Arte e scienza, in reciproca relazione e armonia, costituiscono i capisaldi della poetica di Matteo Nasini. La mostra Remote Armonie, curata da Treti Galaxie e allestita presso CUBO (Museo d’Impresa del Gruppo Unipol), esplora tale binomio, realizzando opere d’arte attraverso complessi algoritmi matematici. L’esposizione, con gli appuntamenti del Public Program di das 04 curato da Federica Patti, fa parte del programma istituzionale di ArtCity Bologna 2021 ma non è questo il solo evento pensato per l’importante rassegna. Il primo appuntamento è previsto venerdì 7 maggio (ore 21:00): un concerto – dal titolo Siderali – rielabora e reinterpreta la ricerca e i dati astronomici utilizzati da Matteo Nasini nella realizzazione delle opere d’arte in mostra. Il secondo appuntamento – Il Canto degli Erranti. L’epilogo – è datato sabato 8 maggio (ore 15:00) e prevede una diretta streaming su Radio Immaginaria – il network europeo degli adolescenti – per narrare, attraverso un audiogramma, il lavoro di Matteo Nasini e le infinite potenzialità creative della tecnologia al servizio dell’arte. Il team curatoriale Treti Galaxie ha risposto a qualche domanda sulla mostra, le iniziative collaterali e la poetica di Nasini, portandoci a viaggiare tra le stelle con la fantasia.
Veronica Pillon: Remote Armonie è il titolo della mostra personale dedicata a Matteo Nasini per CUBO, Museo d’impresa del Gruppo Unipol: quali sono e da dove nascono le “remote armonie” che l’artista esplora nel suo progetto espositivo?
Treti Galaxie: Nascono dagli inconcepibili spazi della nostra Galassia. O, per essere più precisi, nascono nella distanza tra uno specifico punto della superficie del nostro pianeta e il centro della Via Lattea. Matteo Nasini ha collaborato con il programmatore Nicola Saponaro e il fisico Massimo Margotti per creare una patch in grado di elaborare i dati raccolti dal satellite Gaia e messi a disposizione da European Space Agency. Stiamo parlando di informazioni riguardanti posizione, luminosità, temperatura, gravità e composizione chimica relative a 1,7 miliardi di corpi celesti. Il software costruisce una linea immaginaria e la proietta fino ai limiti della nostra Galassia. Quando uno dei corpi celesti la intercetta, la sua posizione viene tradotta in una sequenza di note, che vengono registrate su uno spartito. Le regole attraverso cui queste note vengono registrate dipendono da un sistema armonico sviluppato ad hoc da Nasini studiando il rapporto tra lo spettro sonoro udibile dall’essere umano e l’ampiezza in anni luce della Via Lattea. Questo è il nucleo “invisibile” da cui si sviluppano le opere.
VP: La mostra si inserisce nel progetto das – dialoghi artistici sperimentali: in cosa consiste la “sperimentazione” messa in atto da Matteo Nasini? Quali sono i linguaggi o le tecniche che esplora in Remote Armonie?
TG: Troviamo molto interessante che tu abbia evidenziato proprio questa parola. Alcuni dizionari etimologici sostengono che derivi da un termine in tedesco antico che significa “muoversi da un luogo a un altro”. Seguendo questa interpretazione, la sperimentazione del progetto potrebbe consistere nell’indagare quale tipo di armonie può generare il movimento degli astri della Via Lattea in una zona compresa tra il buco nero supermassiccio che risiede al suo centro e la scrivania dello studio romano di Matteo Nasini.
L’artista, nei confronti di questa zona, si è posto in una condizione di ascolto attivo, utilizzando le più avanzate possibilità della tecnologia digitale di cui potesse disporre, ha interpretato l’immenso quantitativo di onde elettromagnetiche captate dal satellite Gaia, precedentemente trasformate in dati computabili dall’ESA, e le ha tradotte nel linguaggio universale della musica. In contrapposizione al freddo siderale della Via Lattea, per il progetto espositivo Nasini ha scelto di utilizzare dei materiali che gli esseri umani percepiscono come “caldi”. Ha usato il legno di rovere per Sidereo, un carillon elettromeccanico, attivabile da “remoto” tramite la App di Cubo, che esegue due minuti di partitura stellare corrispondenti al movimento degli astri sopra lo studio romano dell’artista. Il gruppo scultoreo Transtamburo è realizzato in ceramica, sulla cui superficie, durante il processo di cottura, tra primo e secondo fuoco, sono stati applicati smalti contenenti un’alta percentuale di ferro per renderne cangianti le superfici. Mangiastelle assiale è un arazzo in lana, il cui soggetto è una metafora del funzionamento del software, mentre Sidereo è una calligrafia su carta che ne riporta i meccanismi in maniera puntuale.
Inoltre, il “muoversi da un luogo a un altro” è un atteggiamento che appartiene alla natura di questa quarta edizione di das, così come alla intera programmazione di ArtCity Bologna 2021.
VP: Nei lavori di Matteo Nasini numerosi sono i riferimenti alle discipline STEM – dalle neuroscienze, all’astronomia, all’analisi dei dati. Qual è la relazione che intercorre tra arte e scienza?
TG: Continuando la risposta precedente, per il significato della parola “sperimentazione” altri dizionari invece indicano che abbia un’origine latina, e che significhi “ricercare dentro alle cose”. Anche questa interpretazione ci è congeniale: nella sua ricerca, Nasini adopera la tecnologia messa a disposizione dal suo tempo per studiare alcuni elementi della nostra realtà, con il fine di tradurli in musica e in scultura. In Sparkling Matter questi elementi erano i sogni, in Splendore Neolitico i suoni perduti dei primi strumenti creati dall’essere umano, e in Remote Armonie l’eterno movimento dell’Universo. In quest’ultimo caso, la scienza si trova al cuore del progetto, e nel suo sviluppo gioca un duplice ruolo, in quanto è sia fonte di ispirazione che struttura portante. Come ama ricordare Nasini, fino al secolo scorso i principali mezzi per esplorare la natura erano le navi, oggi invece sono i numeri.
VP: Remote Armonie è solo il primo tassello di un progetto molto più ampio e articolato: quali sono le altre iniziative e/o appuntamenti che compongono il public program?
TG: Le iniziative che hanno composto il public program, curato da Federica Patti, sono state una serie di incontri in streaming, i Meet the Artist, incentrati su tre discipline inerenti il progetto. Sono stati coinvolti Luca Cerizza per l’arte, il fisico Massimo Margotti, che ha lavorato alla struttura del software, per i risvolti scientifici, mentre Ramona Ponzini ha dialogato con Nasini ripercorrendone gli aspetti musicali e sonori della ricerca. Quest’ultimo appuntamento si è chiuso con un intervento della musicista Caterina Barbieri.
Le registrazioni di questi talk si trovano su YouTube, sul canale di Cubo. Oltre a questi incontri, Matteo Nassini e Matteo Mottin (Treti Galaxie) hanno scritto un audiodramma, “Il Canto degli Erranti”, musicato da Nasini e interpretato dagli attori Irene Timpanaro e Marco De Francesca. Questo funge da controparte narrativa per la complessità tecnica del progetto: ogni elemento della storia, tra cui il carattere, il linguaggio, le azioni e i nomi dei vari personaggi, incarnano una serie di elementi che troviamo alla base dello sviluppo di Remote Armonie.
In occasione di ArtCity ne verrà presentato l’epilogo, trasmesso in diretta su Radio Immaginaria. Inoltre, si svolgerà il concerto “Siderali”, in cui gli studenti e le studentesse della Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio di Musica “G.B. Martini” di Bologna, con il contributo del Prof. Francesco Giomi, eseguiranno due partiture di Matteo Nasini tratte da Remote Armonie.
In realtà, nello scrivere che il presente è un primo tassello di un progetto ampio e articolato, ci riferivamo inoltre a un suo sviluppo futuro in varie declinazioni e capitoli.
Remote Armonie di Matteo Nasini
A cura di Treti Galaxie
CUBO – Museo d’impresa Gruppo Unipol
Piazza Vieira de Mello, 3 e 5, 40128 Bologna
Fino al 29 maggio 2021