ATP DIARY

Experience sound become light with Sonic Ray

Testo di Aurelio Andrighetto —English text below Allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre 1999 è stato inaugurato Longplayer, un componimento musicale di Jem Finer la cui esecuzione durerà fino al 2999, quando completerà il suo ciclo millenario per ricominciare...

Testo di Aurelio Andrighetto —
English text below

Allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre 1999 è stato inaugurato Longplayer, un componimento musicale di Jem Finer la cui esecuzione durerà fino al 2999, quando completerà il suo ciclo millenario per ricominciare da capo. Sei sezioni di sei brani musicali (trasposizioni con variazioni da una partitura di 20’ 20” per campane tibetane) vengono suonate da un computer simultaneamente e incessantemente in combinazioni sempre diverse. Il codice informatico è scritto nel linguaggio SuperCollider e attualmente funziona su sistemi operativi Macintosh e Linus, ma in futuro potrebbe adottare tecnologie diverse. Longplayer ha diverse postazioni di ascolto nel mondo, oltre a uno streaming live. La principale si trova presso il faro del Trinity Buoy Wharf sul Tamigi. Giorno e notte, per mille anni, il faro irradierà suoni, come una volta irradiava luce.

Sonic Ray leaving the lighthouse. Photo by the artist

Utilizzato da Michael Faraday per alcuni dei suoi esperimenti, ora emette anche un raggio luminoso che si proietta sulla sponda opposta del Tamigi, dove è eretta la scultura Slice of Reality di Richard Wilson. Per celebrare il 20° anniversario di Longplayer, che è stato posticipato a causa della pandemia, Finer ha progettato Sonic Ray (fino al 21 Novembre 2021). Un raggio laser codifica e trasmette Longplayer sulla sponda opposta alla velocità della luce, che non è quella del suono e neppure quella del battello che traghetta i visitatori da una postazione di ascolto all’altra. I processi di lunga durata e le scale temporali e spaziali costituiscono l’oggetto dell’indagine di Finer.

To the left, an iPad performing Longplayer into the transmitter at its feet, which encodes the music into the laser beam, the green glowing device from which exits Sonic Ray. Photo by the artist.
Sonic Ray arriving on the bridge of Slice of Reality, through the window and into the receiver (from whence it is decoded into the sound of Longplayer). Photo by the artist.

L’artista britannico attraversa ambiti disciplinari e culture diverse. Alcuni lo ricorderanno come polistrumentista e compositore del gruppo folk punk anglo-irlandese The Pogues attivo tra gli anni ottanta e novanta del secolo scorso, ma è stato anche artista in residenza presso il sottodipartimento di astrofisica dell’Università di Oxford. Le motivazioni che hanno sollecitato la realizzazione di Longplayer non sono state di natura musicale. L’esperienza del tempo e di come lo si comprende sul piano della fisica, della cosmologia e della filosofia è l’oggetto della sua indagine. Longplayer è simile a un sistema di pianeti che si trovano allineati solo a una distanza di migliaia di anni e le cui orbite si muovono l’una con l’altra in fase e fuori fase, formando configurazioni che mutano continuamente. 

Nato per rappresentare e comprendere la fluidità e l’espansività del tempo, può essere inteso come un processo vivente di mille anni, una forma di vita artificiale programmata per cercare le proprie strategie di sopravvivenza. A questo scopo è stato creato un Longplayer trust, una discendenza di custodi presenti e futuri investiti della responsabilità di cercare e implementare le strategie di sopravvivenza dell’opera. Longplayer è più di una composizione musicale, è un organismo sociale composto dalla discendenza di custodi e dalla comunità di ascoltatori attraverso i secoli. È anche un’esperienza che lascia in ognuno che l’abbia vissuta una traccia diversa, come suggerisce lo scambio d’impressioni che segue.  


Dear Jem, every time Claudia and I flew to London (Brexit and the pandemic have made entering the UK more complicated now) we went back to the lighthouse to listen to Longplayer. Listening gave the vision of the landscape, crossed by the cable cars, a “certain something”. We were fascinated by the movement of the cars going up and down along the cable like notes on a music score.  It looked as if there was an understanding, an agreement, between the propagation of sound and the image moving along the straight line of the cable, stretched across the two banks of the Thames; an agreement  that you have now underlined with the ray of light and the ferry crossing from one side to the other, from Faraday lighthouse to Richard Wilson’s sculpture. In short, we get the impression that Sonic ray reinforces the interaction between listening and vision that was already implicit in the sound installation at the lighthouse, which radiates sound as if it were light. We imagine this radiating, this propagating, to be conceived as a distant call, stretching across time and space.

All this reminded us of a passage from Pound which seems appropriate: “all ages are contemporaneous […] This is especially true of literature, where the real time is independent of the apparent, and where many dead men are our grand-children’s contemporaries” (Praefatio ad Lectorem Electum, in The Spirit of Romance, 1910) .

Dear Aurelio, thanks for writing. Your words are in harmony with my thoughts indeed and I feel there is nothing for me to add ! I find other people’s responses far more interesting to listen to than my own and yours are no exception, written with clarity and insight, and evocative of your experience. 

Sonic Ray inbound to Slice of Reality on a rainy night. Photo by the artist.
An unexpected and most welcome consequence: behind the receiver the spill from the beam shimmers around the shadows it casts of the rain streaked windows and the receiver itself. Photo by the artist.

Nell’ultima foto scattata dall’artista le ombre geometriche dialogano con quelle irregolari formate dalle gocce d’acqua che scivolano sul vetro. Un’immagine ferma in cui si sente lo scorrere del tempo. Per la sua indagine sui processi di lunga durata e le scale temporali e spaziali, Finer utilizza linguaggi diversi, talvolta anche quello fotografico, che spinge verso ciò che fotografia non è. Per esempio, Still è un’opera del 2012 concepita come un’immagine ferma in uno stato di flusso costante. Per due anni ha lasciato una fotocamera in un albero raccogliendo 18.000 scatti che si combinano attraverso una serie infinita di transizioni. Non è un film. La sua durata e la sua struttura non sono fisse. Composta in un tempo reale da un sistema di sequenziamento generativo, l’opera trova continuamente percorsi nuovi e diversi. Come Longplayer ci permette di fare una particolare esperienza del tempo e dello spazio. 

Con Sonic Ray Finer radicalizza questa esperienza portando il suono sull’altra sponda del Tamigi alla velocità della luce, mentre il battello porta i visitatori ad un’altra velocità. Agli estremi della scala, il tempo gli è sempre apparso sconcertante.