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Guido van der Werve. Nummer eenentwinting – Palpable futility | Monitor, Roma

"Nummer eenentwinting – Palpable futility" è la quinta mostra personale dell’artista e regista olandese negli spazi della galleria Monitor; in questa occasione un nuovo corpus di opere restituisce, integralmente, la modalità attraverso cui van der Werve costruisce la propria ricerca intorno a temi universali come la finitezza della condizione umana, la natura e il sublime, fatti interagire con un umorismo asciutto e pungente, su cui l’artista innesta una ampia riflessione a specchio sulla palpabile inutilità dell’esistenza.
Guido van der Werve, Nummer eenentwintig. Palpable Futility, 2024, installation view at Monitor Rome Ph: Giorgio Benni Courtesy The Artist and Monitor Rome, Lisbon, Pereto (AQ)
Guido van der Werve, Nummer eenentwintig. Palpable Futility, 2024, installation view at Monitor Rome Ph: Giorgio Benni Courtesy The Artist and Monitor Rome, Lisbon, Pereto (AQ)

Era il 2005 quando Guido van der Werve faceva per la prima volta la sua comparsa in Italia, alla galleria Monitor, con una selezione di lavori video che, pervasi da un’atmosfera onirica e surreale, trascinavano lo spettatore in un contesto sospeso tra realtà e finzione. Sviluppando questa pratica di documentazione della performance, van der Werve si è interessato al linguaggio cinematografico trovando in esso un’immediatezza emotiva simile a quella presente nella musica. Sin dall’esordio italiano, l’alternarsi di scene surreali con tracciati di vita vissuta – uno spaccato sospeso nello spazio e nel tempo, contrappuntato dalla musica, componente centrale del suo lavoro e in grado di guidare alla comprensione emotiva e cerebrale di quanto accade davanti ai nostri occhi – si innesta all’interno di una ricerca in cui l’immagine cinematografica è correlata alla performance, da intendersi come endurance, una performance di resistenza atta a sfidare i limiti fisici e psichici dell’artista stesso – tra le altre, Nummer acht, everything is going to be alright (2007), girata in uno dei limiti estremi della terra, ovvero il Golfo finlandese di Botnia, nel Polo Nord, in cui l’artista avanza davanti a una nave rompighiaccio, stando a una quindicina di metri di distanza da essa, in un cammino silenzioso interrotto unicamente dai tonfi della nave. Suono, colore, luce, paesaggio. 

Nummer eenentwintingPalpable futility è la quinta mostra personale dell’artista e regista olandese negli spazi della galleria Monitor; in questa occasione un nuovo corpus di opere – un nucleo di fotografie dal titolo what if e tre lavori video akte negen, futility; akte twee, what if e akte tien, spice of life death drive – restituisce, integralmente, la modalità attraverso cui van der Werve costruisce la propria ricerca intorno a temi universali come la finitezza della condizione umana, la natura e il sublime, fatti interagire con un umorismo asciutto e pungente, su cui l’artista innesta una ampia riflessione a specchio sulla palpabile inutilità dell’esistenza. Non è un caso, infatti, che i tre video in mostra siano correlati al primo lungometraggio di van der Werve, inititolato Nummer achttien – The Breath of Life (che in Italia ha debuttato nel 2023 a Schermo dell’Arte). 

Guido van der Werve, Nummer eenentwintig. Palpable Futility, 2024, installation view at Monitor Rome Ph: Giorgio Benni Courtesy The Artist and Monitor Rome, Lisbon, Pereto (AQ)

Nummer achttien – The Breath of Life è definito dall’artista stesso “autofiction”, un racconto autobiografico composto di diversi elementi – i film in 8 mm e i dipinti realizzati dal padre, il centro di riabilitazione dove van der Werve è rimasto per mesi a seguito di un grave incidente, un coro e un’orchestra che compaiono all’interno di diversi luoghi, l’alter ego infantile dell’artista rappresentato da una bambina dai capelli rossi – in cui passato e presente si intrecciano. In Nummer achttien – The Breath of Life, a partire da un’esperienza traumatica e limbica, sospesa tra la vita e la morte, van der Werve racconta della fragilità e assurdità della vita, e lo fa, pur partendo da elementi autobiografici e inscritti nella propria storia personale, attraverso una lente universale. 

Questo stesso senso di malinconia pervade i tre lavori video in mostra, tre atti di una stessa pièce orchestrata in modo impeccabile per consentire al trauma di svolgersi. Il suono, arrivati a questo punto, rappresenta una dominante cromatica: il suono delle parole – poche semplici battute fatte pronunciare ai protagonisti, attraverso un lessico scarno ed essenziale – e quello degli arrangiamenti musicali classici, nella maggior parte dei casi composti dall’artista. Il paesaggio, i colori e la luce svolgono un ruolo cruciale nella creazione delle immagini trasformando le opere di van der Werve in autentici tableaux vivant, in cui i movimenti dei protagonisti e della macchina da presa sono impeccabilmente calibrati.

L’aspetto pulsionale e perturbante che domina, in sottotraccia, l’articolarsi della narrazione per immagini e sonora di Nummer eenentwinting – Palpable futility è in grado di condensare in un unico grande movimento centripeto la tensione costante di ciascuno al superamento della propria palpabile futilità, insieme all’immancabile paura della sconfitta davanti alla conferma di quanto l’esistenza umana sia irrimediabilmente viziata dalla sua finitezza. 

Guido van der Werve, Nummer eenentwintig. Palpable Futility, 2024, installation view at Monitor Rome Ph: Giorgio Benni Courtesy The Artist and Monitor Rome, Lisbon, Pereto (AQ)
Guido van der Werve, Nummer eenentwintig. Palpable Futility, 2024, installation view at Monitor Rome Ph: Giorgio Benni Courtesy The Artist and Monitor Rome, Lisbon, Pereto (AQ)