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Un amore che dura per le arti performative a Centrale Fies — 21/22/23 settembre 2023

Enduring Love è il titolo dato alla tre giorni di performance e spettacoli del centro per le arti performative contemporanee Centrale Fies, Dro, Trento. Non un festival ma una sezione finale della programmazione diffusa che Centrale Fies sta adottando da qualche anno tra l’estate e l’autunno: ogni sezione sviluppa diverse linee di azione e ricerca. […]

Centrale Fies, Alessandro Sciarroni, Save the Last dance for me – ph credits Alessandro Sala
Centrale Fies, Alessandro Sciarroni, Save the Last dance for me – ph credits Alessandro Sala

Enduring Love è il titolo dato alla tre giorni di performance e spettacoli del centro per le arti performative contemporanee Centrale Fies, Dro, Trento. Non un festival ma una sezione finale della programmazione diffusa che Centrale Fies sta adottando da qualche anno tra l’estate e l’autunno: ogni sezione sviluppa diverse linee di azione e ricerca. Da giovedì 21 settembre a sabato 23 settembre, questo “amore duraturo” ha portato negli spazi della centrale diverse modalità di cura: sostegno a performer e compagnie italiane storicamente legati a Centrale Fies (Fies Factory), reti internazionali di ricerca, piattaforme e workshop (Live Works, Feminist Futures), supporto a progetti di collettivi, co-produzioni tramite nuovi network dedicati a performer emergenti (Fondo). 

La programmazione di Enduring Love, che ha visto in scena OHT, Mali Weil, Emilia Verginelli, Anagoor, Sotterraneo, Sergi Casero Nieto, Giulia Crispiani, Alessandro Sciarroni, CollettivO CineticO e Marco D’Agostin, è frutto di una riflessione e di un pensiero di cura molto precisi. 

“C’è stato” spiegano i curatori, “uno spostamento profondo che tocca le pratiche di curatela e i processi di selezione di artisti e artiste”: a muovere le scelte, non tanto la volontà di selezionare uno spettacolo o una performance da inserire nel programma ma la volontà di valorizzare e celebrare, in un certo senso, gli artisti e le artiste che sono e sono stati in una relazione di progetto, di ricerca, di residenza più profondi e duraturi con Centrale Fies. Una specie di dichiarazione d’amore per amori che non muoiono, anche se cambiano. 
Tra gli altri, la programmazione ha visto sul palcoscenico Lourdes di Emilia Verginelli, inevitabile di Giulia Crispiani, The Mountain of Advanced Dreams di Mali Weil e Frankenstein di OHT. 

Chi scrive ha assistito ad alcune delle proposte performative della tre giorni. 

Alessandro Sciarroni – Leone d’Oro alla carriera per la Danza 2019 – è a Centrale Fies con due performance. La prima è Save the last dance for meinterpretata dai danzatori Gianmaria Borzillo e Giovanfrancesco Giannini, che hanno la capacità di incollare lo sguardo del pubblico a venti minuti di danza vorticosa, cadenzata, faticosissima e geometricamente perfetta. Un lavoro di memoria e trasmissione di un antico ballo maschile bolognese di inizio Novecento chiamato Polka chinata, praticato oggi da pochissime persone e recuperato dal maestro Giancarlo Stagni grazie ad alcuni video di documentazione degli anni Sessanta. La performance è strutturata in due momenti differenti definiti da sonorità specifiche: la prima parte è sottolineata da un tessuto sonoro contemporaneo, la seconda sembra riprendere le musiche tradizionali su cui la danza veniva ballata. I danzatori trasportano gli spettatori e le spettatrici nella ripetizione dello schema coreografico, nell’ipnosi dei movimenti, danzando fino ai limiti estremi della scena e fino ai limiti estremi del rischio fisico, attraverso un’interpretazione che espone, in crescendo, la gioia del danzare, l’emozione dell’errore e l’intensità del dialogo muto tra i due, bravissimi. 

Centrale Fies – CollettivO CineticO _ Alessandro Sciarroni – Dialogo Terzo, IN A LANDSCAPE – ph credits Alessandro Sala
Centrale Fies – CollettivO CineticO _ Alessandro Sciarroni – Dialogo Terzo, IN A LANDSCAPE – ph credits Alessandro Sala

Dialogo Terzo: In a landscapeè un lavoro coreografato e diretto da Alessandro Sciarroni e creato dalla compagnia CollettivO CineticO, come terzo capitolo del progetto “Dialoghi”. Il lavoro si ispira al brano omonimo di John Cage che nelle parole dell’autore è stato composto per “quietare la mente e disporla agli influssi divini”. Un’espressione che si adatta molto bene alla danza per performer e hula hop a cui si assiste. Il lavoro è musicato in scena da Stefano Sardi, performer della compagnia, che interpreta il brano di Cage mescolato a suoni originali, mentre i danzatori fanno girare questi oggetti dell’infanzia con leggerezza, in una coreografia fatta di armonia e caos delicati. Ci sono assoli, giochi di coppia, avvicinamenti di gruppo e momenti in cui il gesto ripetuto gioca sottilmente tra controllo e perdita. Come i bambini che si concentrano e si lasciano trasportare nel flusso del gioco, così i performer incantano per la serietà metodica, giocosa e serena del movimento. 

CollettivO CineticO è in scena anche con lo spettacolo How to destroy your danceche continua l’analisi ludica sulle dinamiche dell’evento performativo anche se qui, rispetto alla metafisica placidità di Dialogo Terzo: In a landscape, si stravolge la danza con piglio ironico, dissacrante, ginnico. Il lavoro, nella versione vista a Centrale Fies, vede protagonisti dieci performer, ognuno presentato secondo le sue più bizzarre caratteristiche e con improbabili nomi: c’è ad esempio Gattini, Apollo XXL, Donna Olimpia Fuentes de la Cruz, Pelvic Tornado. La performance è scandita come una vera e propria gara tra squadre antagoniste di ginnasti, a tempo: riscaldamento, preparazioni e costumi, riti apotropaici, meditazione, inizio della performance, come distruggere la danza, come esagerare meglio, fine della performance e punizione. Il godimento dello spettatore e della spettatrice è dato dal non-sense delle sfide a cui i danzatori sono chiamati: davvero spassoso il momento in cui si chiede a ciascuno “Che cosa puoi fare in un minuto” e ogni performer mostra e dimostra le sue assurde capacità. 

Centrale Fies – CollettivO CineticO – How to destroy your dance- ph credits Roberta Segata
Centrale Fies – CollettivO CineticO – How to destroy your dance- ph credits Roberta Segata

L’Angelo della Storia di Sotterraneo, El Pacto del Olvido di Sergi Casero Nieto e Gli anni di Marco D’Agostin con l’intensa Marta Ciappina sono spettacoli che si confrontano con la Storia e le storie che in essa sono contenute. 

Portando in scena L’Angelo della Storia, che ha vinto il Premio Ubu come Spettacolo dell’anno 2022, Sotterraneo propone a mio avviso il lavoro più stratificato e volutamente caotico della compagnia, svolazzando tra tempi storici ed epoche differenti. Nella creazione di questa “costellazione svelata”, come direbbe Walter Benjamin, i performer si muovono come folletti in una mappa storica e psico-geografica dell’Umanità. Cosa hanno in comune le moltissime gravidanze della regina d’Inghilterra Eleonora di Castiglia, con la morte di Ippaso per mano dei Pitagorici, l’uccisione accidentale della moglie di William Burroughs da parte del poeta e la storia commovente di un gruppo di balene che muore spiaggiata seguendo la capobranco? Apparentemente nulla, forse tutto. Il pubblico segue gli accadimenti, cercando di ordinarli su una linea del Tempo immaginaria e domandandosi, dubbioso, quali siano veri e quali completamente inventati. Il fascino delle narrazioni sta tutto in questa capacità di tessere fili e annodarli, suscitando un effetto incredibilmente simile alla meraviglia dei primi esseri umani che animano con il fuoco i disegni rupestri sulle pareti di roccia. Il paradosso della Storia è esemplificato sulla scena dalla statua di Lenin, interpretata da un performer della compagnia, che viene collocata dai russi nel Punto dell’Inaccessibilità in Antartide. Nel corso del tempo, la statua viene orientata più volte verso la Russia o verso gli Stati Uniti, come simbolo della preminenza di uno o dell’altro blocco, fino a essere completamente seppellita dalla neve, come a suggerire che non esiste un progresso lineare della Storia ma che la vita umana è solo un continuo balletto di conquiste e di perdite, di avanzamenti e di retrocessioni.

Il lavoro di Sergi Casero Nieto è un’interrogazione sulla memoria personale e collettiva della Spagna negli anni della Guerra Civile. Indaga la percezione della Storia andando a scavare nella narrazione di famiglia ma non riesce a sviluppare un discorso convincente, sebbene l’uso della lavagna luminosa come lente di ingrandimento di documenti e materiali di archivio sia efficace e ben orchestrato, per illuminare scampoli di vita vissuta.

Molto intenso invece, intimo e universale, il lavoro di Marco D’Agostin che, per la prima volta, porta a Centrale Fies l’opera Gli Anni, attraverso il corpo e la voce di Marta Ciappina la quale, con l’aiuto di pochi e sceltissimi oggetti, come il tavolo grigio, il telefono giallo, i numeri, lo zaino, la bottiglia, il cane di ceramica, riesce a rendere viscerale ed emotivamente coinvolgente un racconto, nei suoi dati essenziali. È proprio vero che un solo gesto della sua mano può evocare, come spiega Marco D’Agostin, “il ricordo di un pomeriggio al sole o la morte di un padre”. Marta Ciappina danza gli Anni di Annie Ernaux, che si mescolano agli Anni pop degli 883, che si mescolano agli Anni della sua vita e che si mescolano agli Anni della vita di chi guarda, in una fluidità meravigliosamente frammentata.

Parlando di allestimento e di bellezza scenografici, merita una menzione Ecloga XI di Anagoor che, attraverso le parole di Andrea Zanzotto, inventa una nuova lingua poetica che parla di paesaggio, pittura e conoscenza umana. In scena, c’è una bellissima evocazione pittorica su carta dell’opera Wood #12 A Z dell’artista Francesco De Grandi, a cura di Luisa Fabris, e il dipinto La Tempesta di Giorgione, attentamente analizzato dai due attori durante lo spettacolo. In questo paesaggio di rovine, cosa possono fare l’arte e la poesia?

Sotterraneo – L’Angelo della Storia by Sotterraneo ph. Giulia di Vitantonio – courtesy Inteatro festival
Sotterraneo, L’Angelo della Storia by Sotterraneo ph. Giulia di Vitantonio – courtesy Inteatro festival
Centrale Fies, Sergi Casero Nieto – El Pacto del Olvido – ph credits Alessandro Sala
Centrale Fies – Anagoor – Ecloga XI – ph credits Alessandro Sala
Centrale Fies – Anagoor – Ecloga XI – ph credits Alessandro Sala