Sta per concludersi GALLLERIAPIU’ IN WONDERLAND, una mostra che presenta al pubblico una selezione accurata di progetti provenienti da diverse discipline, che si propongono, nella loro diversità, di esplorare nuovi aspetti della nostra realtà, andando oltre i suoi apparenti confini. L’approccio adottato in questa mostra, come ha sottolineato Veronica Veronesi, è caratterizzato da un approccio “interdisciplinare, indisciplinato e fluido”. Questo invita a considerare le potenzialità delle connessioni e delle sinergie tra le diverse discipline, superando la tradizionale compartimentazione dei saperi e delle arti. L’obiettivo è promuovere prospettive trasversali che sfruttino il potenziale estetico delle interazioni tra queste discipline e metodologie.
Questa mostra cerca di ridefinire il concetto di galleria come semplice luogo espositivo, offrendo un’alternativa alla tradizionale idea del “white cube”. Inoltre, ci invita a riflettere sul superamento delle barriere di genere e delle gerarchie tra le pratiche. Si tratta di un progetto espositivo che propone alternative alla fruizione e al collezionismo dell’arte contemporanea.
La complessità concettuale dei progetti di Giulia Tomasello, S()fia Braga, Hanna Hansdotter, CROSSLUCID e Valerio Maiolo richiede una visione partecipata del pubblico. L’approccio dichiaratamente olistico della mostra rappresenta uno strumento conoscitivo per esplorare nuovi aspetti della nostra contemporaneità.
Future Flora (2016) e “Louisa Speaks”, Future Flora (2016), è l’interessante ricerca – elaborata in sede di stesura della tesi di laurea – presentata dalla designer Giulia Tomasello. Si tratta di un progetto avveniristico che richiama le riflessioni ecofemministe e i mondi possibili delineati da Donna Haraway e Anna Tsing. Attraverso la sua pratica, Tomasello combina biotecnologia e wearable technology al fine di sfidare i tabù legati ai corpi femminili e promuovere la ricerca legata al corpo come strumento di lotta e di emancipazione. In effetti, Future Flora si rivolge a tutte quelle donne che vogliono assumere il controllo del proprio corpo, sperimentando un’intima e innovativa pratica di cura attraverso l’utilizzo dei nostri abiti che si prestano a diventare terreno fertile per un ecosistema che equilibra la microflora cutanea. In breve, Future Flora è un kit da casa di coltura batterica, progettato specificatamente per la vagina, al fine di prevenirne le infezioni e rafforzare la relazione simbiotica tra i microorganismi e il nostro corpo. L’assorbente batterico, presente all’interno del kit, stimola la crescita di quei batteri fondamentali per creare un ambiente sfavorevole allo sviluppo della Candida Albicans, agendo come una coltura vivente di probiotici.
L’opera dell’artista S()fia Braga, presentata attraverso un’installazione multimediale che combina video e realtà aumentata, offre un ulteriore approccio focalizzato sul corpo, sulla vagina e sulle pratiche di autocura. Il video intitolato Forehead Vulva Channelling Research (2021) ci introduce alla sua ricerca definita “speculativa transumanista”: un approccio che esplora in modo speculativo le implicazioni, le possibilità e le conseguenze della trasformazione e dell’evoluzione del corpo umano attraverso l’utilizzo delle tecnologie avanzate. L’attenzione è posta sul superamento dei limiti biologici e sull’ottimizzazione delle capacità umane attraverso l’applicazione di tecnologie avanzate, utilizzate come strumento per il nostro benessere.
In mostra sono presenti anche i filtri (ormai diventati virali) della serie Forehead Vulva Channelers che, quando applicati, permettono di osservare una dimensione del nostro aspetto diversa che si manifesta sullo schermo dei nostri telefoni. Questo progetto esplora il potenziale delle tecnologie nel trasformare e spostare la nostra percezione del corpo, utilizzando strumenti di realtà aumentata. Nel processo, emergono nuove identità ibride in continua evoluzione. Attraverso queste esplorazioni, si sfidano e si sovvertono le concezioni standardizzate riguardanti il corpo e i suoi modi di manifestarsi, aprendo le porte a una riflessione critica sulla complessità e la fluidità dell’identità corporea nell’era digitale.
CROSSLUCID, il collettivo di artisti co-fondato da Sylwana Zybura e Tomas C. Toth ci parla attraverso l’intelligenza artificiale, campo di indagine principale della loro ricerca. In mostra viene presentato Seeking Refuge, un breve video generato dall’intelligenza artificiale facente parte del video Dwellers Between The Waters (2023). Dwellers Between the Waters può essere considerato come una raccolta di simboli generati attraverso una serie di rituali ibridi che includono la presenza di piu’ soggetti in “dialogo” con l’intelligenza artificiale. L’obiettivo del progetto è offrire prospettive alternative attraverso l’utilizzo dell’IA insieme all’ibridazione con metodologie psico-magiche, esplorando la percezione umana della realtà e cercando soluzioni creative per affrontare i traumi dell’uomo contemporaneo. Per realizzare Dwellers Between The Waters CROSSLUCID ha lavorato a stretto contatto con esperti di intelligenza artificiale e psicologi per creare un ambiente che favorisca la riflessione e la consapevolezza delle complessità dell’esistenza umana.
Il video si basa su un processo di interazione tra l’IA e il soggetto umano, in cui entrambi si influenzano reciprocamente per creare un’esperienza di connessione e dialogo.
La ricerca di CROSSLUCID mira a stimolare una riflessione sulla condizione umana, sulla nostra relazione con la tecnologia e sulle possibilità di trasformazione e guarigione che possono emergere da tali interazioni.
Le sculture in vetro soffiato dell’artista svedese Hanna Hansdotter si pongono come un complemento visivo azzeccato rispetto ai progetti precedentemente delineati. Queste forme sono ad esempio in una sorta di relazione materica e alchemica con le immagini generate da CROSSLUCID. Entrambi i progetti condividono un corredo procedurale, dove la forma è suscettibile ad un risultato finale che oltrepassa le intenzioni autoriali.
Radicate in un contesto di significato storico di Glasriket, noto come il “Paese del Vetro”, le opere di Hansdotter incarnano una rilettura contemporanea di una lunga tradizione di soffiatura del vetro di quell’area.
Le sue sculture, dall’aspetto un po’ amorfo, magmatico e dai colori acidi e brillanti, vengono realizzate dall’artista attraverso la soffiatura del vetro fuso in stampi di ferro opportunamente sagomati, conferendo al materiale la conformazione desiderata. L’approccio artistico di Hansdotter costituisce un’indagine del connubio tra artigianato e produzione su vasta scala, in cui l’artista si avvale di metodologie di produzione industriale intrise di intenti artistici. Attraverso questa pratica, emerge la complessità delle possibilità espressive che sorgono dall’intersezione di questi due ambiti.
La mostra si conclude con una “composizione audiovisiva infinita per realtà virtuale” un progetto tutt’ora in corso del sound performer e compositore sperimentale Valerio Maiolo, intitolato Finite Fields. Lattice 1. Questa ricerca artistica è in primis una combinazione di metodologie, come lo studio di sistemi di intonazione naturale, la sintesi sonora programmata al computer e il canto armonico, al fine di creare una serie di strutture cristalline nell’ambiente della realtà virtuale. Questi ambienti diventano lo spazio in cui vengono ospitate una serie di composizioni, in cui ogni istante acquisisce un valore equipollente. In questo modo, i limiti temporali e spaziali non sono vincolati dalle restrizioni di capacità o dai confini imposti dal supporto fisico. Attraverso la dissoluzione della dimensione temporale, si apre uno spazio interiore in cui l’atto dell’ascolto diventa un’azione attiva, focalizzata e in movimento all’interno dell’essenza sottile del suono. L’esperienza risultante è immersiva e caratterizzata da un’intensità emotiva profondamente penetrante. Attraverso il movimento, tali strutture rivelano gli aspetti più geometrici del suono.” Finite Fields. Lattice 1 assume un ruolo di rilievo all’interno dell’indagine condotta da Maiolo sulla complessa relazione tra composizione infinita e il medium con cui essa interagisce. La sua ricerca è da sempre orientata verso l’esplorazione della sintesi sonora programmata e controllata mediante l’ausilio del computer, mediante la manipolazione delle fasi di segnali digitali armonici, al fine di creare un’esperienza sensomotoria in uno spazio spettrale astratto. Attraverso quest’opera aperta Maiolo esplora il potenziale delle nuove tecnologie e delle metodologie di composizione per offrire al pubblico un’esperienza sonora e visiva in continua evoluzione. Il progetto si propone di trasformare le prospettive dell’ascoltatore, aprendo porte a nuove forme di coesistenza tra suono e spazio.
Va inoltre ricordato il fondamentali contributo teorico, alla mostra, offerto da Lavinia Savini, avvocatessa specializzata in proprietà, avvocatessa specializzata in proprietà intellettuale. Attraverso la sua condivisione online, ha reso accessibili le sue recenti ricerche nel campo del diritto d’autore riguardanti le identità digitali e virtuali, nonché la normativa giudiziaria europea ancora in evoluzione.
La mostra GALLLERIAPIU’ IN WONDERLAND rappresenta, in definitiva, non solo una suggestiva esperienza estetica, ma è altresì un’occasione per interrogarsi sulle sfide e sulle possibilità offerte della tecnologie avanzate, invitandoci a considerare nuovi approcci di pensiero aperti ad un visione futuribile, olistica, transmediale e transdisciplinare.