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Fabio Barile, Works for a Cosmic Feeling | Matèria, Roma

I Romantici lo chiamavano senso del sublime, quel senso di estrema inferiorità che l’essere umano prova davanti alla grandezza del mondo naturale, tanto da sentirsene sopraffatto. Una dimensione descritta, allo stesso tempo, da una tale commozione da condurre ad un...

Installation view_ – Fabio Barile – Works for a Cosmic Feeling. Photo Roberto Apa
Fabio Barile – Fern undergrowth, 2021

I Romantici lo chiamavano senso del sublime, quel senso di estrema inferiorità che l’essere umano prova davanti alla grandezza del mondo naturale, tanto da sentirsene sopraffatto. Una dimensione descritta, allo stesso tempo, da una tale commozione da condurre ad un profondo smarrimento, persino ad un senso di dolore o di orrore: tale e tanta è la superiorità di ciò che lo circonda a confronto con la mediocrità dell’uomo da renderlo, in un primo confronto, profondamente frustrato. Secondo il filosofo Immanuel Kant, che ne parlerà nella sua Critica del Giudizio (1790), non esiste solo un sublime che consta nella potenza annientatrice della Natura, ma anche un sentimento di condivisione fra quest’ultima e l’Uomo, che riconosce il proprio agire morale al di sopra di ciò che lo circonda, potendone godere la contemplazione senza venirne inghiottito. 

Nel 1927, in una lettera indirizzata a Sigmund Freud, lo scrittore francese Romain Rolland coniava l’espressione di sentimento oceanico, quella sensazione di essere un tutt’uno con il mondo, che avrebbe dato vita secondo lo scrittore al senso di esternità che accumuna molti sentimenti religiosi. A partire da questa dimensione emozionale prende vita la nuova personale di Fabio Barile Works for a Cosmic Feeling, pensato per gli spazi della galleria Matèria, che inaugura la seconda mostra nella nuova sede di Via dei Latini nel cuore del quartiere San Lorenzo.

Lo spazio, ancora una volta trasformato, è buio. Dopo qualche secondo, quando gli occhi si abituano alla sensazione di oscurità, si ritrovano attratti dalle fonti di luce dei cinque proiettori che scandiscono un tempo, reale e figurato, della visione: il progetto, curato da Alessandro Dandini de Sylva, è un viaggio immersivo nelle duecentoventinove fotografie scattate dall’artista negli ultimi anni a partire dal 2018. Nell’allestimento essenziale pensato dal curatore e disegnato da Etaoin Shrdlu Studio si alternano immagini diverse in modo casuale, creando continui incroci tra scatti affini o totalmente distanti, che si unificano nei pochi secondi del loro scambio. Per Barile la fotografia diventa uno strumento stratigrafico, attraverso il quale provare a comprendere e connettere immagini in apparenza prive di alcuna relazione. 

Installation view_ – Fabio Barile – Works for a Cosmic Feeling. Photo Roberto Apa
Fabio Barile – Magnetic fields on wire, 2020
Installation view_ – Fabio Barile – Works for a Cosmic Feeling. Photo Roberto Apa

Lo spettatore resta a guardare, cerca una nuova possibile combinazione, aspetta per poter rivedere sullo schermo lo scatto di cui ha perso le tracce: è un flusso lento e continuo, in un tempo dilatato che sembra non finire mai. Delle immagini si riesce a cogliere il senso, ma la loro continua trasformazione riporta a quel sentimento misto di meraviglia e smarrimento: nel tentativo di farsi un tutt’uno con quell’universo di dettagli ci si sente persi non riuscendo a barcamenarsi davanti al dinamico avvicendarsi di parole scritte attraverso le fotografie.
In questo atlante in bianco e nero la quieta grandezza della natura si alterna con molecole osservate al microscopio; mentre si osserva da vicino il volto di Sveva, la moglie dell’artista, l’occhio viene catturato dai mosaici di Santa Prassede; lo scheletro di un leopardo cattura la scena mentre, in uno dei supporti laterali, compare l’autoritratto dell’artista rappresentato come Hiroschi Sugimoto; una grande ala resta come omaggio al tentativo di volo di Icaro, mentre il frutto di un tarassaco sembra muoversi in un’atmosfera impalpabile.
Elementi naturali e geologici si alternano con la dimensione personale e affettiva dell’artista, in un compendio di contenuti che scrivono una storia, anche se irrisolta e priva di un convenzionale fil rouge, come si assistesse ad un’atipica serata davanti a vecchie diapositive proiettate, che narrano la stratigrafia della memoria. 

Ecco che il senso di smarrimento lascia il posto a uno stato d’animo diverso, alla sensazione di una profonda quiete e appartenenza a quell’universo fotografato, che non è più così spaventoso, ma forse molto più vicino di quanto si possa immaginare.

Fabio Barile, Works for a Cosmic Feeling
Matèria, Via dei Latini 27, Roma
Fino al 10 luglio 2021

Fabio Barile – Attemtp to build the wing of a bird. feather, play dough and various pieces. 2020
Fabio Barile – Snow field, 2018
Fabio Barile – Sulfur dioxide spring. 2019