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Clouds of White Dust. Doruntina Kastrati avvia il nuovo programma biennale NOVO di SECCI, Milano 

La mostra, a cura di Marco Scotini, avvia un più ampio progetto espositivo di due anni denominato biennale NOVO

Si intitola Clouds of White Dust la prima personale sul panorama italiano di Doruntina Kastrati, Menzione Speciale della Biennale Arte 2024, recentemente inaugurata presso la galleria SECCI di via Olmetto. La mostra, a cura di Marco Scotini, avvia un più ampio progetto espositivo di due anni denominato biennale NOVO, dedicato ad una ricerca di tipo estetico ed antropologico su scala globale condotta da artisti internazionali, in parte già mappati dalla 60. Biennale di Venezia; Stranieri ovunque, come il libanese Omar Mismar, l’amazzonico Rember Yahuarcani o Seba Calfuqueo, presente nella sezione Disobedience Archive, o ancora Prabhakar Pachpute (artista di origine indiana già presente alla 59. Biennale di Venezia, Il latte dei sogni, e prima ancora alla Yinchuan Biennale del 2018 curata dallo stesso Scotini), ed altri ancora.  

In seguito alla Biennale Arte 2024 ed alla Sharjah Biennial 16, la pratica scultorea di Doruntina Kastrati emerge all’attenzione internazionale come costruttrice di una geografia del lavoro occultato ed alienato; si definisce come tentativo di rendere visibile ciò che il sistema economico globale tende ad omettere: la fatica, la fragilità, la perdita. E lo fa con un lessico visivo che include l’innesto di elementi concreti ed appartenenti al paesaggio del lavoro — strutture metalliche, moduli industriali, volumi silenziosi — spesso autobiografico. 

Due sculture dorate, U SHELL e C SHELL, rievocanti la potente installazione The Echoing Silences of Metal and Skin della Biennale di Venezia, apparentemente stampi per dolci, sono invece modelli di protesi per impianti chirurgici sulle ginocchia delle donne lavoratrici dedite alla produzione del lokum, piccolo prodotto dolciario dalla consistenza gommosa e dall’estetica innocua, che invero nasconde l’intera catena produttiva che regge le economie di sfruttamento globalizzate. La dolcezza del lokum, quindi, non è altro che il volto compiacente di un modello estrattivo che agisce sul corpo femminile come forza-lavoro flessibile e silenziata, e proprio quelle due sculture dorate, così lontanamente affini alla ricerca di Alberto Viani, dimostrano quanto il corpo produttivo venga rimaneggiato e adattato alle logiche di mercato, e quindi forzato a lunghe prestazioni operative stando in piedi. L’opera riflette un aspetto biografico di Kastrati, raccontando infatti l’esperienza operaia della madre Fit Nete Veselaj Kastrati, dedita alla produzione dei turkish delight in un impianto industriale. 

Installation views, Dorunitna Kastrati, 2025, Milano. Ph Stefano Maniero. Courtesy The Artist and SECCI

Proprio sull’intero paradigma di sfruttamento determinato dalle delizie turche si sofferma la mostra dove, per paradosso, Kastrati evidenzia il carattere sistemico dell’oppressione attraverso un formalismo impeccabile ed enfatizzato. Avviene lo stesso con The Age of Silver Bones II, dove grandi gusci di pistacchio, esito di una fusione di alluminio, pendono dal soffitto e dialogano con il video a doppio canale Sugar, Starch and Labour. Anche in questo caso, Kastrati documenta la preparazione del lokum, rivelando la tensione tra gesto ripetitivo e alienazione oggettivata del lavoro, ed ecco una dolce nevicata di zucchero bianco — appunto, una nuvola di polvere — che si rivela essere titolo e filo rosso della mostra. 

Non è un caso che pure The Sieve, un grande setaccio, sia impolverato di bianco, e quegli stessi vassoi per la produzione dei dolci divengano un floor piece geometrico e ancora una volta impolverato: a fronte della seduzione dell’oggetto, l’artista costruisce un dispositivo critico capace di restituire visibilità alle condizioni materiali e strutturali del lavoro precario, segnalando quanto il sistema politico contemporaneo alimenti un’economia che reifica i corpi e li ingloba in dispositivi di produzione. 

Attraverso una grammatica visiva fatta di polvere, metallo e silenzio, Clouds of White Dust di Doruntina Kastrati restituisce alla scultura la funzione di soggetto politico. In un tempo segnato dalla rimozione sistematica della fatica, l’opera diventa superficie critica in cui il lavoro viene denunciato e, proprio attraverso la seduzione della forma perfetta, si fa archivio vivente delle economie del corpo e delle sue resistenze. 

Installation views, Dorunitna Kastrati, 2025, Milano. Ph Stefano Maniero. Courtesy The Artist and SECCI
Installation views, Dorunitna Kastrati, 2025, Milano. Ph Stefano Maniero. Courtesy The Artist and SECCI