L’8 ottobre ha inaugurato nella Chiesa di San Giuseppe ad Alba una mostra con due opere di Enzo Cucchi provenienti dalle Collezioni del Castelo di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea. La curatela è di Stefano Collicelli Cagol e le opere esposte sono Coraggio (1998-99) e Piogge Sante (1987).
Il progetto è promosso dalla Fondazione CRC in occasione dei 25 anni dalla nascita e rappresenta l’avvio di una serie di collaborazioni con il Castello di Rivoli per promuovere nel territorio cuneese i capolavori della collezione del Museo.
ATPdiary ha posto alcune domande al curatore.
ATP: Il luogo che ospita le opere di Enzo Cucchi è pluristratificato e quasi ridondante: una chiesa seicentesca che ingloba preesistenze romane e medievali, e per di più sorge al posto di una precedente abitazione privata. Se l’esterno è piuttosto sobrio, la volta interna esplode in un affresco barocco. Come mai la scelta di questo luogo? E che scambi credi possano avvenire tra di esso e le opere dell’artista – in entrambe le direzioni?
Stefano Collicelli Cagol: Il luogo è stato individuato da Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, iniziatore del progetto di mostra insieme a Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino. La chiesa di San Giuseppe si trova nel centro di Alba (CN) e ospita spesso eventi dedicati all’arte e alla musica. Come molte altre architetture in Italia, la Chiesa costituisce un palinsesto di tendenze artistiche sviluppatesi in momenti artistici differenti, un contesto perfetto per l’arte colta di Enzo Cucchi, intrisa di echi e spunti tratti dal passato quanto dal presente. La sacralità della decorazione barocca si riflette nelle due tele dell’artista ospitate in mostra ‘Coraggio’, 1998-99, e ‘Piogge Sante’, 1989 che a loro volta hanno nella loro iconografia e scelte formali un forte riferimento alla tradizione religiosa e alla sua visione spazio-temporale comunicata proprio attraverso l’arte.
ATP: Lo stesso paesaggio di Alba però può influenzare la percezione della mostra: parli di queste “colline marchigiane” e questi “declivi delle Langhe” che già dal nome sono visionari, come lo è per definizione l’arte di Cucchi. Tu cosa vedi di visionario in questo accostamento di opera e ambiente?
SCC: Le tele sono sospese lungo la navata della chiesa, oltre alla pittura a olio, entrambe hanno apparati elettrici e materiali differenti, dal metallo al cartone, che ne connotano la forma e superficie. In questo modo si crea un cortocircuito tra il presente del quadro e quello del visitatore, tra le energie sprigionate dalla decorazione e quelle emanate dai quadri, entrambi provvisti di illuminazione. La manipolazione spazio-temporale tipica del Barocco emerge dal trattamento della tela operata da Cucchi in entrambe le opere.
ATP: Verranno esposte due opere provenienti dalle Collezioni del Castello di Rivoli: Coraggio (1998-99) e Piogge sante (1987). Ce ne parleresti?
SCC: Con piacere.
Coraggio, 1998-1999, è intriso di un’atmosfera spirituale conturbante. Come in altre opere dell’autore, anche in questa alla familiarità ispirata dalle figure corrisponde un movimento opposto, quasi di straniamento dato dalle loro combinazioni e risoluzioni formali. Le ampie campiture di verde acceso formano colline dalla vegetazione lussuriosa, squarciate dal nero che ne incupisce i toni. I volumi semplificati dei monti ricordano la pittura naif o l’art brut a cui spesso è stata associata l’opera di Cucchi. I pendii richiamano inoltre, le sublimi rappresentazioni del paesaggio del centro Italia che si ritrovano in artisti rinascimentali come Piero della Francesca o Sassetta. Le piccole luci che illuminano le cime delle colline sospendono la scena in un’atmosfera fiabesca ma anche oscura: rimandano ai fuochi delle feste paesane, o agli incendi che sempre divampano nello sfondo dei dipinti della tradizione artistica europea dal Rinascimento in poi, a significare la potenziale distruzione della civiltà sempre imminente. La crisi delle grandi narrazioni e delle idee moderne di progresso spesso associata alla Transavanguardia e al periodo postmoderno dagli anni Ottanta del secolo scorso in avanti, sembra dunque permanere in quest’opera. La misteriosa figura virata sul giallo di cui si scorge la testa, parte del busto, e la mano dall’incarnato roseo, che sembra posarvisi sopra, riportano alla memoria passi della Genesi (la creazione della donna dal costato dell’uomo) e dai Vangeli (la parabola del buon samaritano). Con uno stile vernacolare, che attinge anche alla tradizione religiosa italiana degli ex-voto e la ricombina con le soluzioni sofisticate della storia dell’arte, Coraggio sembra invitare ad atti di misericordia. Il contesto locale, evocato dalle forme dell’opera di Cucchi, diviene così portatore di un messaggio universale.
Ferro, neon, legno e olio su tela sono i materiali che compongono Piogge Sante, 1987. L’uso di materiali così diversi testimonia il grado di libertà sperimentato da Enzo Cucchi nel ripensare il medium pittorico e nel costruire con esso nuovi immaginari. La scelta di confrontarsi con l’energia sprigionata da elementi differenti e di mettere alla prova l’impatto che hanno sulla pittura costituisce un’ulteriore conferma del legame esistente tra Transavanguardia e movimenti artistici precedenti, come l’Arte Povera, anche se negli anni Ottanta i due movimenti sembravano essere in contrasto. Se per gli artisti di quest’ultimo gruppo, proprio la presenza e le forze energetiche degli elementi sono le protagoniste dell’opera, nel caso di Cucchi centrali diventano le possibilità aperte dalla combinazione inedita di materiali differenti nel creare immagini nuove e seducenti.
La campitura bianca della tela, simile a un muro grezzo, è attraversata da raggi che evocano le piogge sante del titolo. Come spesso accade nelle opere di Cucchi, proprio i titoli aprono a immaginari inediti ed enigmatici. La disposizione delle linee sulla tela si associa non solo alla pioggia di luce stilizzata che si propaga da un centro unico, tipico dell’iconografia cristiana Rinascimentale e nelle chiese Barocche a indicare l’intervento divino, ma ricorda anche la forma di una meridiana. Come dicevo prima, l’esplorazione e la messa in moto della dimensione temporale all’interno della spazialità bidimensionale della tela richiamano la manipolazione attuata nel Barocco come parte di una strategia di seduzione degli spettatori ai riti religiosi. In Piogge Sante, il destinatario di questa mutazione sembra essere il volume grezzo alla base del quadro che richiama il profilo di una collina in procinto di cambiare colore. L’alone di luce prodotto dal neon sul verso, contribuisce ulteriormente a sospendere l’opera in una dimensione spazio-temporale altra, dove sublime e terrestre convivono.