Prosegue l’appuntamento con la rubrica estiva di ATPdiary dedicata agli artisti segnalati da alcuni spazi no-profit e artist-run space presenti sul territorio nazionale.
La realtà intercettata in questa occasione è Post Ex, fondata a Roma nel 2020 da Eleonora Cerri Pecorella, Francesco D’Aliesio, Luca Grimaldi, Gian Maria Marcaccini, Lulù Nuti e Gabriele Silli. Al team si aggiungono, inoltre, Federika Fumarola, Guglielmo Maggini, Alberto Montorfano e Azzedine Saleck. Di seguito, i tre artisti da loro indicati.
Angus Zhixin (1990). Vive e lavora tra Gent e Rotterdam.
“Angus è stato scelto come primo artista ospite della residenza Ex Presso all’interno degli spazi di POST EX. La sua ricerca è basata sullo studio del territorio e delle relative dinamiche relazionali attraverso un’interazione attiva e approfondita con il luogo sondato e i corrispettivi abitanti.
Nel caso della residenza, l’attenzione di Angus si è focalizzata sugli oggetti che cadono ogni giorno dalle finestre sovrastanti la sede di Post Ex. I diversi elementi raccolti sono stati catalogati e cercati successivamente nei negozi circostanti, in modo da avere un ritratto simbolico del vicinato e delle sue abitudini all’interno del quartiere.
In occasione di Ex Presso, inoltre, è stato organizzato un talk presso il Bar Camaleontica di Centocelle con Arianna Desideri e Kimball Holth – altro artista invitato in residenza”.
“Non voglio dire di essere un pittore, ma uso la pittura.
Uso la pittura, la scultura e il video per attirare l’attenzione sulle imprecisioni tra esperienza e materia. Cerco l’intervallo che separa la percezione dalla cosa; lo spazio (ad esempio, situazionale, politico, metaforico) in cui l’incomprensione e l’oscurità sono fattori involontari ma inevitabili” – dallo statement del suo sito.
Genuardi Ruta, duo artistico formato nel 2014 da Antonella Genuardi e Leonardo Ruta.
“Duo di base a Palermo, ha partecipato, come Sebastikova, al progetto Post-Turismo I, curato da Giuliana Benassi e organizzato, in quell’occasione, in un b&b a Roma in zona Prati. In quella circostanza si è instaurato un dialogo che è andato oltre l’effettiva realizzazione della mostra, e che si svilupperà nel tempo attraverso differenti modalità di scambio di progetti espositivi e curatoriali, essendo Genuardi Ruta anche i direttori artistici de L’Ascensore, spazio indipendente palermitano da cui abbiamo molto da imparare.
Li aspettiamo a settembre a Roma per una residenza della durata di tre mesi presso l’American Accademy, promossa dalla Fondazione Sicilia”.
“Le geometrie che il duo mette in campo da alcuni anni non esistono da sole, sono sempre il risultato di una riflessione sulla luce, sui volumi che intercetta, sui tagli che definisce.
La riflessione non deriva da una matrice tecnico-analitica ma è piuttosto espressione di un atteggiamento storico-sentimentale, il quale ha a che fare con emozioni legate a un remoto bagaglio memoriale.
Potremmo leggere le loro forme come le pagine di un diario di bordo, un’unica narrazione dell’indicibile, e come un sempre rinnovato rapporto con la forza naturale della luce che incontra un altrettanto potente costrutto tutto umano, lo spazio architettonico.
Le imprevedibili relazioni formali tra questi due poteri costituiscono il vero fulcro del loro lavoro” – dallo statement del loro sito.
Lisa Sebastikova (1988). Vive e lavora a L’Aia.
“Giovane scultrice che ha partecipato a Post-Turismo I, progetto di Post Ex curato da Giuliana Benassi tra il dicembre 2021 e il febbraio 2022 andato in scena in tre diversi b&b nel centro di Roma. Il suo lavoro si è inserito all’interno dello spazio espositivo – un b&b in zona prati – in maniera sorprendente e quel che ci auguriamo è di poter collaborare nuovamente con lei in un prossimo futuro”.
“Come artista mi interrogo costantemente su elementi familiari, come ad esempio una casa o un muro. Quando incontro oggetti di uso quotidiano, ho l’urgenza di riscoprirne le caratteristiche sia tangibili che intangibili.
Gli oggetti familiari evocano pensieri riflessivi e inconsci in qualsiasi osservatore: è questo che li rende familiari. Per arrivare al cuore di questi oggetti, li separo dalla loro funzione e li decostruisco fino a interrompere questo processo. La decostruzione dà luogo a visioni che affronto in modi diversi, che vanno dall’istintivo all’artificiale. Lungo il percorso, creo una nuova logica, che poi utilizzo per ricostruire l’oggetto in modo da evocare pensieri sia familiari che nuovi.
Confido nell’immaginazione dell’osservatore. Quando si guarda una delle mie opere, ci si trova di fronte a una sottile manipolazione dell’archetipo di un oggetto. L’oggetto sembra familiare, ma suggerisce una versione distorta della realtà. La semplicità che cerco di ottenere cammina sul confine tra associazione e alienazione” – dallo statement del suo sito.