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Ed Ruscha alla Pinacoteca Agnelli, Torino

[nemus_slider id=”50165″] Lo spazio espositivo torinese in Via Nizza, 230/103 ospita la mostra MIXMASTER dedicata all’artista americano Ed Ruscha, curata da Paolo Colombo e allestita da Marco Palmieri. Ed Ruscha (Omaha, 1937) opera da mezzo secolo nel mondo dell’arte contemporanea, dopo un breve periodo passato lavorando come grafico per un’azienda pubblicitaria. Sicuramente influenzato sin da […]

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Lo spazio espositivo torinese in Via Nizza, 230/103 ospita la mostra MIXMASTER dedicata all’artista americano Ed Ruscha, curata da Paolo Colombo e allestita da Marco Palmieri. Ed Ruscha (Omaha, 1937) opera da mezzo secolo nel mondo dell’arte contemporanea, dopo un breve periodo passato lavorando come grafico per un’azienda pubblicitaria. Sicuramente influenzato sin da giovanissimo da artisti quali Jasper Johns, Arthur Dove, Marcel Duchamp, Robert Rauschenberg (per citarne alcuni), il suo lavoro puo? essere classificato all’interno dei movimenti della Pop Art, dell’arte concettuale, del fotorealismo, dell’astrattismo. Mediante fotografie, disegni, pittura e libri d’artista, Ruscha e? stato capace di cogliere gli emblemi americani degli ultimi cinquant’anni e reinterpretarli con occhio critico e lapidario. Distributori di benzina, insegne, topici luoghi hollywoodiani, paesaggi archetipici sono studiati come quintessenza del mondo contemporaneo e ridati attraverso un linguaggio in apparenza chiaro e corrusco, quasi da manifesto cinematografico, ma in realta? ben intriso di critica e introspezione. Usando pastello o pigmento o polvere da sparo su carta, acrilico su cartone telato o antiacido, ad esempio, Ruscha crea scritte – isolate o campeggiate su sfondi naturalistici – che parlano del mondo di cartapesta che lo circonda, quasi con descrittivita? ossessiva, ma cogliendo, in prima istanza, il dislivello da inciampo tra significante e significato, dove quest’ultimo, a ragion veduta, e? un laconico e silente messaggio sulle modalita? (o sulle possibilita?) del vivere dell’uomo. Si badi, pero?, che l’uomo e? pressoche? sempre figurativamente assente, seppur evocato di continuo nei messaggi cifrati, nei parcheggi numerati, nelle scritte panoramiche. Poi, non c’e? mai livore da maestro, un preconizzare profetico, ma, anzi, una comunicazione, seppur dotta, piana, senza enfasi e iperboli.

L’idea della mostra t, spiega il curatore Paolo Colombo, nasce quando Ed Ruscha, in un loro incontro, lo invita a visitare il Museum of Jurassic Technology di Culver City (Los Angeles, CA). Qui scopre quel mondo insolito, quel sostrato antropologico e culturale che non poco somiglia ai musei torinesi. Ecco che, in quel momento, a Colombo quelle due citta? per lui cosi? diverse, Torino e Los Angeles, l’una “nebbiosa, malinconica” con “tracce di un antico splendore reale e una piu? recente ricchezza industriale” e l’altra “insieme disordinato e democratico fatto di grandi spazi aperti”, si avvicinano. Ed e? cosi?, continua, che “ti ho chiesto di selezionare dai musei di Torino una collezione ideale in rapporto ai temi ricorrenti nel tuo lavoro” (cit. P.C.).

Le opere di Ruscha vengono dunque recepite, per il progetto espositivo, come chiavi di lettura di un corpus vasto di elementi scelti dall’artista nelle raccolte torinesi. Tutto e? disposto e suddiviso in otto sezioni, ciascuna fisicamente separata dall’altra e riguardante un preciso tema di riflessione di Ed. Si crea un agglomerato meticcio di oggetti ed opere d’arte, gli uni rivelatori delle altre, con un preciso intento enciclopedico, sia in direzione del lavoro di Ruscha che della scoperta dei tesori torinesi. “E’ un nuovo modo di esibire i miei lavori mettendoli in relazione ad altri, e? un nuovo cambiamento degli stessi”, aggiunge infine Ed.

Le sezioni sono, a partire dall’ingresso alla Pinacoteca, “Radio”, “Cinema”, “Cars”, “Animals and Fruit”, “Anatomy”, “Criminals”, “Gasoline Stations” e “Mountain”: ognuna di esse accorpa uno o piu? lavori di Ruscha ed altri oggetti o opere.  Nella piccola collezione, Ruscha ha accostato, per citarne alcuni, una sua tipica scritta a pastello su carta (“Smells Like Back of Old Hot Radio”, 1976) a varie tipologie di radio provenienti dal Museo della Radio e Televisione della RAI; un suo acrilico su cartone (“The End #61”, 2005) a bande per zootropio dalla Collezione Museo Nazionale del Cinema; una sua stampa col particolare di una Chevrolet (“Chevy”, 2010) ad una FIAT Topolino dal Centro Storico Fiat; animali tessidermizzati dal Museo Franchetti del Collegio San Giuseppe; il “Self-Portrait of My Forearm” (1960) ad uno scheletro di nano “ipofisario” dal Museo di Anatomia umana “Luigi Rolando”; una candeggina su tavola (“Stick Up Don’t Move Smile”, 2001) a maschere mortuarie dal Museo di Antropologia criminale “Cesare Lombroso”; la celebre scritta “Twentysix Gasoline Stations” (1962) ad un progetto per FIAT s.p.a. di Carlo Mollino; l’iconico “Baby Jet” (1998) ad una fotografia di Leo Gesperi in discesa su un monte…

Ed Ruscha - Installation view,   Collections,   Museo Franchetti del Collegio San Giuseppe,   Torino -  Museo della Frutta Francesco Garnier Valletti,   Torino - Accademia di Agricoltura,   Torino
Ed Ruscha – Installation view, Collections, Museo Franchetti del Collegio San Giuseppe, Torino – Museo della Frutta Francesco Garnier Valletti, Torino – Accademia di Agricoltura, Torino
Ed Ruscha,  “Pontiac Catalinas?”,   1976 Pastello su carta,   Collezione Privata
Ed Ruscha, “Pontiac Catalinas?”, 1976 Pastello su carta, Collezione Privata
Ed Ruscha - Allestimento  Radio dalla collezione del  Museo della Radio e Televisione della RAI,   Torino - Pinacoteca Agnelli,   Torino -  Foto © Andrea Guermani
Ed Ruscha – Allestimento Radio dalla collezione del Museo della Radio e Televisione della RAI, Torino – Pinacoteca Agnelli, Torino – Foto © Andrea Guermani
Ed Ruscha,   Baby Jet,   1998,   Acrilico su tela,   Collezione dell’artista
Ed Ruscha, Baby Jet, 1998, Acrilico su tela, Collezione dell’artista
Ed Ruscha,   Self-Portrait of My Forearm – 1960  Edizione di 35 esemplari,  Stampa alla gelatina,   Collezione dell’artista
Ed Ruscha, Self-Portrait of My Forearm – 1960 Edizione di 35 esemplari, Stampa alla gelatina, Collezione dell’artista