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Fabrizio Prevedello, Mani | z2o Sara Zanin, Roma

“La montagna non è solo nevi e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio tempo e misura”: i colori prevalenti sono il bianco delle pareti e il grigio – la sfumatura del marmo, quella della pietra – eppure risuonano nelle...

Fabrizio Prevedello – Mani – Installation View Seconda e prima Sala Ph. Giorgio Benni

“La montagna non è solo nevi e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio tempo e misura”: i colori prevalenti sono il bianco delle pareti e il grigio – la sfumatura del marmo, quella della pietra – eppure risuonano nelle orecchie queste parole (tratte dal libro Le otto montagne di Paolo Cognetti, ndr), mentre si solcano le sale della galleria z2o – Sara Zanin, che l’artista Fabrizio Prevedello ha trasformato con le proprie opere. Non c’è il verde della vegetazione o il marrone della terra, eppure varcata la soglia sembra che le narici possano percepire la sensazione dell’aria fresca, pulita e pungente delle vette in alta quota.

La montagna, che da sempre accompagna la produzione dell’artista, è percezione tangibile nei suoi nuovi lavori raccolti nel progetto Mani: mani che l’artista usa nella sua ricerca continua e assetata di materia per le proprie opere, “mani che scalano, mani che cacciano la sostanza della sua arte, mani che raccolgono”, come sottolinea il testo critico di Antonio Grulli che accompagna la mostra. Elementi presi in prestito alla natura che l’artista plasma, assemblandoli insieme a materiali come cemento armato e ferro, che danno vita ad una nuova forma di paesaggio, paesaggio che una volta svestito dalle proprie peculiarità estetiche si restituisce con un nuovo linguaggio. Un’attenzione, quella delicata e sensibile di Prevedello, che spinge il visitatore a rimettere l’essere umano al centro del luogo, abbassando lo sguardo dall’orizzonte agli arti con i quali è in grado di plasmare la materia. Un’attenzione che è possibile innescare solo se si è disposti ad oltrepassare il confine del semplice vedere, come suggerisce l’opera Cerchio (243) che accoglie il pubblico in galleria, una stratificazione di lastre di vetro che si pone come una sorta di finestra aperta in grado di creare un filtro, un cannocchiale da cui guardare, seppur fatto di elementi apparentemente fragili e dunque, per loro stessa natura, legati a un’idea di precarietà.

Fabrizio Prevedello – Mani – Installation View Terza Sala Ph. Giorgio Benni
Fabrizio Prevedello – Mani – Installation View Terza Sala Ph. Giorgio Benni

Il nuovo corpus di sculture accompagna lo sguardo con la propria incredibile leggerezza, pur essendo dotate di una identità materica incredibilmente solida, che parla dei luoghi che l’artista ha attraversato e di cui ha scelto di appropriarsi trattenendone una traccia, un elemento, un residuo, che si trasforma in ricordo: ovunque risuonano i luoghi, le sue amate Alpi Apuane dove ha scelto di fissare la propria residenza, la pietra, la roccia, persino il vento, che attraversa le valli con la propria eco.

“Siete voi di città che la chiamate natura. È così astratta nella vostra testa che è astratto pure il nome. Noi qui diciamo bosco, pascolo, torrente, roccia, cose che uno può indicare con il dito. Cose che si possono usare. Se non si possono usare, un nome non glielo diamo perché non serve a niente” (Paolo Cognetti, Le otto montagne, Einaudi 2016): ecco allora che quella che Prevedello presenta è l’essenza stessa della Natura, dotata della propria anima, in un ciclo continuo fatto di vita e di morte. Come scrive Grulli infatti, “l’origine stessa della scultura non può non essere legata allo spostamento di una pietra al fine di segnare una sepoltura”, pietra che con la propria solidità è in grado di ergersi svettante o spingersi verso il basso.

Intorno, il silenzio. 

Fino all’11 novembre 2022, z2o – Sara Zanin, Via della Vetrina, 21 – Roma 

Fabrizio Prevedello – Mani – Installation View Terza Sala Ph. Giorgio Benni
Fabrizio Prevedello – Mani – Installation View Seconda e prima Sala Ph. Giorgio Benni