Giovedì 4 novembre Grada Kilomba (Lisbona, 1968), artista e scrittrice interdisciplinare, sarà al Circolo dei Lettori di Torino per presentare Memorie della piantagione. Episodi di razzismo quotidiano, il suo libro recentemente tradotto in italiano dalle ricercatrici e attiviste Marie Moïse e Mackda Ghebremariam Tesfaù e pubblicato da Capovolte Edizioni.
Grada Kilomba si interroga in maniera interdisciplinare sui temi quali la memoria, il trauma del razzismo e la dolorosa eredità del passato coloniale sulla nostra contemporaneità. Nella sua opera incarna i propri testi , portandoli in vita in installazioni e performance.
Memorie della piantagione. Episodi di razzismo quotidiano è stato pubblicato per la prima volta in Germania nel 2008 da Unrast Verlag. Ma non ha affatto perso da allora la sua attualità e urgenza.
Il libro si apre con la citazione di una poesia di Jacob Sam-La Rose. Si tratta di cinque brevi versi che condensano la lunga storia di silenzi imposti, la perdita spinta dal colonialismo che continua a riprodursi, ma anche la fame di interrompere la Storia per recuperare la sua parte nascosta. Per Grada Kilomba scrivere Memorie della piantagione è stato un atto di trasformazione, un divenire soggettǝ “perché qui io non sono l’Altrǝ, ma il sé, non l’oggettǝ, ma lǝ soggettǝ, sono la narratrice della mia stessa storia e non la narrata”. La scrittura è qui un atto politico di trasformazione, un’opposizione incarnata di ciò che il progetto coloniale ha predefinito, di nominazione della propria storia.
Una presa di posizione assolutamente necessaria in un’autrice che è anche un’artista. Per quanto riguarda l’arte, infatti, i testi di filosofia estetica – come sottolineato da David C. Lloyd – fondano l’ordine razziale della modernità attraverso concetti di universalità, libertà e umanità. La genealogia del “regime razziale di rappresentazione” va da pensatori illuministi come Kant e Schiller, fino ad Adorno e Benjamin. E se la normatività culturale europea è unilaterale, e la visione bianca del nero è quella di un oggetto a cui è negata piena soggettività, la posizione di Grada Kilomba non può che essere avvertita che come un terremoto ontologico. Per questo presentare la sua scrittura ancor prima che un’opera a Torino è fondamentale per preparare il terreno di una visione, a cui dev’essere dato tempo di comprensione ancor prima di aprire gli occhi. Questo passaggio dall’oggettività alla soggettività definisce la scrittura e l’opera di Kilomba come atti politici, in cui c’è un’opposizione al concetto di Alterità, al razzismo, e una reinvenzione esterna a una struttura di categorizzazione forzatamente non riconosciuta. Questa forma di divenire soggettǝ avviene attraverso testi in cui Kilomba porta alla voce la realtà psicologica del razzismo quotidiano così come riportata da donne Nere a nome proprio, per interrompere un lunghissimo silenzio, in cui il presente non può essere compreso senza interpellare il passato.
Memorie della piantagione esplora l’atemporalità del razzismo quotidiano, in cui il passato coloniale è una realtà traumatica, che è stata rimossa in Europa, ma che si riposiziona ogni giorno nellǝ soggettǝ Nerǝ nelle sue scene, nello scenario di una piantagione, in cui le imprigiona come Altrǝ subordinatǝ ed esoticǝ. Nella piantagione si costruisce la “razza” ed il trauma coloniale separa la persona dalla società.
La presentazione di Memorie della piantagione. Episodi di razzismo quotidiano sarà curato da SPAZIO GRIOT in collaborazione con la casa editrice Capovolte e il Castello di Rivoli. L’autrice Grada Kilomba sarà in dialogo con Johanne Affricot, fondatrice e direttrice di SPAZIO GRIOT e GRIOT magazine. Interverranno nel talk anche Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria, direttrice e capo-curatrice del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, per esplorare la ricerca di Grada Kilomba, la quale sta lavorando ad un nuovo progetto – relazionato con il suo ultimo lavoro O Barco | The Boat, progetto coprodotto da BoCa, Biennale di Arte Contemporanea, e Maat, Museo di Arte, Architettura e Tecnologia di Lisbona – per la collettiva Espressioni. L’Epilogo, che inaugurerà il prossimo gennaio (24/01 – 01/05/2022) al Castello di Rivoli.
La fragilità bianca, come scritto anche da Robin Diangelo, si manifesta attraverso la negazione del razzismo – di cui noi bianchǝ facciamo fatica a parlare – e del diniego della razza. Questo inevitabilmente riguarda anche la storia del Castello di Rivoli, una ex residenza sabauda, che non potrà non tener conto della storia di questo luogo nel prevedere l’installazione di un’opera di Grada Kilomba al suo interno.
A tal proposito, per dare uno riferimento visivo anche all’apertura di questa conversazione necessaria, penso a un’immagine dell’Istituto Luce del viaggio in Somalia del principe di Piemonte Umberto di Savoia nell’aprile 1928. Non era la prima visita della Casa Reale nella Somalia italiana. Nella fotografia il principe, in uniforme coloniale bianca, è seduto su una candida poltrona trasportata in spalla da quattro ascari affinché il principe possa salire su una scialuppa che lo attende, e raggiungere i militari italiani al suo seguito, senza bagnarsi i piedi regali.
Credo che sia necessario pensare alle complessità che si vengono a creare in questi incontri, affinché non si vengano a sommare ai lunghi silenzi del passato anche quelli del presente.
Grada Kilomba. Memorie della piantagione
4 novembre, ore 21:00
Sala Grande del Circolo dei lettori (via Bogino 9, Torino)
A cura di SPAZIO GRIOT, in collaborazione con la casa editrice Capovolte e Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea.