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Dove finiscono le tracce: Fondazione CRT racconta 20 anni di acquisizioni | Torino Art week

Dove finiscono le tracce. Opere dalla collezione della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT è la nuova mostra diffusa di Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT in dialogo con Artissima, visitabile fino al 12 novembre.In occasione del trentesimo anniversario della kermesse torinese, il centro della città di Torino accoglie un progetto espositivo nato […]

Mostra DOVE FINISCONO LE TRACCE. L’opera Contrazione della metafisica n.2 di Francesco Gennari in esposizione presso il cortile di Palazzo Perrone di San Martino, sede della Fondazione CRT e della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT. © Giorgio Perottino

Dove finiscono le tracce. Opere dalla collezione della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT è la nuova mostra diffusa di Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT in dialogo con Artissima, visitabile fino al 12 novembre.
In occasione del trentesimo anniversario della kermesse torinese, il centro della città di Torino accoglie un progetto espositivo nato e sostenuto da Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT e affidato alla curatela di Luigi Fassi, Direttore di Artissima. Il titolo Dove finiscono le tracce omaggia Piero Bigongiari, una delle maggiori voci della poesia italiana del novecento, per suggerire che il potere dell’arte si trova fuori dai musei, tutt’intorno a noi. Ogni opera costruisce un rapporto con il luogo e dimostra la capacità degli artisti di svelare realtà nuove e immaginari inediti, oltre le tracce più evidenti: è lì “dove più nulla si legge che si apre lo spazio di conoscenza dell’arte e della parola poetica”.
Il percorso itinerante abbraccia cinque luoghi aulici della città, che custodiscono la storia e raccontano la tradizione culturale di Torino – Palazzo Perrone di San Martino, Teatro Carignano, Museo Nazionale del Risorgimento, Palazzo Madama e Teatro Regio – per riassumere in cinque tappe i 20 anni di sostegno che l’istituzione torinese ha riservato ad Artissima e all’arte contemporanea. “Per ribadire il suo sostegno, la Fondazione ha scelto di rafforzare la collaborazione attraverso Dove finiscono le tracce, un progetto di mostra a cura della fiera e sostenuto interamente dalla Fondazione, per condividerlo con la comunità locale e internazionale.”, dichiara Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Presidente della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT.
Ma la mostra ha un altro obiettivo ambizioso: ampliare il pubblico del contemporaneo portando le opere fuori dai musei. Il progetto espositivo è stato ideato per invitare i visitatori ad attraversare i luoghi storici della città e a riscoprirli grazie alle cinque opere degli artisti internazionali: Francesco Gennari, William Kentridge, Cally Spooner, Peter Friedl, Simon Starling.
Nelle parole del Direttore di Artissima Luigi Fassi, curatore della mostra, l’esposizione “è unracconto del rapporto tra grande storia e microstoria attraverso alcune opere iconiche degli artisti prescelti, in cui l’evoluzione degli eventi che segnano il decorso dei processi storici è accompagnato da riflessioni che declinano i sommovimenti epocali in chiave intima, dando spazio alla soggettività degli artisti così come alla storia culturale del territorio.


Francesco Gennari (Pesaro, Italia, 1973)
Contrazione della metafisica n.2, 2007 (marmo bianco)
Marmo bianco Sivec, 94 x 74 x 80cm
Courtesy l’artista
Proprietà della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT – in comodato presso GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino

Il titolo Contrazione della metafisica n.2 indica sin da subito la prospettiva da cui osservare la scultura in marmo bianco di Francesco Gennari. Quando qualcosa si contrae la sua forma si increspa, il volume diminuisce e la densità aumenta. Nel pensare l’opera Gennari immagina una forma scultorea che progressivamente si asciuga, concettualmente e formalmente, per rapprendersi infine nella figura di un osso animale. Lo scheletro a cui appartiene è, tuttavia, quello di una bestia immaginaria: un’anatomia impossibile in cui le ossa rappresentano l’elemento più denso, come negli organismi reali. E poiché l’animale esiste solo nella mente dell’artista, l’opera funziona come indizio della presenza nel mondo del suo autore, rivelando così la ragione che accompagna l’intera ricerca di Gennari: la volontà di affermare sé stesso mediante una costellazione di autoritratti. Tra le geometrie siderali delle sue sculture, si consuma il desiderio di confrontare lo spazio soggettivo del corpo e dei sentimenti col tempo storico della realtà che vive all’esterno.

Mostra DOVE FINISCONO LE TRACCE. L’opera Failed States di Peter Friedl in esposizione presso la Corte Medievale di Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino. © Giorgio Perottino
Mostra DOVE FINISCONO LE TRACCE. L’opera Four Thousand Seven Hundred and Twenty Five (Motion Control/Mollino) di Simon Starling in esposizione presso la Sala del Caminetto del Teatro Regio di Torino. © Giorgio Perottino

Teatro Carignano

William Kentridge (Johannesburg, Sudafrica, 1955)
City of Moscow (Map: Geodetic Bureau for the planning of the City of Moscow, 1940), 2009
Arazzo in lana di mohair tessuta a mano al The Stephens Tapestry Studio, Johannesburg 426 x 402cm
Courtesy Galleria Lia Rumma, Milano-Napoli
Proprietà della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT – in comodato presso GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino

Attraverso molteplici linguaggi espressivi – dal disegno al film, dalla scultura alla scenografia teatrale – William Kentridge è da sempre impegnato a esplorare quelle vicende storiche che hanno segnato il Novecento e che influenzano ancora il presente. Ciò lo ha portato a confrontarsi spesso con opere e artisti legati a momenti del secolo scorso densi di significato politico, come nel caso del Naso, opera lirica di Dimitrij Šostakovič ispirata all’omonimo racconto di Nikolaj Gogol’. Nel 2006 Kentridge ha ricevuto una commissione dalla Metropolitan Opera di New York per la regia di una nuova messa in scena dell’opera. In questa occasione l’artista ha dato vita a un intero corpus di opere, tra le quali figura anche il grande arazzo dal titolo City of Moscow (Map: Geodetic Bureau for the planning of the City of Moscow, 1940). Ciò che interessa Kentridge è l’utilizzo che Gogol’ fa dell’assurdo come dispositivo narrativo, aspetto che emerge dagli antecedenti letterari da cui lo scrittore russo trasse ispirazione: un passaggio del Tristram Shandy di Sterne (1759-67) e il Don Chischiotte di Cervantes (1601). Ed è proprio dal romanzo di Cervantes che l’artista recupera un’iconografia equestre reinterpretata in chiave antieroica. La silhouette nera del cavallo si sovrappone a una mappa di Mosca nel 1940, città teatro degli sconvolgimenti della storia europea novecentesca e luogo in cui i sogni di cambiamento rivoluzionario hanno dapprima dato significato alle vite di molti, per poi crollare bruscamente dopo la salita al potere di Stalin.

Museo Nazionale del Risorgimento

Cally Spooner (Ascot, Regno Unito, 1983) Soundtrack for a Troubled Time, 2017
Three Bose FreeSpace FS4SE WH passive speakers, amplifier, Behringer mixer, stereo sound 6 mins. 16 sec.
Soaking wet person: Michelangelo Miccolis Bucket operator: Cally Spooner
Sound recordist: Tom Sedgwick
Various anonymous golfers
Sound Editing: Cally Spooner and Tom Sedgwick
Site specific sound mix: Federico Chiari
Courtesy l’artista, gb agency, Parigi e ZERO…, Milano
Proprietà della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT – in comodato presso Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea

Soundtrack for a Troubled Time è un’installazione sonora che riflette sul movimento dei dati e delle informazioni nel 2017. Cally Spooner ha creato quest’installazione dai toni assurdi in un periodo in cui l’uso aggressivo e insensato del linguaggio, pur muovendosi sul piano incorporeo della parola, aveva prodotto una realtà “degradata” e pervasa da una violenza invisibile. Senza limitarsi a una mera critica all’elezione di Donald Trump, o ai vari populismi che presero piega politicamente – e digitalmente – in quel periodo, l’opera restituisce la sensazione di essere sommersi da un’atmosfera linguistica e politica deteriorata. La traccia audio a due canali diffonde nello spazio la voce di un performer che conta fino a venti in spagnolo, mentre viene travolto da secchiate d’acqua; al contempo, il rumore secco dei colpi sferzati a una palla da golf attraversa l’ambiente. Da una dimensione numerica, astratta e finanziaria, il suono acquisisce fisicità e lascia emergere il corpo del performer che, boccheggiando, non riesce più a scandire le parole. Il linguaggio si disarticola, mentre le tracce di una realtà inquieta iniziano a manifestarsi; un corpo, implicato e sommerso, può agire e lo farà. Spooner considera quest’opera una fiction, nella convinzione che la finzione sia a volte il modo migliore per raccontare il reale.

Mostra DOVE FINISCONO LE TRACCE. L’opera City of Moscow (Map: Geodetic Bureau for the planning of the city of Moscow, 1940) di William Kentridge in esposizione presso il foyer del Teatro Carignano di Torino. © Giorgio Perottino

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica

Peter Friedl (Oberneukirchen, Austria, 1960) Failed States, 2011
Stoffa, 360 x 750cm
Courtesy l’artista, Guido Costa Projects, Torino e KOW, Berlino
Proprietà della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT – in comodato presso Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea

Dal 2005 l’organizzazione statunitense no profit Fund for Peace stila un report annuale, l’FSI (Failed States Index, poi diventato Fragile States Index), che monitora la vulnerabilità dei Paesi dell’ONU ai conflitti e al fallimento economico. L’artista Peter Friedl, interessato all’arte come strumento critico per analizzare il reale, prende spunto da questo documento per mostrare la matrice ideologica di simili operazioni. La grande composizione dal titolo Failed States, realizzata da detenute ed ex-detenute del carcere Le Vallette di Torino, raccoglie 20 bandiere nazionali e, giocando in modo tagliente con il nome del report, avvicina nazioni solitamente indicate ad alto rischio di fallimento con quelle considerate a rischio inferiore. Aggiungendo a queste anche le bandiere di Stati non riconosciuti, e non dichiarando i parametri della propria selezione, l’artista smaschera la parzialità del documento. L’FSI si rivela, così, un mezzo che assume il punto di vista statunitense per riconfermare ogni anno la geografia di potere dominante, escludendo ed etichettando a partire da parametri considerati oggettivi ma, in fin dei conti, prettamente politici e arbitrari.

Teatro Regio di Torino

Simon Starling (Epsom, Regno Unito, 1967)
Four Thousand Seven Hundred and Twenty Five (Motion Control / Mollino), 2007 (film digitalizzato)
Film 35mm, loop, trasferito su digitale
Courtesy l’artista e Galleria Franco Noero, Torino
Proprietà della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT – in comodato presso GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino

Four Thousand Seven Hundred and Twenty Five (Motion Control / Mollino) è un film in 35 mm in cui i movimenti della macchina da presa percorrono da ogni angolazione possibile le forme di un’iconica sedia progettata da Carlo Mollino nel 1959. Nel corso della sua carriera Simon Starling ha esplorato ininterrottamente la figura di Mollino e la sua eredità artistica e culturale, dialogando in più di un’occasione con i progetti dell’architetto e designer torinese. In questo video l’atto di osservare la sedia molliniana permette a Starling di evocare, attraverso i movimenti della cinepresa, l’autore che l’ha progettata. Il modo di procedere dell’inquadratura richiama non soltanto l’arabesco, linea emblematica delle creazioni di Mollino, ma anche i percorsi sinuosi e curvilinei degli sci e degli aeroplani, sue grandi passioni. Attraverso l’occhio filmico, Starling realizza così una lettura interpretativa inedita e maestosa, che dall’analisi formale si approssima a un atto di omaggio nei confronti del proprio oggetto.

(Testi da Comunicato Stampa)

Mostra DOVE FINISCONO LE TRACCE. L’opera Soundtrack for a Troubled Time di Cally Spooner in esposizione presso il portico d’ingresso del Museo Nazionale del Risorgimento di Torino. © Giorgio Perottino