‘In principio era l’Anàstasis (άνάστασις)’: così potrebbe partire il racconto della mostra Ellissi di Giorgio Andreotta Calò, organizzata presso il LabOratorio degli Angeli di Bologna in occasione di Art City 2021.
L’intero progetto costituisce infatti una sorta di prosecuzione di quello realizzato nel 2018 in Olanda, presso la chiesa Oude Kerk di Amsterdam. L’artista, invitato in quella circostanza a intervenire all’interno dell’edificio, scelse di focalizzare la propria attenzione sul ciclo dell’Annunciazione di Maria che decora parte delle vetrate. Essendo quest’ultimo l’unico superstite della cosiddetta beeldenstorm, la ‘tempesta delle immagini’ che colpì le icone sacre alla metà del XVI secolo, Andreotta Calò decise allora di rendere omaggio al complesso decorativo ricorrendo alla più antica delle tecniche fotografiche, il fotogramma, trasformando così la più antica chiesa della capitale olandese in una grande camera oscura.
Gli stessi lavori dell’Annunciazione (2018) dell’artista – ottenuti, per l’appunto, sfruttando direttamente la luce solare, senza ricorrere, quindi, all’utilizzo del medium – avrebbero dovuto essere ospitati all’interno del LabOratorio degli Angeli di Bologna, e così, in effetti, è stato. “Il progetto però – come svela Leonardo Regano, curatore della mostra – ha preso una piega diversa”. Oltre all’intenzione di Andreotta Calò di dedicare la mostra al pittore Nicola Pulese e alla restauratrice Bruna Mariani, recentemente scomparsi, collegandola quindi idealmente all’esposizione temporanea della tela Allegoria Familiare (1998) dello stesso Pulese presso Palazzo Sassoli a Bologna, ecco che “anche la sala dell’ex Oratorio di Santa Maria degli Angeli, dopo vari sopralluoghi effettuati dall’artista, ha assunto le vesti di una grande camera oscura”. È in questo senso che l’Ellissi si trasforma in ellisse, come specifica sempre Regano, e viceversa: “i due poli della figura geometrica sono infatti la mostra di Andreotta Calò e quella dedicata all’amico Nicola Pulese, mentre il significato legato alla figura retorica è tutto contenuto nella mancanza che essa presuppone, mancanza generatrice però, capace di produrre energia”.
La decisione di trasformare anche l’ex Oratorio in un’immensa camera oscura deriva invece – a detta dello stesso artista – “da una questione di sensazione, di percezione. Anche l’edificio bolognese è orientato a est, come nel caso della Oude Kerk e di tutte le chiese medievali, e anch’esso conserva in qualche modo un’aura religiosa, accentuata dal lucernario e dalla presenza di una grande finestra”: così Andreotta Calò ha ricoperto entrambi con dei fogli di gelatina rossi – gli stessi che aveva utilizzato in occasione della residenza ad Amsterdam – caricando l’ambiente di un’atmosfera viva, pulsante. “In base alle ore del giorno, infatti, il rosso cambia d’intensità, interagendo col nostro occhio in maniera diversa: ad esempi, se si visita la mostra nel tardo pomeriggio la sua tonalità sarà molto più scura e intensa”.
Inoltre, l’idea di ricreare le stesse condizioni che si troverebbero all’interno di una camera oscura coincide con la volontà dell’artista di “mettere in risalto la latenza dell’immagine”, oltre a quella di generare un’“esperienza totalizzante”: la gelatina rossa, infatti, trasforma la luce in “inattinica [ossia] incapace di impressionare l’emulsione sulla carta fotografica lasciando le immagini in latenza […] La sua azione – scrive Regano nel testo che accompagna la mostra – è quella di evidenziare lo spazio vuoto, renderlo percepibile attraverso il colore”. È così che il visitatore viene letteralmente assorbito, accerchiato dai lavori dell’artista e dagli strumenti dei restauratori, in un’esperienza che unisce il mistico al terreno, lo spirituale al tangibile.
Giorgio Andreotta Calò – Ellissi
A cura di Leonardo Regano
LabOratorio degli Angeli, Bologna, via degli Angeli 32
Dal 8 maggio 2021 al 23 maggio 2021