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Fontana • Leoncillo forma della materia | Fondazione Carriero, Milano

[nemus_slider id=”55045″] Alla XXVII Biennale di Venezia del 1954 sono invitati Lucio Fontana e Leoncillo Leonardi, ognuno con una sala dedicata. Un accostamento che vede i due artisti, amici nella vita, presentare le loro opere che, pur nelle diverse direzioni di percorso, denotano una vicina sensibilità verso la materia e lo spazio. Più di sessant’anni […]

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Alla XXVII Biennale di Venezia del 1954 sono invitati Lucio Fontana e Leoncillo Leonardi, ognuno con una sala dedicata. Un accostamento che vede i due artisti, amici nella vita, presentare le loro opere che, pur nelle diverse direzioni di percorso, denotano una vicina sensibilità verso la materia e lo spazio.

Più di sessant’anni dopo la Fondazione Carriero ripropone i due artisti in una doppia personale, a cura di Francesco Stocchi, che mette a confronto le loro opere – realizzate dalla metà degli anni Trenta alla fine degli anni Sessanta – in un percorso che si sviluppa lungo sette sale. La prossimità sottolinea le affinità in vista di una rilettura critica dell’opera di Leoncillo, prescindendo dall’influenza di Fontana per evidenziare invece l’autonomia linguistica e stilistica dell’artista spoletino, indicando possibili tangenze, a partire dalla comune esperienza come ceramisti.

La vicinanza dei due artisti è evidente nell’approccio con la materia che per entrambi è anche forma, colore e spazio inteso come vuoto, interruzione e apertura. Una concezione espressa anche teoricamente: si tratta «non più colore, quindi volume ma materia che ha un colore che diciamo dopo. Non più volume ma materia che ha un volume» (Leoncillo, 1957) e «né pittura né scultura, non linee delimitate nello spazio ma continuità dello spazio nella materia» (Fontana 1949). Quindi una scultura che si avvicina alla pittura in Leoncillo grazie a una materia magmatica, di grande emotività, che esprime il dramma esistenziale dell’uomo e si fa portatrice del dramma storico della guerra, che l’artista vive in prima persona, anche attraverso l’impegno politico. Terracotta come materia viva, tormentata che si spacca e lacera, tra vuoti e pieni, come carne ferita – come Cuore rosso del 1958 –, e si sviluppa in forme autonome erette oppure, rinunciando alla verticalità, a terra o a parete come Taglio bianco e Taglio rosso entrambi del 1959. In Fontana invece è la pittura ad avere una vocazione scultorea: nei Concetti spaziali, la tela forata – e poi successivamente tagliata – nega la bidimensionalità del quadro aprendo una spazialità altra, tridimensionale che lo porterà successivamente agli ambienti e al superamento della contrapposizione tra pittura e scultura. Una visione dell’arte plastica che – a partire alle ceramiche per arrivare agli esiti degli anni Sessanta – si costruisce attorno al vuoto, aprendosi a un altrove che supera il concetto dicotomico di interno ed esterno all’opera per assumere un’altra valenza concettuale, di possibilità. Lo spazio è inteso dai due artisti come concretezza fenomenica, mai contenitore, parte integrante della materia che nel suo essere al contempo forma e colore – come suggerisce il sottotitolo, che è una chiave di lettura dei lavori – che presuppone sempre il gesto diretto dell’artista.

È una mostra importante per la qualità delle opere, molte provenienti da collezioni private, e una occasione per ammirare le numerose sculture di Leoncillo, oltre ad alcune carte, raramente esposte.

Accanto ai lavori, una selezione di ritratti fotografici dei due artisti realizzati da Ugo Mulas.

Fino al 9 luglio 2016

FONTANA • LEONCILLO. forma della materia,   Fondazione Carriero,   Milano,   foto Agostino Osio - Installation view
FONTANA • LEONCILLO. forma della materia, Fondazione Carriero, Milano, foto Agostino Osio – Installation view
FONTANA • LEONCILLO. forma della materia,   Fondazione Carriero,   Milano,   foto Agostino  Osio - Installation view
FONTANA • LEONCILLO. forma della materia, Fondazione Carriero, Milano, foto Agostino Osio – Installation view