<<Fuori dal bosco, il tempo ha un corso diverso. Nel bosco, il punto di vista è dentro le cose, con le cose. Uscendo dal bosco si torna ad abitare un solo punto di vista, a procedere in maniera lineare sul terreno, si perde quella capacità di conoscere con tutto il corpo, si torna a vedere solo con gli occhi. Sulle carte, nei disegni, nei libri, nell’aiuola composta di fogli trasparenti, Elisa Montessori traduce invece lo sguardo che conosce lo spazio e conosce il tempo senza bisogno di aprire le palpebre, con la memoria delle mani, per assonanza, nella metamorfosi>>: con queste parole la critica d’arte Cecilia Canziani racconta una dimensione molto specifica del viaggio emotivo che Elisa Montessori concede al pubblico negli spazi della Galleria Monitor. Come suggerisce il titolo – quelle piante che sono un riferimento botanico, ma anche all’omonima definizione geografica – la dimensione linguistica sottile e densissima, forte e delicatissima, che l’artista introduce è simile ad un addentrarsi in un bosco: più ci si immerge, più si ha la sensazione di sentirsi persi.
Eppure, quel bosco raccontato in immagini dalla sensibilità della Montessori – sensibilità che si esprime negli occhi e nelle mani, in un gesto che lascia la propria traccia nell’azione pittorica e installativa – è un bosco accogliente, caldo, in cui è possibile rifugiarsi senza timore.
Le ultime opere prodotte dall’artista, che danno il titolo alla mostra e che rimandano a loro volta al poema di Wislava Szymborska, Moralità boschiva, Due punti (Adelphi, 2005), si interfacciano con alcune delle opere storiche della Montessori: quegli elementi naturali che appaiono informi acquistano invece una nuova identità. Tracce di piante e fiori interagiscono sulla pittura a costruire paesaggi, paesaggi nuovi e inesplorati, come quelli raccontati nelle mappe che l’artista porta a ri-scoprire, le cui coordinate topografiche vengono scavalcate dalle tracce dell’immaginario.
Sulle fondamenta di un mondo reale, Elisa Montessori riscrive una geografia di emozioni, un bagaglio di ricordi che si affacciano in quel bosco che è una mappa verso un luogo sconosciuto. Quelle stesse mappe, quelle piante geografiche, sono state ripiegate tante volte e altrettante sarà possibile ripiegarle, fino a creare ulteriori livelli di racconto stratificato. Il riferimento naturalistico, che per l’artista è sinonimo di carattere distintivo sin dall’inizio della sua produzione, diviene anche in questa occasione lo strumento che accompagna la lettura e l’interpretazione del suo lavoro.
<<Ho sempre fatto cose che si possono aprire e chiudere – per una forma di discrezione verso chi guarda, di rispetto del tempo altrui>> racconta la Montessori in uno dei suoi incontro con Cecilia Canziani. Una forma di rispetto verso chi guarda, che può scegliere di dedicare il tempo necessario per affrontare le sue opere, per intraprendere quel viaggio e accogliere l’invito a perdersi nel bosco. Un invito che resta scritto con un inchiostro trasparente tra le pagine dei libri rilegati a mano dalla Montessori e che l’artista presenta al pubblico con l’invito a raggiungere la pagina dedicata alle firme di tutti coloro che hanno avuto modo di vedere la mostra. Una piazza virtuale in cui poter condividere un pensiero, esprimere un parere sulla mostra. Per raggiungere quella destinazione, mentre si scorrono le dita sulla carta seguendo la traccia del segnalibro, gli occhi attraversano parole e colori sino a fermarsi su un messaggio che accompagna la leggerezza dei fiori: Memento vivere.
Ed è tutto lì, nella delicatezza effimera degli steli che si muovono al vento, in una giornata estiva di sole, in sottofondo il frinire delle cicale e una grande voglia di rinascere.
Fino al 28 gennaio 2022
Galleria Monitor, Roma