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Esperienza curatoriale | Intervista ad Alberta Romano

Con la mostra “Lettera d’amore”, Alberta Romano conclude  il suo percorso di quattro anni e mezzo alla Kunsthalle Lissabon, arricchendo la sua esperienza sia umanamente che lavorativamente. Da poche settimane di ritorno in Italia, la troviamo già impegnata in un nuovo ruolo al Museo Madre di Napoli, come Referente Educazione e Public Program. Simona Squadrito: […]

“Lettera d’amore”, 2024. Inês Zenha, Reaching for a blue flame – our hands are made of rivers and feathers, 2024. Oil on paper, 55 x 69 cm. Kunsthalle Lissabon, Lisbon. Curated by Alberta Romano. Exhibition design Carlos Bártolo. Photo: Bruno Lopes.

Con la mostra “Lettera d’amore”, Alberta Romano conclude  il suo percorso di quattro anni e mezzo alla Kunsthalle Lissabon, arricchendo la sua esperienza sia umanamente che lavorativamente. Da poche settimane di ritorno in Italia, la troviamo già impegnata in un nuovo ruolo al Museo Madre di Napoli, come Referente Educazione e Public Program.

Simona Squadrito: Con “Lettera d’amore” concludi il tuo percorso lavorativo di quattro anni e mezzo presso la Kunsthalle Lissabon. Il titolo della mostra non poteva essere più evocativo, quasi a sottolineare un’esperienza intima e amichevole con cui hai svolto il tuo lavoro presso l’istituzione. Questo aspetto si riflette anche nella tua prassi lavorativa, caratterizzata dalla collaborazione con artisti di cui apprezzi non solo la ricerca, ma anche la persona e con cui hai instaurato rapporti di lunga data. È il caso, ad esempio, di Giulio Scalisi, artista con cui hai collaborato in diverse occasioni. La mostra traduce in immagini e nell’ambiente le esperienze adolescenziali, come quella della “cameretta”, luogo per eccellenza, in cui ragazzi e ragazze ricreano il proprio mondo, spesso confinandosi. Questo senso di isolamento è enfatizzato proprio dal lavoro di Scalisi. Vuoi raccontarmi di più, approfondendo gli aspetti da me sollevati? 

Alberta Romano: Certo, anche se in primis ci tenevo a ringraziarti per il tuo interesse nei confronti di questa mostra che per me, come dicevi tu, ha avuto un significato molto importante sia a livello professionale che emotivo. La Kunsthalle Lissabon quest’anno compie 15 anni, si trova dunque nel pieno della sua adolescenza, ho sfruttato questo pretesto per ripensare un po’ alla mia, ispirata da un testo bellissimo di Olga Campofreda intitolato “Camerette” edito da Einaudi Editore in cui la scrittrice ha saputo descrivere in maniera delicata e puntuale quel sentimento di autodeterminazione ed emancipazione che è in grado di crescere tra le mura di una cameretta adolescenziale. Le opere e gli artisti che ho invitato a prendere parte a “Lettera d’amore” mi hanno permesso di dare una forma concreta a questo sentimento e alla forza che a volte può nascere dalla solitudine. L’opera A landscape for a gentleman (2024) di Giulio Scalisi probabilmente enfatizza le conseguenze più negative di questo isolamento forzato nel quale spesso ci auto costringiamo, ma ciò non esclude necessariamente una possibilità di uscita. 

S.S: Questa idea di voler far riflettere sul concetto di intimità viene anche enfatizzata attraverso le opere di La Chola Poblete, che con El dormitorio del pop andino, ricrea nel sottoscala della Kunsthalle una sorta di stanza adolescenziale, ricca dei suoi simboli, come ad esempio gli innumerevoli poster che ricoprono tutte le pareti e il soffitto. Ma contribuiscono all’idea dominante della mostra anche Vip, l’installazione immersiva di Tamara MacArthur, e Reaching for a blue flame di Inês Zenha, una serie di dipinti in cui il colore blu predomina. Ci sono ancora ulteriori riferimenti, ma vorrei chiedere direttamente a te come queste e il resto delle opere esposte dialoghino all’interno della complessiva architettura della mostra.

AR: Per concepire il design espositivo della mostra mi sono rivolta a Carlos Bártolo, un designer che da anni collabora con la Kunsthalle Lissabon, ma anche con molte altre realtà museali e teatrali portoghesi.  La prima volta che ho parlato a Carlos di ciò che volevo realizzare, ho enfatizzato al massimo quel bisogno di indipendenza e di emancipazione che avvertivo tra le mura della mia cameretta quando ero solo una ragazzina. Carlos è stato in grado di interpretare perfettamente, attraverso il suo display, quel bisogno di intimità che tuttavia sembra non poter fare a meno di confrontarsi con il mondo esterno per trovare le energie per sopravvivere.
Il gioco di trasparenze a cui la tenda da vita, ha conferito a ogni opera la propria autonomia, ma al contempo le ha poste in un dialogo costante e quasi forzato l’una con l’altra. Parlando con la curatrice Yina Jiménez Suriel (che curerà la prossima mostra in Kunsthalle Lissabon) ci siamo trovate a riflettere anche sull’importanza del tatto che il display ha saputo evidenziare, dando al visitatore un ruolo attivo e consapevole che ne permette un’immersione decisamente più efficace nei vari piccoli universi costruiti dagli artisti.

”Lettera d’amore”, 2024.  Exhibition view with Giulio Scalisi and Alice dos Reis, Kunsthalle Lissabon, Lisbon. Curated by Alberta Romano. Exhibition design Carlos Bártolo. Photo: Bruno Lopes.
“Lettera d’amore”, 2024. La Chola Poblete, El dormitorio del pop andino, 2023 Posters, carpet, cushions, audio 5:17 min. Kunsthalle  . Lissabon, Lisbon. Curated by Alberta Romano. Exhibition design Carlos Bártolo. Photo: Bruno Lopes.

S.S:  Durante il mio soggiorno alla Kunsthalle Lissabon, ho notato con grande interesse la qualità editoriale delle vostre pubblicazioni. In pochi anni avete prodotto una decina di pubblicazioni, tra cataloghi e libri d’artista, tutte curate con estrema precisione e dotate di una forte identità grafica. Per me, amante dei libri d’artista e delle edizioni d’arte, è stato un piacere scoprire questa vostra vocazione. La Kunsthalle Lissabon si presenta come un piccolo ma significativo laboratorio editoriale, che dimostra attenzione alle esigenze di bibliofili esigenti. Potresti descrivermi il processo creativo e produttivo dietro le vostre edizoni? Ce n’è qualcuna a cui sei particolarmente legata?

AR: Si, la produzione editoriale è sicuramente uno degli aspetti fondamentali per la Kunsthalle Lissabon, sin dal principio Luís Silva e João Mourão, i due fondatori, hanno concentrato molte energie sulla produzione di libri d’artista, monografie e cataloghi. L’obiettivo è sempre stato quello di dare agli artisti un ulteriore spazio d’azione nel quale poter sperimentare le loro ricerche. I formati delle pubblicazioni infatti cambiano in base alle esigenze degli artisti, basti pensare alla pubblicazione di Laure Prouvost, a cui ho avuto il piacere di lavorare nella coordinazione editoriale, che è stato stampato mischiando all’inchiostro normale una buona percentuale di nero di seppia, elemento che l’artista aveva ampiamente utilizzato anche nella sua mostra personale in Kunsthalle Lissabon del 2020 Melting into one another ho hot chaud it heating dip ricoprendo con questo il pavimento dell’intero spazio espositivo. 

S.S: Un aspetto estremamente significativo di questa realtà è l’attenzione rivolta al pubblico più giovane attraverso, ad esempio KL KIDS, il programma educativo che offre laboratori a tema per bambini in occasione di ogni mostra organizzata dall’istituzione. La figura di riferimento qui è Maria João Petrucci, che ha dedicato la sua vita professionale a progetti che combinano pedagogia, arte, creatività, infanzia e gioco libero. Potresti condividere maggiori dettagli su questa iniziativa? Come viene accolta dalle famiglie del territorio?

AR: KL KIDS è uno dei progetti che mi rende in assoluto più orgogliosa tra quelli realizzati in questi anni in Kunsthalle. Ho conosciuto Maria João Petrucci per caso e mi ha colpito subito la passione per l’educazione che emergeva da ogni sua parola. Quando le abbiamo proposto di elaborare un programma educativo per la Kunsthalle Lissabon (che prima di quel momento non ne aveva mai avuto uno) mi ha colpito la sua cura nell’elaborare per ogni mostra un laboratorio tematico che invitava i bambini a relazionarsi con le tematiche e/o con i materiali scelti da ogni artista.  Devo ammettere che le famiglie, fino ad ora, sono sempre rimaste estremamente soddisfatte dei laboratori svolti, in primo luogo perché i bambini sono sempre felici quando possono portare a casa un piccolo lavoretto ispirato a un’opera d’arte, poi anche perché ogni attività è gratuita e anche questo sembra essere un ottimo incentivo a tornare. 

“Lettera d’amore, 2024. Tamara MacArthur, VIP, 2024. Fabric, sequins, disco ball, e performance. Kunsthalle Lissabon, Lisbon. Curated by Alberta Romano. Exhibition design Carlos Bártolo. Photo: Bruno Lopes.
“Lettera d’amore”, 2024.  Giulio Scalisi, A landscape for a gentleman, 2024. Fine print on fine art cotton paper, 125 x 70 cm  Kunsthalle Lissabon, Lisbon. Curated by Alberta Romano. Exhibition design Carlos Bártolo. Photo: Bruno Lopes.

S.S: Quante mostre hai curato complessivamente presso la Kunsthalle Lissabon? Ci sono alcune di esse a cui sei particolarmente legata? Ci sono forse progetti che stai considerando di rielaborare e sviluppare ulteriormente in futuro?  
AR: A dire il vero le mostre della Kunsthalle Lissabon non hanno mai riportato la curatela esplicita di qualcuno (a parte in occasione del decimo e del quindicesimo anniversario dell’istituzione appunto). Questo è sempre avvenuto con lo scopo di privilegiare la voce dell’artista rispetto a quella del curatore, ma anche perché la KL si è sempre distinta per aver portato avanti un programma costituito principalmente di mostre personali.
È chiaro tuttavia che da quando ho ricoperto il ruolo di curatrice all’interno dell’istituzione molti degli artisti che si sono susseguiti in questi ultimi anni sono stati il frutto di scelte personali, sempre in accordo con il direttore Luís Silva, che ha creduto nel potenziale dei giovani artisti che invitavo. Tra questi sicuramente il già citato Giulio Scalisi, ma anche Tamara Macarthur, Inês Zenha, Thomas Renwart e molti altri.  Per risponderti sulla possibilità di collaborazione future, come accennavi anche tu all’inizio dell’intervista, per me è difficile scindere il piano umano da quello professionale, e credo che sia molto importante che ci sia una buona empatia con gli artisti con i quali si decide di condividere il proprio percorso lavorativo. Di conseguenza sono certa che continuerò a lavorare con gli artisti con i quali mi sono trovata meglio durante questi anni appena ce ne sarà l’occasione. Ovviamente la speranza è che a loro se ne aggiungano sempre degli altri, al fine di conoscere persone nuove, stimolanti con le quali condividere altrettante esperienze positive. 

S.S:  Quali sono gli aspetti di maggiore crescita personale e professionale che hai appreso da questa esperienza all’estero? Cosa porti con te dopo questi anni trascorsi a Lisbona?

AR: Oltre alla programmazione espositiva, in questi anni ho imparato sicuramente a gestire in completa autonomia tanti aspetti che riguardano la gestione di uno spazio non profit (dalla produzione, alla ricerca fondi, fino al programma educativo) che in Italia non avevo mai avuto modo di approfondire, sia perché questi aspetti generalmente non vengono affidati con tanta leggerezza a una giovane curatrice (soprattutto come lo ero io 4 anni fa) sia perché sostanzialmente il ministero della cultura italiano non finanzia in maniera massiccia e continuativa dei piccoli spazi non profit fino a renderli delle vere e proprie istituzioni culturali come è successo alla Kunsthalle Lissabon in Portogallo. Porterò a casa sicuramente tutta questa esperienza cercando di applicarla nel migliore dei modi nei vari ambiti lavorativi in cui mi cimenterò, ma sono consapevole di avere ancora molto da imparare.

S.S: Presto ti vedremo impegnata nella gestione del Public Program del Museo MADRE di Napoli. Potresti anticiparci qualcosa riguardo al tuo mandato? Pensi che sarà in linea con il passato del museo o hai progetti innovativi in mente? Qual è la tua opinione sull’attuale Public Program del Museo?

AR: Si, da poche settimane ho assunto il ruolo di Referente educazione e public program della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, e questo mi rende estremamente felice e onorata, non potevo augurarmi un ritorno migliore in Italia. Ovviamente sarà una nuova e stimolante sfida per me, con la quale non vedo l’ora di confrontarmi a pieno ritmo. Ho sempre ammirato l’impegno che il Museo Madre ha dimostrato nei confronti delle diverse comunità che lo ospitano e con cui è chiamato a confrontarsi giornalmente e sono sicura che con la direzione di Eva Fabbris questo rapporto non potrà che rafforzarsi. Per quanto mi riguarda farò del mio meglio e ovviamente, a questo punto, non posso che invitare tutti a rimanere aggiornati non solo sugli sviluppi futuri del programma espositivo ma anche su quelli del programma pubblico ed educativo del Museo. 

Lettera d’amore, 2024. Exhibition view with Tamara MacArthur, VIP, 2024. Fabric, sequins, disco ball, video 150 x 260 x 150 cm. Kunsthalle Lissabon, Lisbon. Curated by Alberta Romano. Exhibition design Carlos Bártolo. Photo: Bruno Lopes.
“Lettera d’amore”, 2024. Exhibition view with Giulio Scalisi and Alice dos Reis, Kunsthalle Lissabon, Lisbon. Curated by Alberta Romano. Exhibition design Carlos Bártolo. Photo: Bruno Lopes.