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Evan Roth. Mondi distorti | FMAV, Modena

In un mondo contemporaneo sempre più interconnesso e globalizzato, il paradigma plurimillenario della mappa come sistema di organizzazione concettuale della geopolitica internazionale si intreccia inestricabilmente con il nuovo archetipo della rete; un modello che, a scapito del potenziale rivoluzionario che ha in nuce, è stato subdolamente sottomesso alle stesse dinamiche di potere che governavano il […]

Evan Roth, still from Skyscapes: Modena, video, 2023 | Courtesy of the artist

In un mondo contemporaneo sempre più interconnesso e globalizzato, il paradigma plurimillenario della mappa come sistema di organizzazione concettuale della geopolitica internazionale si intreccia inestricabilmente con il nuovo archetipo della rete; un modello che, a scapito del potenziale rivoluzionario che ha in nuce, è stato subdolamente sottomesso alle stesse dinamiche di potere che governavano il mondo pre-Internet. La pratica di Evan Roth (Stati Uniti, 1978) indaga le modalità di funzionamento e le implicazioni delle tecnologie della comunicazione e, parallelamente, impiega il linguaggio cartografico e i metodi di proiezione (sviluppati nel tempo allo scopo di adattare la superficie sferica alle due dimensioni), per mettere a nudo e stravolgere i condizionamenti culturali più o meno consapevoli che mettiamo in atto in atto nel visualizzare il mondo. Nella sede di Palazzo Santa Margherita di FMAV – Fondazione Modena Arti Visive ha luogo fino all’11 febbraio Mondi distorti, la prima personale italiana dell’artista, a cura di Chiara Dall’Olio, che presenta lavori realizzati tra il 2013 e il 2023. La prima sala espone alle pareti dei dipinti in acrilico tratti dalla serie Strands (2020 – in corso), trasposizioni sulla tela di cartografie alterate che l’artista ha prodotto mediante un software sviluppato assieme a Cezar Mocan e liberamente accessibile online all’indirizzo worldsinfigures.com. Il software in questione permette di testare un totale di 121 diversi metodi di proiezione cartografica, da quella di Tolomeo (inventata nel 151 d.C.) fino ad alcune molto recenti. Sul planisfero può essere visualizzato anche il reticolo di cablature transoceaniche di cui si avvale Internet, come anche il diretto antesignano di tutto ciò, vale a dire il tracciato sottomarino del telegrafo inaugurato nel 1902 tra le terre che facevano parte dell’impero britannico (indicate in rosso sulle cartine geografiche dell’epoca, motivo per cui il sistema prese il nome di “All red line”).

Evan Roth, Mondi Distorti, vedute della mostra, FMAV-Palazzo Santa Margherita | © Rolando Paolo Guerzoni

A questi layer può essere aggiunto anche il profilo di un volto umano, a sua volta soggetto alle deformazioni, citando un metodo introdotto nel 1910 dal curatore delle mappe della Royal Geographical Society Edward Ayearst Reeves per far comprendere con maggiore efficacia gli effetti di distorsione comportati dai diversi metodi di proiezione. Infine, i colori sono quelli convenzionalmente usati dalle industrie produttrici di cavi in fibra ottica per indicare i diversi protocolli di codifica, oppure quelli di bandiere vere o verosimili, rimarcando l’analogia da sempre esistita tra le mappe e i rispettivi simboli identificativi delle nazioni. I planisferi stravolti, collassati e svincolati da ogni orientamento canonico che Roth traspone sulle sue tele mettono a nudo le subdole implicazioni simboliche che i sistemi di potere hanno perfezionato per enfatizzare nelle mappe l’importanza relativa di determinate zone del pianeta. Si può citare, ad esempio, la convenzione totalmente arbitraria che associa il nord all’alto e il sud al basso, sottintendendo così dinamiche di dominazione e controllo. Lo esplicita anche Nadim Samman nel testo critico che figura in catalogo: “Normalmente disposti [nelle bandiere] in campi o sezioni rettilinei, per semplificarne la lettura, i blocchi di colore in questi dipinti volteggiano e roteano, spesso avvolgendosi verso l’interno proprio come vortici. Sottoponendo a una tale pressione i confini visivi tra un campo e l’altro, Roth si scaglia, ancora una volta, contro l’ordine tirannico della bidimensionalità. Infatti, vi è un curioso parallelo tra la composizione planare delle bandiere e l’immaginario diagrammatico degli stati-nazione – che raffigurano i territori uno adiacente all’altro (come se in realtà non esistessero sovrapposizioni funzionali) – a tal punto che numerosi confini sono rappresentati da linee rette che attraversano svariati elementi geologici di una certa rilevanza, e tagliano in due comunità etniche. […] Forse allora i dipinti di Roth suggeriscono la possibilità di rappresentare un nuovo stato – meno governativo e più affine allo stato dell’essere?” (pp. 9-10).

Evan Roth, Mondi Distorti, vedute della mostra, FMAV-Palazzo Santa Margherita | © Rolando Paolo Guerzoni

Il centro della sala è occupato da una piramide rovesciata composta da cavi ethernet che convergono verso l’apice, dove si trova un router, al quale i visitatori sono invitati a connettersi mediante i propri device per alimentare la piramide con i dati di navigazione, in nome del principio della libera circolazione delle informazioni sostenuto dalla filosofia Kopimi, a cui Roth aderisce. La struttura e il titolo dell’opera, … [dot dot dot], alludono anche all’antenna radio eretta da Guglielmo Marconi in Cornovaglia nel 1901, tramite cui riuscì ad inviare il primo segnale radio transoceanico: tre punti, corrispondenti nel codice Morse alla lettera S. Il riferimento al segnale radio, affine a quello di Internet dato che condivide con esso la trasmissione mediante onde elettromagnetiche, vuole auspicare un ritorno alla totale libertà che caratterizzava l’epoca dei radioamatori, come anche la fase anarchica della rete, prima che questa divenisse terreno di appropriazione commerciale da parte di un oligopolio di multinazionali. Nella sala successiva, su uno schermo è proiettata l’opera video Skyscapes: Modena (2023), che consiste in una sequenza di immagini scattate dall’artista al cielo della città che ospita la mostra, le quali vengono di volta in volta sottoposte agli stessi processi di alterazione dell’immagine sottesi ai metodi di proiezione cartografica. Il risultato è un collage di sequenze immaginifiche in cui la calotta sferica del cielo con le sue nuvole, in diversi momenti della giornata, viene appianata sulle due dimensioni, dando l’impressione di vorticare su se stessa, di collassare dall’esterno verso il centro dell’immagine, di spezzarsi in piani di simmetria che creano un effetto da caleidoscopio. Insita in questa operazione c’è l’allusione al fatto che nel mondo contemporaneo le dinamiche economiche e sociopolitiche non riguardano più soltanto il livello della superficie del pianeta, tradizionalmente irreggimentato dalle mappe, bensì anche gli strati inferiori e superiori fino all’atmosfera, ormai ingombra di aerei e satelliti, ma anche dei segnali delle telecomunicazioni che rimbalzano tra i continenti, come dell’inquinamento prodotto a terra. Il cielo è divenuto uno spazio politico che necessita a sua volta di essere mappato e controllato.

Evan Roth, Mondi Distorti, veduta della mostra, FMAV-Palazzo Santa Margherita | © Rolando Paolo Guerzoni

Segue nell’ambiente successivo il mosaico di schermi di diverse dimensioni che compone l’opera Landscapes (2016-2020). I 24 monitor, disposti su tre pareti adiacenti, mostrano riprese effettuate dall’artista in località diffuse in tutto il globo – dalla Svezia al Portogallo, dall’Australia all’Argentina, da Hong Kong alla Nuova Zelanda – in cui emergono i cavi transoceanici usati per la rete. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, l’artista sceglie di filmare angoli isolati e selvaggi di quei luoghi, in cui la natura ha ancora il controllo. Spesso ad essere inquadrati sono degli alberi, che per Roth sono esempi di diagrammi di reti naturali: i rami tendono verso le nuvole (il “cloud” che rappresenta il flusso astratto del web), mentre le radici affondano nel terreno dove scorrono “materialmente” i dati, in analogia con i cavi sottomarini. Questi scorci di natura ancora pressoché incontaminata sono però filmati a infrarossi, vale a dire la frequenza impiegata proprio dai cavi in fibra ottica per trasmettere le informazioni, sottintendendo che ogni “paesaggio” che passa attraverso la rete perde a tutti gli effetti la sua componente materiale per farsi segnale elettromagnetico. Non a caso, i video non sono memorizzati su una memoria locale, ma sono piuttosto trasmessi in mostra direttamente dalla rete; peraltro, quando Landscapes era ancora in fase di completamento, i singoli video erano fruibili dagli utenti mediante una piattaforma di file sharing. Di fronte alle piante che si muovono al vento, o allo specchio d’acqua che riflette un cavallo che bruca, solo il filtro rosso permette di rendersi conto che si tratta di luoghi nevralgici per un’infrastruttura di potere che collega in modo occulto tutto il globo. Ma anche la stessa mostra Mondi distorti è in sé un microsistema di router, schermi e periferiche connessi da cavi ethernet; invece di essere nascosti, questi collegamenti vengono lasciati visibili lungo le pareti e fatti passare dai Bent Networks (2020 – in corso), una serie di “sculture” di cavi intrecciati, piegati e arrotolati attorno a basi di marmo o quarzo, che fungono da connettori tra i cavi effettivamente utilizzati per alimentare le opere elettroniche. Si rende così manifesta la componente materiale di ogni network, e con essa le distorsioni insite in ciascun sistema.

Evan Roth, Excerpt from https://s33.953939e18.375759.co.za, network located video, 18:00, 2017 | Courtesy of the Artist
Evan Roth, Mondi Distorti, veduta della mostra, FMAV-Palazzo Santa Margherita | © Rolando Paolo Guerzoni
Evan Roth, Bent Network (Yellow Arch), Ethernet cable on marble, 35 cm x 10 cm x 18 cm, 2020 | Courtesy of the Artist