Things that are Outside of Me, 2023, mix media installation, 240x90x120cm, Hôtel-Dieu_A plus A Gallery – ph Clelia Cadamuro

Hôtel-Dieu è il termine utilizzato nel Medioevo per indicare una locanda, un ricovero per viandanti e pellegrini, un ostello. Grandi camerate in cui sconosciuti si incontrano, condividono un pasto, una storia, una preghiera. A plus A Gallery si trasforma in un vero e proprio Hôtel-Dieu nell’omonima mostra collettiva che invita 27 artisti a popolare il proprio spazio – un vero e proprio posto letto – di immagini, musiche, suggestioni con ciò che meglio può rappresentarli. Un viaggio casuale tra vissuti, ricordi e riflessioni sulle grandi tematiche che attraversano il nostro tempo. 

La mostra, allestita fino al 20 gennaio 2024, racchiude in sé un percorso che nasce da un “caos creativo”. I 27 artisti, di provenienza e background diversi, spaziano nella scelta dei mezzi – c’è chi ha creato un letto, arricchendolo di disegni, figurine, oggetti della propria cameretta, e chi ha scelto un’installazione sonora o un dipinto a parete. Questo perché nell’Hôtel-Dieu nessuno può sapere chi sia il vicino di branda, quale sia la storia e cosa voglia raccontare. Ecco allora che Barbara Prenka si immagina sotto le coperte con il telefono in mano, mentre scorre tra le storie di Instagram o Tik Tok: l’artista realizza un letto coperto da una trapunta arcobaleno, sotto il quale una cassa con luce a Led – a simulare la luce emessa dallo schermo dello smartphone – trasmette una composizione di suoni e voci randomiche, che ricalcano lo scroll da un post all’altro. Accanto alla branda di Barbara, troviamo Anna Marzuttini che immagina il suo letto come una tenda da campeggio, trasparente, sotto il quale si ha del terriccio con qualche filo d’erba. Il contatto con la natura e l’emergenza ambientale – la tenda trasparente sembra quasi richiamare una serra – individuano una riflessione a carattere più ampio, che va al di là della semplice domanda: “Se fossi in viaggio, cosa porteresti con te?”, alla base del concept della mostra. Questo porta a riflettere sull’essenza stessa dell’arte: l’arte è libertà. Libertà d’espressione, libertà di scelta. Gli artisti hanno espresso la loro voce, chi scegliendo una strada intima e raccolta, chi riflettendo su tematiche d’attualità e urgenze – sociali, politiche, ambientali – collettive, seppur “obbligati” all’interno di uno spazio ristretto e predefinito, largo quanto un posto letto singolo. 

Hôtel-Dieu – A plus A Gallery – ph Clelia Cadamuro

Se molti degli artisti in mostra hanno scelto di utilizzare un materasso – fornito da un hotel veneziano, quasi a strizzare l’occhio al turismo di massa e all’emergenza abitativa che colpisce la città da decenni – per ricreare il loro posto letto e narrare la propria storia – è il caso della coppia Daria Dmytrenko & Bogdan Koshevoy che realizza anche un baldacchino ricamato con una  narrazione continua e stilizzata della fuga dalla guerra in Ucraina a Venezia, e in particolare all’Accademia di Belle Arti – altri riprendono il concetto di Hôtel-Dieu e il suo legame con le istituzioni religiose, realizzando dipinti a parete che richiamano le vetrate gotiche, è il caso di Giulio Malinverni, o sculture demoniache appese al soffitto, come le spirali di Ornella Cardillo. Enej Gala si concentra invece sulla convivenza all’interno dell’Hôtel-Dieu, sulla condivisione forzata di spazi comuni, realizzando un’installazione sonora: dietro una porta, un rumore sordo e fastidioso si ripete, facendo il verso ad un viandante poco silenzioso nel sonno. Questa condizione si può considerare metafora della convivenza degli artisti all’interno degli spazi in occasione delle mostre d’arte: spesso proficue, alle volte rumorose, la coesistenza delle opere all’interno di uno spazio – white cube o meno – è sempre una scoperta e un’incognita. Hôtel-Dieu è una mostra che è metafora della creazione artistica oggi. Ma è anche un format, una serie – nell’epoca della riproducibilità tecnica –  che può essere replicata ovunque ma senza mai essere uguale a se stessa. 

Hôtel-Dieu
a cura di A plus A Gallery e School for Curatorial Studies Venice 
A plus A Gallery
San Marco 3073, 30124 Venezia 
Fino al 20 gennaio 2024

Artisti: Giulia Maria Belli, Alessandro Bevilacqua, Thomas Braida, Ornella Cardillo, Simone Carraro, Francesco Casati, Nina Ćeranić, Weichao Chen, Nebojša Despotović, Daria Dmytrenko, Jingge Dong, Bruno Fantelli, Greta Ferretti, Leonardo Furlan, Enej Gala, Bogdan Koshevoy, Giulio Malinverni, Anna Marzuttini, Alesssandro Miotti, Sebastiano Pallavisini, Anastasiya Parvanova, Edison Pashkaj, Barbara Prenka, Simone Rutigliano, Pierluigi Scandiuzzi, Mattia Varini, Francesco Zanatta.

Hôtel-Dieu_A plus A Gallery_ph Clelia Cadamuro